Donna, in viaggio di nozze, scopre grave malattia. La toccante reazione del marito

Foto: Melinda Nagy / Shutterstock.com
Un’anziana in sedia a rotelle racconta: “Io e mio marito ci trovavamo in viaggio di nozze, quando mi sono sentita male. Ci siamo recati in ospedale per dei controlli. Scoprii una malattia che mi avrebbe reso paralitica. Io, innamorata della vita, gioiosa, sposina fresca di nozze dovetti fare i conti con una notizia terribile. Non solo io, però. Anche mio marito”. Come ha reagito l’uomo? Ecco una storia che merita di essere raccontata…
È il 2 febbraio del 2020. In Italia, che, da lì a poco, sarebbe stata provata dalla pandemia, si festeggia la Giornata per la Vita.
Mi invitano a Bologna, per una conferenza. Mi dicono di concentrarmi sui giovani, di trasmettere il messaggio che la vita si onora non sprecandola. È un tema che adoro e che, per questo, ricorre in ogni mio libro. Accetto volentieri. Credo tanto nei giovani, nelle loro energie, nella loro vitalità, nel loro cuore assetato di verità.
È in quella occasione che una signora su una sedia a rotelle, nel momento del confronto, mi chiede la parola. Inizia a raccontare quella che resterà nei miei ricordi una delle storie più belle che abbia mai ascoltato.
“Ero appena sposata, per la precisione io e mio marito ci trovavamo in viaggio di nozze, quando mi sono sentita male. – ha iniziato la signora – Ci siamo recati in ospedale per fare dei controlli. Mai mi sarei aspettata di ricevere quella diagnosi: avevo una malattia che mi avrebbe reso paralitica. Io, innamorata della vita, gioiosa, felice, sposina fresca di nozze dovetti fare, dall’oggi al domani, i conti con una notizia terribile. Non solo io, però. Anche mio marito. Pensavo non fosse giusto che sprecasse la sua vita con me… sarei stata presto una persona disabile, sarei diventata un peso… Mi sentivo in colpa, perché non sarei mai stata quella che aveva conosciuto da fidanzati. Aveva ancora una vita davanti, non volevo costringerlo a passarla ad accudire me. Glielo dissi. ‘Puoi andartene, se svuoi. Puoi rifarti una vita, non ti costringo a restarmi accanto!’”
Lui la baciò. La guardò negli occhi e le disse:
“Io ti amo, voglio stare con te ogni giorno, per il resto dei miei giorni. La tua malattia non cambierà nulla. Siamo sempre noi, nel bene e nel male. Non ti lascerò, permettimi di avere cura di te, ti prego!”
E così è stato.
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Il marito le è stato sempre accanto, anche quando la malattia l’ha costretta, molto presto, su una sedia a rotelle. È rimasto in ogni momento, fino alla fine.
È stato lui il primo a morire e oggi quella donna vive in una struttura per persone diversamente abili. Eppure, quando la senti parlare, scorgi nitidamente la sua gratitudine.
Capisci che ha avuto un privilegio: è stata amata in modo reale, autentico, esattamente così com’era.
I suoi occhi rugosi si commuovono ancora, quando parla di lui, dell’uomo che aveva sposato, della sua dedizione, della forza con cui ha donato tutto sé stesso.
Ecco: questo, cari giovani, cari fidanzati, cari sposi, significa non sprecare la vita.
In un mondo che abusa della parola “amore”, dovremmo mettere in luce queste storie, che smascherano da sé ogni falso concetto di amore.
Quanto sei disposto a dare?
Come sei disposto ad amare?
Ai ragazzi che stanno pensando alle nozze cristiane dovremmo raccontare vicende di questo tipo e dire loro: “Così ama Gesù, così siete chiamati ad amarvi voi. Siete pronti a dire ‘sì’ anche a una storia come questa?”
Se la risposta è veramente “Sì, con la grazia di Cristo lo voglio”, possono starne certi: nessuna prova umana, nessuna malattia, nessuna croce sarà mai troppo grande.
Amare tutta la vita si può.
Con la grazia di Dio si può.
Io l’ho visto con i miei occhi, l’ho sentito con le mie orecchie, in un freddo pomeriggio bolognese che non dimenticherò mai.
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