14 Febbraio 2025

Cristicchi, oltre la commozione la dignità di ogni vita

Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei, ti starò vicino come non ho fatto mai”: Simone Cristicchi al Festival di Sanremo affronta con delicatezza il tema dell’Alzheimer e il rapporto tra figli e genitori che si trovano a invertire i ruoli a causa della malattia. Le sue parole profonde hanno commosso tante famiglie che convivono con una persona amata affetta da una malattia neurodegenerativa che ruba il passato e i ricordi più belli.

Nella sua canzone Cristicchi non nasconde la fatica e il dolore di vedere un genitore non riconoscere e non ricordare neanche il nome di un figlio “c’è quella rabbia di vederti cambiare e la fatica di doverlo accettare” ma dice alla madre che farà di tutto per restituirle “tutta questa vita che mi hai dato” e per “sorridere del tempo e di come ci ha cambiato”. C’è una profonda riconoscenza verso la madre che commuove e sembra riportare a galla quella dimensione materna così diluita negli ultimi anni. Una dimensione da riscoprire e rivalutare come pietra angolare nella costruzione umana di un figlio.

La canzone è autobiografica perché Cristicchi porta con sé le ferite legate all’aver visto la sofferenza della madre, eppure chiude la sua poesia con un monito di coraggio: “Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte Che non avrai paura nemmeno della morte. Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte. Adesso è tardi, fai la brava Buonanotte”. Se Sanremo veicola anche buoni messaggi bisogna dare merito.

Parallelamente, però la notizia della scomparsa di Luigina Brustolin, deceduta a 60 anni dopo aver trascorso 33 anni in coma a seguito di un incidente stradale nel 1992, ha evidenziato a mio avviso un’ipocrisia culturale molto pericolosa. L’incidente causò a Luigina un grave trauma cranico che la portò a uno stato di coma irreversibile. Durante questi anni è stata accudita con amore dai suoi familiari e dal personale sanitario ma sono stati criticati per averla mantenuta in vita così a lungo, con accuse come: “Criminale farla soffrire così”. I fratelli di Luigina hanno risposto con dolore: “Cosa dovevamo fare? Ucciderla?”.

Nelle stesse ore, dunque, assistiamo da un lato alla commozione suscitata da canzoni come quella di Cristicchi, che celebrano l’amore e la cura verso i propri cari in condizioni di vulnerabilità, dall’altra ai molti commenti sui social media che esprimono l’opinione che sarebbe stato più umano porre fine anticipatamente alla vita di Luigina, per evitare una sofferenza prolungata.

Questa stridente contraddizione, tra l’emozione provata nell’ascoltare brani che esaltano la cura e la dedizione verso i più fragili e un atteggiamento di morte nei casi di sofferenza prolungata, sottolinea una fatica che dovremmo compiere con coraggio: riconoscere la dignità e il valore della vita umana a prescindere dalla qualità della vita. Dobbiamo vedere ciò che spesso gli occhi umani fanno fatica a riconoscere: il bambino nel grembo materno, il malato inchiodato al suo letto, la disabilità che toglie l’autonomia. In tutti questi casi la cura e l’amore pur in mezzo alla fatica vanno sempre scelti come l’unica strada possibile. Se una canzone a Sanremo serve a smuovere le viscere per scavare oltre il colore politico e le fazioni ideologiche, a ricordare l’assoluta dignità e inviolabilità di ogni vita umana, ben venga. A patto di non fermarci alla commozione.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO

Vai all'archivio di "Un Caffè sospeso"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.