Parlo con molti giovani e fidanzati, ed è per me una vera grazia affacciarmi sulla soglia del loro cuore. Vedo però che molti vivono con il peso degli standard di successo che la società impone loro. Si sentono schiacciati dall’idea di dover sempre eccellere, di dover raggiungere traguardi perfetti in ogni ambito della loro vita, dalla scuola al lavoro, dalle relazioni ai progetti personali. Questa pressione costante genera ansia, frustrazione e il timore di non essere mai abbastanza. Ma la vita non è uno spartito predefinito che possiamo seguire alla lettera.
Ci sono momenti nella vita in cui lo spartito che avevamo immaginato viene strappato. Ci eravamo preparati per una melodia chiara, armoniosa, ma all’improvviso ci troviamo davanti solo quattro note. Non quelle che avevamo scelto, non quelle che avremmo voluto. E ora? Rinunciamo a suonare o impariamo a creare musica con quello che abbiamo?
Questa è la grande lezione che la vita mi ha dato: la vera arte dell’educazione, e della vita stessa, non sta nel pretendere di avere sempre lo spartito perfetto, ma nel saper suonare anche con poche note, senza mai rassegnarsi. Troppo spesso vediamo nella mancanza o nella difficoltà un ostacolo insormontabile, un limite che ci blocca. Ma forse è proprio in quelle quattro note che risiede la bellezza, la creatività, la possibilità di trovare un suono nuovo, inaspettato.
Penso alla ribellione dei figli rispetto ai valori trasmessi, la delusione dei genitori per le loro scelte di vita. La tentazione più grande è quella di fermarsi, di smettere di credere che qualcosa di bello possa ancora nascere. Eppure, la forza più grande sta nel continuare a suonare con quello che si ha, nel credere che anche in una melodia diversa da quella sognata possa esserci armonia, possa esserci significato.
Non si tratta di rassegnarsi, ma di abitare la circostanza, di restare presenti, di non smettere mai di credere che con quelle poche note si possa ancora comporre qualcosa di straordinario. La vita, alla fine, non chiede che eseguire uno spartito perfetto, ma di trovare la musica possibile in ogni situazione, con coraggio, con speranza, con amore.
Penso a giovani come Nicholas James Vujicic, nato senza arti, che ha trasformato la sua disabilità in una testimonianza di resilienza e fiducia in Dio, ispirando migliaia di persone in tutto il mondo. Questi esempi ci ricordano che, anche quando la vita ci priva di molte note, con quelle che rimangono possiamo ancora creare una melodia meravigliosa. San Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato pronunciò queste parole: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. E forse è proprio questo il segreto: lasciar entrare Cristo nella propria vita, imparare a suonare con Lui a quattro mani il nostro spartito per trasformare ogni dolore, ogni difficoltà, ogni attesa disattesa, in un inno di speranza.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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