INTIMITÀ NEL MATRIMONIO
Belli i metodi naturali, ma funzionano? Rispondono due insegnanti

di Giada Moneti
Stefano e Benedetta, insegnanti del Roetzer, spiegano la bellezza dei metodi naturali nell’intimità tra gli sposi e ne affermano l’efficacia a patto che siano applicati bene. Aggiungono: “Fare l’amore è prima di tutto fare relazione”. E “a chi ha perso fiducia diciamo (con le parole di un Papa stratosferico): coraggio, (ri)prendete in mano la vostra vita, il vostro matrimonio, e fatene un capolavoro! Ma… non da soli!”.
Quali sono le principali difficoltà delle coppie che si rivolgono a voi per imparare il Roetzer?
La difficoltà principale è la fatica di quasi tutte le persone e le coppie di oggi: la stanchezza. Siamo talmente tanto stanchi che, spesso, le cose che sacrifichiamo per prime sono quelle che più servono a prenderci cura di noi: la preghiera, il tempo di coppia, il tempo di qualità con i figli, qualche momento di decompressione. Così la sessualità diventa l’ambito in cui non vogliamo accettare regole: vogliamo fare quello che ci va, quando ci va, senza pensarci troppo, perché i pensieri sono già tanti e il tempo è poco. Il problema, però, è che così sviliamo l’atto coniugale, che è invece un momento fondamentale per gli sposi, perché unisce e va a rinnovare il sacramento. Ecco, molti credono che i metodi siano una prigione, quando, in realtà, sono la chiave per aprirla.
A chi, magari dopo tanti anni di matrimonio, ha perso fiducia nei metodi naturali (e pensa di ricorrere alla contraccezione comune) cosa direste?
Se la scelta di seguire i metodi è della coppia, il portarli avanti è invece un fatto più comunitario. Ci spieghiamo meglio: molti entrano in un cammino di fede perché sanno che all’interno vi troveranno qualcuno con cui poter condividere le proprie fatiche, i propri dubbi, qualcuno a cui poter chiedere preghiere nei momenti di tentazione, insomma, una rete di sostegno. Quando parliamo, invece, di sessualità, diventiamo subito tutti molto riservati, ermetici. Qualcuno potrebbe obiettare che quello che accade nel talamo è affare solo ed esclusivamente degli sposi, e ci mancherebbe altro. Quando facciamo consulenza non ci sogniamo di chiedere agli utenti quello che fanno in camera da letto! Ma ci sono diversi livelli di condivisione. Quel che accade tra me e mio marito/moglie resta tra me e mio marito/moglie, ma se abbiamo una fatica, se incontriamo una difficoltà, sappiamo di poterne parlare con chi può capirci (come una coppia che segue i metodi o proprio l’insegnante che ci accompagna!).
Leggi anche: La bellezza dei metodi naturali: dialogo con Stefano e Benedetta
Accade, per esempio, che a volte, in delle coppie che usano i metodi naturali, arrivino gravidanze indesiderate. Perché i metodi non funzionano?
No, al 99% perché non sono stati applicati correttamente. Quindi accade che talvolta queste coppie si demoralizzino, restino deluse da quella strada intrapresa. E non ne parlino con nessuno. Altre volte, invece, il fatto di dover avere, all’interno del ciclo della donna, dei periodi di astinenza (per evitare di avere una gravidanza alla quale, in quel momento, non si è nelle condizioni di aprirsi) porta la coppia davanti a tanti dubbi: ma sarà la scelta giusta? Ma non sarà che ci stanno fregando? Ma questa cosa ci fa bene veramente? E così, anche in quel caso, non se ne parla con altri. Ecco, questo sicuramente è un rischio importante: la solitudine della coppia. Per poter portare avanti una scelta alta, grande, come quella dei metodi, ogni coppia deve sentirsi sostenuta, ha bisogno che nel momento della fatica ci sia qualcuno che gli dica nuovamente chi è e perché lo sta facendo. Senza ci si perde: il male gode a farci distogliere dal Bene. Inoltre, è importante ricordare a queste coppie che fare l’amore è prima di tutto fare relazione: e i metodi contraccettivi questa parte ce la rubano! Quindi, a chi ha perso fiducia diciamo (con le parole di un Papa stratosferico): coraggio, (ri)prendete in mano la vostra vita, il vostro matrimonio, e fatene un capolavoro! Ma… non da soli!
Secondo la vostra esperienza, la Chiesa fa abbastanza per promuovere l’annuncio dei metodi (che pure è contenuto nel Catechismo!)? In alternativa, dove dovrebbe migliorare?
In maniera molto sincera diciamo che no, non si fa abbastanza. È pur vero, però, che ci sono tante piccole realtà e persone a servizio di questo dono grande, che sono i metodi, che non fanno notizia, spesso nemmeno si conoscono. Eppure, silenziosamente, fanno davvero tanto del bene! Crediamo che dovremmo migliorare nel metterci più a servizio gli uni degli altri, cosa alla quale non si crede più tanto: io ho questo talento e lo uso per aiutarti, tu hai quest’altro e fai lo stesso con me. Non bisogna tenersi niente. Come diceva San Paolo, tante membra, ognuna con un compito diverso, ma tutte fondamentali per lo stesso corpo. Crediamo che il primo passo per migliorare sia parlarne, parlarne tanto di più: far sapere che esiste questa strada, che gli sposi non sono lasciati soli, che la pienezza è possibile e passa attraverso momenti in cui attendersi e momenti in cui donarsi. E far sapere, specialmente, che non si perde niente e che si è davvero più felici!
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