DIGNITÀ DELLE DONNE

Gesù rompe con il maschilismo: la rivoluzione del Vangelo a favore delle donne

Perugino, Christ and the Woman of Samaria, 1500–1505, The Art Institute of Chicago

 Gesù, attraverso la sua vita e la sua missione, ridona piena dignità alla donna. Si incarna in una donna, nasce da donna, compie il suo primo miracolo su invito di una donna, parla con le donne, mangia con loro, muore consolato dalle donne, risorge e le prime a saperlo sono delle donne… Inoltre, ristabilisce l’alleanza che era stata donata dal Creatore alla prima coppia umana.

La donna, al tempo di Gesù, non valeva molto: era funzionale all’uomo. L’uomo era colui che generava la vita, la donna gli prestava il corpo per “dargli dei figli”. 

E Gesù cosa fa? Stravolge questa logica di subordinazione, mettendo in risalto la centralità della maternità, fin dal suo concepimento. Si incarna, infatti, nel grembo di una donna, senza il contributo dell’uomo

Certamente, Dio chiede ad un uomo – Giuseppe – di custodire la sua opera, rinunciando però alla supremazia, al vanto di aver generato lui quel figlio. E Giuseppe, uomo santo e giusto, nella sua umiltà accetta questo piano del tutto singolare e inaudito (facendo qualcosa di rivoluzionario anche lui). 

Gesù, nato da donna, cresce con Maria e con il padre. È sua madre, però, che ascolterà per compiere il suo primo segno come Messia, alle nozze di Cana.

E poi, durante il suo ministero, avrà delle donne come amiche, compagne di viaggio, discepole: potranno stare a tavola con lui (non dovranno mangiare separatamente in un’altra stanza), potranno godere della sua presenza, della sua parola, della sua stima. Egli le chiamerà affettuosamente per nome, le conoscerà una ad una. Le manderà ad annunciare la guarigione ricevuta – insegnando ad altri a riporre fiducia nel maestro che le ha sanate. Potranno, addirittura, toccarlo, guardarlo negli occhi, parlare a viso aperto, baciargli i piedi. Cose scontate? Non in quella cultura.

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Infine, soffrirà e sarà consolato nel calvario dalle donne. Morirà e delle donne lo prenderanno tra le loro braccia. Risorto, le farà diventare le prime testimoni. La invierà a portare al mondo la luce che hanno visto giunte al sepolcro vuoto. 

Il male offusca e acceca l’uomo. Gesù lo redime, lo rende in grado di donare la vita.

Il vangelo è assolutamente rivoluzionario anche per ciò che insegna sul matrimonio e sul rispetto reciproco in una coppia. L’uomo – quando non educato alla comunione sponsale – è più portato al dominio sulle donne, anziché alla cura che gli era stata affidata dal Creatore. Se prima di peccare Adamo rinuncia a una delle sue costole, purché possa vivere la donna, subito dopo l’evento del peccato originale, tutto cambia e l’autore sacro spiega che la donna rivolgerà all’uomo il proprio istinto, ma lui sarà portato a dominarla con la forza (Gen 3, 1-24).

Gesù sa bene come stanno le cose al suo tempo e come stanno in ogni cultura dove il messaggio evangelico non ha messo radici e rompe con il maschilismo. Instaura – o, meglio, ristabilisce – l’alleanza tra uomo e donna. Quella che Dio stesso aveva donato al momento della Creazione, quando entrambi erano d’aiuto l’uno per l’altra. E non vi era dominio, ma collaborazione; non sopraffazione, ma rispetto. 

Gesù rimanda al progetto originario del Padre. Tanto grande è la portata del cambiamento che Cristo chiede all’uomo nei confronti della donna che persino i suoi discepoli, gli amici più cari – cresciuti loro malgrado in una cultura maschilista – si chiedono se convenga ancora sposarsi, a queste nuove condizioni date da Cristo (Matteo 19:3-12).

Cosa può fare la donna? Ricordare all’uomo chi egli è veramente.

E oggi? Come viviamo la rivoluzione del Vangelo? Noi donne possiamo – anzi, dobbiamo – ricordare all’uomo come vogliamo essere trattate. Ossia, nello stesso modo i cui ci ha trattate Gesù. Vero Dio, ma anche vero uomo. 

Se vogliamo che l’uomo diventi la migliore versione di sé, anche noi donne dobbiamo essere la migliore versione di noi stesse, amandoci per prime, consapevoli anzitutto che Cristo ci ha riscattate perché restassimo libere e fossimo custodi della nostra dignità. 

“È stato detto – afferma Jason Evert – che, se le donne non insisteranno sull’educazione, nessun altro potrà farlo. O, per dirla con il filosofo Kierkegaard, ‘La donna è la coscienza dell’uomo’”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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