SANTI E BEATI

Salvo D’Acquisto, carabiniere martire: “Dio è con me e io non ho paura!”

Sarà beato Salvo D’acquisto, il carabiniere ucciso giovanissimo dalla furia nazista nel 1943. Lo ha decretato ufficialmente papa Francesco in questi giorni, ricoverato ancora al Policlinico Gemelli. Il pontefice, che non ha cessato di lavorare e di svolgere le mansioni ordinarie secondo le sue possibilità, ha ufficializzato la beatificazione di questo uomo retto e coraggioso.

Di Cecilia Galatolo

“Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!” è una frase di Salvo D’Acquisto, un vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ha perso la vita salvando un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste. Si è sacrificato per 22 persone.

Ricordato in Italia come eroe nazionale, per aver opposto resistenza all’occupazione nazista, da ora in poi potrà essere venerato dai cattolici come beato.

Il nome completo era Salvo Rosario Antonio D’Acquisto. Nato a Napoli il 15 ottobre 1920, primo di cinque figli, è cresciuto in una famiglia che gli ha trasmesso dei saldi valori cristiani, da lui accolti e testimoniati nella sua breve vita.

All’età di diciotto anni, nel 1939, è entrato come volontario nei Carabinieri, per poi frequentare la Scuola allievi carabinieri di Roma. Una strada, quella dell’arma, che sceglierà definitivamente, fino a diventare vicebrigadiere. Dopo aver frequentato a Firenze il Corso Intensivo per Allievi Sottufficiali dei Carabinieri, sarà assegnato alla Stazione dei Carabinieri di Torrimpietra. È lì che incontrerà i suoi aguzzini e quindi la morte. 

È il 22 settembre 1943 quando alcuni soldati tedeschi entrano nella Torre di Palidoro, sede della Guardia di Finanza, che si trova nella giurisdizione della stazione Carabinieri di Palidoro. I finanzieri avevano lasciato degli ordigni esplosivi precedentemente sequestrati all’interno di alcune casse metalliche. Dei militari tedeschi, forzando le casse, provocarono una violenta esplosione che costò la vita a uno di loro e ferì gravemente altri due. 

Il comando nazista, sospettando un attentato, cercò i carabinieri perché individuassero il responsabile. Il maresciallo, in quel momento, non era in sede, e così arrestarono il vicebrigadiere D’Acquisto. Dopo aver tentato di far ragionare le SS, spiegando che si era trattato di un incidente, vedendo la loro irremovibilità, D’Acquisto compì un gesto estremo. Poiché i tedeschi avevano preso in ostaggio 22 uomini del paese, condannandoli a morte se non si fosse trovato il colpevole, il vicebrigadiere si dichiarò responsabile, al fine di evitare che la furia nazista si abbattesse su dei civili innocenti. 

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I prigionieri vennero rilasciati all’istante, mentre lui venne fucilato. Il 15 febbraio 1945 le Autorità militari italiane gli conferiranno una medaglia d’oro al valor militare. 

Sua è la frase, in punto di morte: “Tanto una volta si vive, una volta si muore”.

Prima che decidesse di donare la sua vita come ultimo estremo sacrificio, gli ostaggi erano già stati costretti a scavare la fossa comune nella quale sarebbero stati sepolti dopo la loro uccisione. Credevano di non avere più speranze. E invece, quel gesto eroico ha ridato loro la libertà e un futuro.

Dalla sua stanza d’ospedale, al decimo piano del Gemelli, papa Francesco, durante l’udienza concessa al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e a mons. Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari Generali, ha autorizzato il Dicastero delle cause dei santi a promulgare alcuni decreti sui santi. Tra questi il decreto riguardante “l’offerta della vita del servo di Dio Salvo D’Acquisto, fedele laico, nato a Napoli il 15 ottobre 1920 e morto a Palidoro il 23 settembre 1943”, sebbene si attenda ancora il riconoscimento di un miracolo.

Il Dicastero per le Cause dei santi sottolinea la fede vissuta in modo semplice e una integrità morale che erano di esempio agli altri, nonché l’eroicità del martirio. Prima ancora di distinguersi per questo estremo coraggio, infatti, i colleghi militari ricordano la sua generosità, il suo senso del dovere e insieme la naturalezza con viveva la fede, segnandosi con il segno della croce e recitando con amore il Rosario.

È morto per una bugia, per un atto di prepotenza, per un’ingiustizia. Eppure, se i nomi dei carnefici sono caduti nell’oblio, il suo, oggi, ancora risplende nella verità e il valore del suo gesto non appassisce. È questo che accade ai giusti.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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