OBIEZIONE DI COSCIENZA

Chi si scandalizza se una donna rinuncia a suo figlio “solo” perché non trova aiuto?

triste

Anni fa, una donna politica invitava a non giudicare le donne che abortiscono perché a volte sono “costrette”. Costanza Miriano, nel suo blog, le rispose che era avvilente sentir parlare in questo modo una donna, esponente del mondo politico, che promuove a parole le pari opportunità. Non dovremmo fare di tutto – in primis i politici! – perché nessuna donna si senta obbligata a rinunciare al proprio figlio?  

È l’8 marzo e, come ogni anno, i social si riempiono di messaggi, omaggi, slogan, pensieri dedicati alla Festa della Donna. Ad un certo punto, mentre scorro nella mia bacheca Instagram, mi imbatto nel post di una pagina molto seguita. Ci sono dieci vignette, dedicate a situazioni difficili che molte donne affrontano ancora nel nostro paese: la violenza domestica, la discriminazione sul lavoro a causa della maternità, l’essere inascoltate quando chiedono aiuto. 

D’un tratto, però, vengo colpita da una vignetta in particolare, la numero 5. C’è disegnata una donna incinta, con un pancione verosimilmente di 8/9 mesi, che piange. La scritta sopra all’immagine recita: “Aveva bisogno di un dottore, ma erano tutto obiettori”.

Vi risparmio i 60 commenti che si sono generati sotto al mio, in cui dicevo di non conoscere storie di donne, in Italia, che abbiano portato avanti una gravidanza perché materialmente impedite ad abortire, mentre potevo fare anche nomi e cognomi di donne che si sono sentite costrette ad abortire, per problemi economici, relazionali, perché non hanno trovato l’aiuto che avrebbero desiderato, soprattutto in famiglia. 

Tralasciando, ora, la discussione che ne è scaturita tra gli utenti (nella quale sono entrata solo perché avevo il sentore che si trattasse palesemente di un caso di disinformazione), ciò che mi preme qui è riflettere su tre aspetti.

  1. Nel nostro paese i medici obiettori di coscienza non hanno il potere di impedire, materialmente, un solo aborto. Possono offrire aiuto e ragioni, indirizzare la donna verso chi può sostenerla in una gravidanza difficile; possono, forse – di questo si lamentavano nei commenti – ritardare l’iter (dando alle donne più tempo per pensare a quello che stanno facendo) e, infine, possono non macchiare la propria coscienza. Però, ogni donna, se vuole, nel nostro paese, può accedere all’aborto. Infatti, tra i sessanta commenti che ho ricevuto, non ne ho trovato nessuno che smentisse, portandomi una sola prova, questa mia profonda convinzione. 
    La vignetta in questione, quindi, che piaccia o no, ha il solo scopo di incitare all’odio per i medici che non vogliono praticare l’aborto (non per odio delle donne, ma per rispetto della vita), attraverso un’immagine che contiene un’informazione – fino a prova contraria – falsa. 
  1. Perché non comparivano nella vignetta le donne che hanno vissuto l’aborto come costrizione?Anni fa, Laura Boldrini invitava a non giudicare le donne che abortiscono perché a volte sono “costrette”. Costanza Miriano, nel suo blog, le rispose che era avvilente sentir parlare in questo modo una donna, esponente del mondo politico, che promuove a parole le pari opportunità. Non dovremmo fare di tutto – in primis i politici! – perché nessuna donna si senta obbligata a rinunciare al proprio figlio?  
    Non dovremmo, nel giorno della festa donna, denunciare questa forma di violenza? Eppure, nessuna vignetta per loro. Sebbene questa realtà sia – senza ombra di dubbio! – più comune del caso opposto. Molte donne rinunciano ai propri pur non volendo: su questo non abbiamo nulla da dire? Dobbiamo accettare in silenzio che sia così? Ah, no, su questo abbiamo da dire qualcosa: “via dai consultori i volontari che offrono alternative valide”. Nel nostro portale abbiamo raccontato storie di questa libertà minata o addirittura mancata in un articolo: Se la donna è costretta dall’uomo ad abortire… Storie vere di una libertà mancata, eppure, storie di questo tipo sono fuori dal mainstream. È triste vedere che, in un mondo ideologizzato, dove si deve quasi promuovere più l’aborto stesso che la vera libertà di scelta, certe storie non fanno proprio notizia.

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  1. Viviamo in una società che predilige il soggettivismo e il relativismo etico: nessuno può dire cosa sia bene e cosa sia male, ognuno lo decide in coscienza. Va bene per tutti, ma non per i medici? C’è chi propone, addirittura, di mettere uno sbarramento, in modo che possa diventare ginecologo solo chi accetti di praticare aborti. Non può essere concepito che un ginecologo diventi tale perché la vita ama vederla nascere? In un paese democratico, dovesi dice che nessuno dovrebbe sentirsi con la verità in mano, non può esserci posto anche per loro?
    Che male vedere che, pur di attaccare una categoria di persone che ha scelto di assumere fino in fondo il giuramento di Ippocrate, siamo disposti a generare e diffondere persino informazioni false, attraverso immagini forti, strappa-like, senza nulla di vero.
    Tanti hanno detto sotto al mio commento: “La vignetta è provocatoria. Anche se nessuna donna ha dovuto portare avanti la gravidanza, il problema degli obiettori di coscienza rimane”. È vero. Gli obiettori ci sono. E visto che non esistono obiettori di coscienza per togliere una ciste o per fare un trapianto di reni, forse la loro testimonianza può ancora far riflettere qualcuno.



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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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