Famiglia cristiana

Sposarsi in chiesa non basta, bisogna comprendere “l’identità degli sposi cristiani”

sposi

di Nicola e Giulia Gabella

La formazione continua sul sacramento del matrimonio è il quarto pilastro della nostra famiglia. Abbiamo parlato degli altri tre: preghiera, accoglienza, intimità coniugale. Oggi approfondiamo il quarto punto: conoscere l’identità specifica degli sposi cristiani. Pochi incontri per la preparazione alle nozze da fidanzati non bastano. Se pensassimo di essere “già a posto”, significa che non abbiamo compreso la bellezza e la grandezza della scelta fatta.

La «famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia» (Evangelii Nuntiandi 71).

Essere sposi cristiani ci dà una grande gioia, ma ci restituisce anche un’importante responsabilità. Non a caso, San Giovanni Paolo II, nell’ottobre del 2001, in un famoso discorso rivolto alle famiglie cristiane, si esprimeva così: «Il fatto che Dio abbia posto la famiglia come fondamento della convivenza umana e come paradigma della vita ecclesiale, esige da parte di tutti una risposta decisa e convinta. Nella Familiaris consortio, di cui ricorre il ventennale, ebbi a dire: “Famiglia, diventa ciò che sei” (cfr n. 17). Oggi aggiungo: “Famiglia, credi in ciò che sei; credi nella tua vocazione ad essere segno luminoso dell’amore di Dio”»

Confortati e rafforzati da queste parole, Giulia ed io (Nicola), abbiamo sempre scelto di credere in ciò che siamo e di non tirarci indietro davanti alle richieste di portare una nostra testimonianza a fidanzati o a gruppi sposi/famiglie. 

Non sempre è facile parlare di sé, raccontarsi, aprire il cuore, mostrare le ferite, però, se fatto per il Signore Dio della vita, ne vale sempre la pena e ci restituisce il centuplo (Mc 10,30).

I pochi incontri che si fanno in preparazione alle nozze a cui partecipano i fidanzati, seppur curati, fatti bene, con amore e attenzione, non possono bastare a farci comprendere in profondità chi siamo come sposi cristiani, nella chiesa e nel mondo

Se pensassimo di essere “già a posto” dopo questi incontri, significa che non abbiamo compreso la bellezza e la grandezza della scelta che abbiamo fatto. I sacerdoti studiano anni per ricevere il Sacramento dell’Ordine. Noi sposi, con le dovute differenze, non possiamo pensare che bastino 7/8 incontri per capire cosa ha voluto fare Gesù istituendo il Sacramento del Matrimonio.

Leggi anche: Un pilastro della famiglia cristiana? Vivere bene l’intimità tra gli sposi

Sappiamo certamente che il Matrimonio è un Sacramento. Ce lo dice Gesù e ce lo ribadisce anche il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1617: «Tutta la vita cristiana porta il segno dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Già il Battesimo, che introduce nel popolo di Dio, è un mistero nuziale: il Matrimonio fra battezzati è un vero sacramento della Nuova Alleanza».

Il matrimonio è Sacramento, è segno, della presenza di Gesù. È luogo dove lo incontriamo realmente. Tuttavia, occorre un atto di fede per riconoscerlo

Esattamente come occorre fede per credere che nel Battesimo con un po’ d’acqua un bimbo diventa figlio di Dio, o per capire profondamente la Cresima, la Comunione, la Confessione. Per riconoscere che con l’imposizione delle mani il sacerdote consacra il pane e il vino, o ci dona il perdono dei peccati… ci vuole fede. Questi sacramenti non si spiegano in se stessi, sono fuori dalla nostra normale percezione: solo la fede ce li fa cogliere quali segni chiari e precisi.

Anche per il Matrimonio è necessaria la fede per riconoscerlo sacramento. Anzi, occorre anche più fede, perché il fatto che due persone, un uomo e una donna, si vogliono bene è naturale, non ci sembra strano, è già bello così. Gli sposi però non vivono soltanto il loro essere uomo e donna, ma essi vivono, manifestano e trasmettono una realtà più grande. Con il matrimonio avviene un salto qualitativo; con il Battesimo la Grazia è donata al singolo, con il matrimonio la Grazia è donata alla relazione della coppia, e non solo il 50% a ciascuno degli sposi. La Grazia è data all’unità degli sposi.

Approfondire chi siamo come sposi all’interno della Chiesa ci restituisce un’identità precisa. Ci fa sentire un’appartenenza. Che non siamo soli in un cammino. Ci aiutiamo e sosteniamo nella fede. La fede si trasmette condividendola. Se ci stacchiamo dalla Chiesa, siamo come un ramo che si stacca dalla pianta: può essere bello e rigoglioso, ma, alla fine, morirà.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.