12 Marzo 2025

“50 anni di vita sprecati a sostenere la tortura sulle donne”: l’amore si spreca, sempre

Un commento al mio post sulla partecipazione l’8 marzo al Giubileo del Movimento per la Vita mia ha particolarmente colpito: “50 anni di vita sprecati a sostenere la tortura sulle donne. Che tristezza”. Ecco il sentimento di questa lettrice alla quale ancora non ho risposto subito perché sto pregando su questa sua affermazione. Non perché non avrei argomentazioni da addurre ma perché mi chiedo quale grande tristezza si nasconde dietro alla sua dichiarazione? Perché sulla vita nascente c’è questa divisione così profonda? Poi ho pensato che vorrei fare un appello a questa donna e a quanti che come lei pensano che il popolo della vita abbia in 50 anni di impegno “torturato” le donne perché accogliessero la vita. Vorrei dire a tutti di venire a visitare la sede di un Centro di Aiuto alla Vita.

Sono nascosti nelle città, sono spazi di ascolto e sostegno per chi si trova a un bivio difficile, per chi sente sulle spalle il peso di una scelta che sembra già scritta. Ma la libertà vera non è forse poter scegliere senza paura? Senza il timore di essere sole, senza il condizionamento di chi sussurra che non c’è altra strada se non quella dell’abbandono? Questi centri non sono luoghi di oscurantismo, ma fari di luce in un mare di solitudine. Sono il volto concreto della solidarietà, dove una donna può scoprire che la sua storia non è già decisa da altri, che c’è uno spazio per sperare, per ricostruire, per credere nella propria forza.

Chi sceglie la vita non lo fa per imposizione, ma perché trova mani tese, ascolto sincero e supporto concreto. Qui si offre ciò che spesso manca: una rete di affetto, aiuto materiale, orientamento e rispetto per la dignità di ogni donna e ogni bambino. I Centri di Aiuto alla vita sono luoghi di libertà.. La libertà di scegliere di accogliere un figlio nel grembo materno è un atto di amore e coraggio, un’espressione profonda della propria volontà, al di là delle paure, delle difficoltà e delle voci esterne che spingono verso la soluzione più semplice e immediata. In un mondo che spesso suggerisce di rinunciare alla vita prima ancora di accoglierla, scegliere di custodire una nuova esistenza è un atto rivoluzionario. È la dimostrazione che la maternità non è un peso imposto, ma una possibilità preziosa, che nessuno dovrebbe sminuire o negare con condizionamenti culturali o pressioni sociali.

Quando incontrai Monica (nome di fantasia), una giovane donna di appena ventidue anni, era il tardo pomeriggio della domenica dedicata alla Giornata per la Vita. La scorsi in lontananza mentre, ferma nella mia auto, la osservavo avvicinarsi con passo elegante e sicuro. Il suo incedere aveva la fierezza di una regina, il suo volto era illuminato da un sorriso sereno, eppure, dietro quell’apparente leggerezza, celava un fardello di difficoltà sproporzionato alla sua giovane età.

Nel breve tragitto verso il nostro Centro di Aiuto alla Vita, Monica si rivelò come un fiume in piena. Aveva percorso un cammino tortuoso alla disperata ricerca di una struttura dove interrompere la sua gravidanza e, ormai, l’appuntamento era fissato per l’indomani. Non servivano grandi discorsi, né parole elaborate: le fu sufficiente sentire una semplice verità, ossia che era già madre e che la soppressione di quel bambino non avrebbe dissolto i problemi della sua esistenza, anzi, avrebbe aggiunto un’ombra più profonda al suo cuore.

In quell’istante, il suo volto si illuminò. Fu come se avesse ritrovato se stessa, come se avesse riconquistato la propria libertà. Con determinazione, decise di custodire la vita che portava in grembo, abbracciando il futuro con coraggio rinnovato. Nei giorni seguenti, il suo profumo rimase impresso nell’abitacolo della mia auto e aleggiò nel nostro Centro, come un segno indelebile del suo passaggio. Ci sono fragranze che restano nell’anima, proprio come il profumo con cui Maria unse i piedi di Cristo prima della Passione. Tra tutte, la vita che trionfa è senza dubbio la più dolce e inebriante che io abbia mai respirato.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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