15 Marzo 2025

Una parola che porta frutto

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 5,43-48
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il commento

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (5,43). È una parola che spiazza ogni nostro ragionamento. Ma noi siamo bravi discepoli, non vogliamo mettere in discussione l’autorità di Gesù, per questo ascoltiamo e accogliamo le sue parole e poi… le mettiamo nel cassetto delle buone intenzioni, quelle che restano confinate in fondo al cuore e spesso si confondono con le illusioni. E tuttavia, la parola del Deuteronomio, che oggi risuona nella liturgia, chiede a Israele di prendere sul serio le parole di Dio: “Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Dt 26,16). L’Autore sacro aggiunge anche un ammonimento non trascurabile: “tu sarai il suo popolo particolare, solo se osserverai tutti i suoi comandi” (Dt 26,18). Questa Parola antica ha trovato la sua pienezza nel Nuovo Testamento, come leggiamo nella Lettera agli Ebrei: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1).

Il comando evangelico appartiene a quelle parole che fecondano la terra e portano frutto (Is 55, 10-11), quando trovano discepoli fedeli. Teresa di Lisieux scrive che la carità fraterna non può rimanere un vago sentimento del cuore ma deve tradursi nelle opere, gesti visibili di accoglienza e condivisione. Per questo s’impegna a riservare il suo più bel sorriso ad una monaca che suscitava in lei un’istintiva antipatia: “mi sono impegnata a fare per questa sorella ciò che avrei fatto per la persona che amo di più” (Ms C 14r). Piccole cose, pensa qualcuno. Eppure attraverso queste piccole cose passa il Vangelo della carità. Oggi affidiamo le nostre sincere intenzioni a Maria, Madre del bell’Amore e, per sua intercessione, chiediamo la grazia di tradurre l’eccomi della fede in quei gesti che svelano e comunicano l’amore infinito di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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