Quando ho cominciato a scrivere il Caffè sospeso quotidiano, volevo soprattutto lanciare un messaggio di speranza esattamente come si fa con la tradizione napoletana. Qualcuno beve un caffè e ne paga due: uno per sé e uno per chi verrà dopo. Un gesto di fiducia nell’altro e nella vita.
Papa Francesco, nella sua lettera indirizzata al Corriere della Sera, dal letto del Gemelli, ci invita a fare qualcosa di simile con le parole: sospenderne alcune, le più taglienti, le più dure, quelle che feriscono. «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità». Il Papa si consuma nell’invocare la pace e in quest’appello accorato ci consegna anche un segreto della vita familiare: disarmare la lingua. Perché ogni parola può essere un seme di pace o un’arma che lacera.
In famiglia, luogo primario della crescita umana, questo disarmo è ancora più urgente. Le mura domestiche sono spesso testimoni di parole che, senza volerlo, diventano macigni: critiche aspre, silenzi pesanti, frasi che feriscono più di una lama. Ma se invece di rispondere con durezza scegliessimo di lasciare sospesa una parola, come quel caffè in attesa di qualcuno che ne abbia bisogno? Se imparassimo a custodire il linguaggio, a fare spazio alla gentilezza, a donare comprensione anche quando non siamo compresi?
Il primo vero disarmo avviene qui: tra le mura di casa, nei dialoghi con chi amiamo. L’arte del dialogo è una delle più difficili da coltivare. In casa è fin troppo facile lasciarsi sopraffare dalle emozioni e scagliare parole che feriscono, piuttosto che impegnarsi nel custodire un silenzio che non sia mai indifferenza, ma piuttosto una sospensione consapevole della violenza. Questo silenzio, lungi dall’essere una fuga dal confronto, può diventare uno spazio di riflessione, un’opportunità per ritrovare la calma e costruire un dialogo più autentico e rispettoso.
Imparare a gestire i conflitti senza ferire, a esprimere i propri bisogni senza prevaricare, a creare un ambiente in cui ognuno si senta accolto e ascoltato è una sfida quotidiana, ma anche un atto di amore profondo. Per riuscire in questa impresa, è essenziale sviluppare la capacità di scegliere con cura le parole, di riconoscere il valore del silenzio quando serve, e di favorire sempre un clima di rispetto. Solo così il dialogo in famiglia può diventare uno strumento di crescita e non un’arma di conflitto. Se ci abituiamo a parole miti, sapremo poi portare pace anche oltre la nostra porta. Sarà il nostro piccolo contributo per un mondo meno armato, più umano, più fraterno.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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