FESTA DEL PAPÀ
Per la Festa del Papà, il ricordo di tre padri che hanno vissuto in santità

Oggi, 19 marzo, nel giorno dedicato a San Giuseppe, padre putativo di Gesù, ricorre la Festa del Papà. Per dare significato a questa data e affinché possa diventare un’occasione di sprone a migliorarsi sempre come genitori, vi proponiamo tre figure di papà santi. Una caratteristica che hanno tutti in comune? Erano sposati con donne che, a loro volta, conducevano una vita santa.
San Luigi Martin (1823-1894)
Sposo di Zelia, è un uomo mite, concreto, laborioso. Orologiaio di professione, raggiunge la santità mediante il matrimonio. Ama sua moglie con grande tenerezza e educa le sue figlie in primis all’amore verso Dio. Il lavoro di Luigi come orologiaio e quello di Zelia nella sua azienda di merletti permette alla famiglia una vita economicamente serena, ma ciò che riconoscono essere “di più” del necessario viene donato ai poveri. Luigi e Zelia educano le figlie alla sobrietà e a fare la carità in modo autentico.
La coppia vede nascere nove figli, ma solo cinque raggiungono la vita adulta: Luigi e Zelia affrontano insieme, infatti, la perdita prematura di tre neonati e la morte di Elena, di appena sei anni. Questi lutti umanamente incomprensibili vengono affidati a Dio e vissuti nella fede, nella certezza che Cristo ha vinto la morte e siamo tutti attesi dal Padre della Vita.
Celina, una delle figlie, ricorda che il padre andava a messa ogni mattino: questo era un esempio di vita più eloquente per le figlie di tante parole. Era uomo che sapeva fare posto a Dio: metteva, sulle orme di san Giuseppe, la sua vita nelle mani di Dio. Luigi amava visitare il Santissimo Sacramento e insegnava il catechismo a casa tenendo le figlie in braccio.
Viene ricordato anche per essere stato il padre della futura santa Teresa di Gesù bambino, che ha cresciuto perlopiù da vedovo, in quanto la moglie è morta quando Teresa aveva solo quattro anni. Teresa lo ricorderà come un uomo presente e affettuoso, che ha saputo portare avanti la famiglia con fede e sapienza.
Servo di Dio Giovanni Gheddo (1900-1942)
Giovanni Gheddo, sposo di Rosetta, è conosciuto come il “geometra dei poveri”. Anima generosa, quest’uomo, molto bravo nel suo lavoro, non chiede mai un compenso giusto e proporzionato. Il suo cuore, infatti, è sensibile alle situazioni di disagio, di miseria e alle difficoltà materiali delle persone. Quando qualcuno è impossibilitato a pagare, lavora persino gratis. Ha fiducia nella Provvidenza e non sente il bisogno di accumulare. In molte occasioni diventa costruttore di pace, quando viene coinvolto, ad esempio, in dei casi di scontro per via della suddivisione dell’eredità.
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Una cosa è veramente importante per lui, più di tutte le altre: “essere sempre gradito a Dio”, “fare del bene”, salire “la faticosa scala della perfezione”. Il matrimonio viene benedetto dal dono dei figli. Nei primi tre anni di matrimonio ne nascono tre, due sono invece gli aborti spontanei. Giovanni riesce a vivere con la sua amata solo sei anni di matrimonio, in quanto la donna muore a causa di una polmonite. Si impegna da quel momento ad amare e a crescere i suoi figli nel Vangelo, pur senza la moglie, aggrappandosi alla fede e restando grato agli insegnamenti che ha appreso dalla moglie, alla quale è profondamente grato.
Giovanni e Rosetta erano i genitori del noto giornalista e scrittore padre Piero Gheddo, missionario del P.I.M.E. Padre Gheddo, come raccontavamo in un articolo di alcuni anni fa, parla del fidanzamento dei genitori e della serena fiducia che avevano nella Provvidenza. Spiega Padre Gheddo che a parenti e amici i suoi genitori dicevano di volere 12 figli. Il padre in quel momento guadagnava poco, la mamma non aveva mai percepito uno stipendio. Avevano fiducia piena in Dio. Piero Gheddo, ricordando il padre spiega che, siccome i genitori avevano fatto il viaggio di nozze a Napoli, ma prima avevano passato tre giorni nel Santuario della Madonna d’Oropa, il padre, devoto a Maria, gli diceva sempre che lui era “figlio della Madonna d’Oropa”. Non è bello quando un padre riconosce che i figli non sono “suoi”, ma dono del Cielo? Questa umiltà e questa rettitudine di cuore sono state di grande esempio per i figli.
Beato Luigi Beltrame Quattrocchi (1880-1951)
È stato beatificato assieme alla moglie Maria da San Giovanni Paolo II. Maria e Luigi, nell’arco del loro matrimonio, hanno quattro figli e i primi tre accolgono la vita consacrata. L’ultima figlia nasce a seguito di una gravidanza molto difficile.
In quella circostanza, Luigi fu molto presente, sostenne la famiglia con amore, era una persona solida, che sapeva farsi scudo per chi amava. Amava la moglie e i figli con tutto sé stesso.
Durante la Prima guerra mondiale, questi due sposi si assistono con amore i soldati feriti e le famiglie in grave difficoltà. Entrambi hanno molto a cuore il Sacramento della Confessione e della Comunione. Le loro giornate ruotano attorno all’Eucaristia quotidiana. Da laici si impegnano in molte opere di apostolato, anche all’interno dell’Azione Cattolica e nel sostegno all’Università Cattolica. Inoltre, si spendono con fervore per i giovani, i poveri e i lavoratori.
Luigi, che lascerà questa terra quattordici anni prima della sua sposa, prende come esempio la moglie in tutto, dall’amata trae slancio e vitalità. È lei a incoraggiarlo, soprattutto attraverso l’esempio, ma anche con la sua tenera e costante presenza, a donare la vita a Cristo. E in fondo, non è questo il senso del matrimonio cristiano, ovvero aiutare l’altro a crescere nella santità?
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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