L’Angelus è una preghiera feriale. Come il pane quotidiano, come il buongiorno sussurrato al mattino, come il bacio della sera. Lo recitiamo ogni giorno, tre volte al giorno, eppure non perde mai il suo sapore, non smarrisce mai il suo significato. È la trama nascosta del tempo, il battito costante che ci riconduce al cuore della nostra fede: il mistero dell’Incarnazione.
“L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria”. Ed ecco che in un attimo il cielo si china sulla terra, Dio si fa vicino, si lascia ospitare nel grembo di una donna. Ogni giorno, nel ripetere queste parole, noi ci addentriamo nuovamente nel mistero più grande: l’infinito si è fatto piccolo, l’eterno si è fatto tempo, Dio ha imparato il respiro degli uomini.
Non è forse così anche l’amore nelle famiglie? Fatto di parole ripetute – “ti voglio bene”, “fai attenzione”, “a che ora torni?” – frasi semplici, quasi ovvie, eppure necessarie, vitali. Come l’Angelus, che scandisce le nostre giornate senza stancarsi mai di annunciare l’incredibile: Dio è con noi.
Trent’anni fa, san Giovanni Paolo II non poteva scegliere data migliore per firmare l’Evangelium Vitae (25 marzo 1995), il manifesto della dignità della vita concepita. È il richiamo a ciò che non si vede, a una carità che si fa amore per ciò che l’occhio non riesce a cogliere: il punto più alto dell’amore. Perché un povero, anche quando è logoro e sporco, tu lo vedi. Il bambino nel grembo materno, no. E per vederlo non c’è bisogno solo di recuperare solo la verità contenuta nella legge morale, bisogna coniugarla con l’amore. La norma genera ordine e rispetto della dignità, l’amore accanto alla legge genera speranza e accende il focolare della carità che riscalda e risana.
Non servono grandi opere per avere una fede autentica. Non servono gesti eclatanti per abitare il mistero. Basta saper vedere l’invisibile nel visibile, accorgersi che la presenza di Dio è nascosta nelle pieghe umili della quotidianità. Maria ce lo insegna e la preghiera dell’Angelus ce lo ricorda ogni giorno. Lei, che ha accolto nel grembo l’Infinito senza clamore, ci aiuta ad affinare lo sguardo, a vedere con occhi nuovi. E così, nel ripetere ogni giorno le stesse parole, impariamo che la fede scorre nelle vene della vita ordinaria, nel miracolo silenzioso di una Parola che continua a farsi carne.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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