26 Marzo 2025

Solo il cognome materno, l’ennesima picconata all’unità

Di solito non mi soffermo sulle discussioni che avvengono nelle assemblee parlamentari ma devo dire che spesso sono indicative non tanto della linea che quel partito porta avanti ma soprattutto delle istanze rivoluzionarie da un punto di vista culturale che esse rappresentano e che non possiamo ignorare. Durante l’assemblea del 24 marzo sulla proposta di legge per il doppio cognome, il senatore Dario Franceschini del gruppo Pd, ha proposto di dare ai figli un solo cognome, non più quello del papà, ma quello della mamma. «Anziché creare infiniti problemi con la gestione dei doppi cognomi o con la scelta tra quello del padre e quello della madre – ha argomentato – dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che dalla nuova legge prenderanno il solo cognome della madre. È una cosa semplice e anche un risarcimento per un’ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico, ma è stata una delle fonti culturali e sociali delle disuguaglianze di genere».

La proposta di Dario Franceschini non va solo nella direzione di dirimere una questione da tempo sul tavolo, circa il vuoto legislativo creato da una sentenza che difatti ha tolto l’automatismo del cognome paterno, ma si inserisce in una lunga serie di interventi normativi che progressivamente scardinano il senso profondo della comunione tra uomo e donna nella generazione di una nuova vita.

L’idea che il cognome materno possa diventare unico, anziché accompagnare quello paterno, appare come l’ennesima picconata a un equilibrio già fragile, dove il ruolo paterno è spesso marginalizzato o addirittura sminuito. Non si tratta di un atto di giustizia o di equità, ma di un ulteriore segnale di distanza tra i sessi, di un tentativo di spezzare simbolicamente il legame che un figlio ha con il padre, rendendolo quasi superfluo agli occhi della legge e della società.

Vi sono casi in cui una madre si trova a crescere da sola un figlio, per le più diverse e spesso dolorose ragioni. In questi casi, la possibilità di dare solo il proprio cognome può avere un senso, un atto di riconoscimento verso una maternità vissuta in solitudine. Ma rendere questa possibilità una norma generale significa favorire l’ennesima distanza tra il principio maschile e femminile, tra paternità e maternità, tra la complementarietà che dovrebbe essere il fondamento della famiglia.

Non si può costruire equità negando o frammentando la realtà biologica e sociale che ci costituisce. La generazione di un figlio è il frutto di due presenze, due storie, due identità, e il cognome rappresenta questa unione, non una mera formalità burocratica. Ogni colpo a questa comunione è un colpo alla possibilità di ricucire il tessuto familiare, già lacerato da un’epoca che troppo spesso ha ridotto la famiglia a un’opzione anziché a un fondamento. Occorre riflettere con attenzione sulle conseguenze di certe scelte, per non trovarsi un domani a dover ricostruire, pezzo dopo pezzo, ciò che oggi distruggiamo senza accorgercene.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO

Vai all'archivio di "Un Caffè sospeso"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.