7 Aprile 2025

Non c’è notte che non possiamo vivere con Lui

Durante la Quaresima viviamo con più frequenza la pia pratica della Via Crucis. Molti la snobbano, anche tra i cristiani perché la ritengono una antica preghiera devozionale. È molto di più, è un cammino spirituale che invita ciascuno a riflettere sul mistero della croce e sul valore del dolore nella propria vita. Una preghiera potente, in grado di rischiarare anche quell’esperienza di solitudine che spesso accompagna il tempo della sofferenza. Una catechesi sul valore della croce dove vediamo Gesù che non ci spiega la sofferenza. Lui si carica di quella sofferenza, la vive in prima persona, mostrandoci come si sta in quel dolore, liberandoci dalla paura di avere paura perché Lui è lì con noi.

Quando mi reco nei luoghi di pellegrinaggio come Lourdes, Fatima e San Giovanni Rotondo, questa preghiera assume una dimensione straordinaria, intrecciandosi con la santità dei luoghi e delle figure che li abitano. A San Giovanni Rotondo, la Via Crucis monumentale voluta da Padre Pio offre un esempio unico di questa connessione tra santità e croce. Nella quinta stazione, dove Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce, è raffigurato proprio Padre Pio che sorregge il pesante legno insieme al Signore. Questo dettaglio non è casuale: Padre Pio, portatore delle stigmate per cinquant’anni, ha incarnato il mistero della croce nella sua vita quotidiana, mostrando a tutti noi che la santità si raggiunge accettando le prove con fede e amore.

A Lourdes, il percorso delle Espélugues invita i pellegrini a immergersi nel mistero della Passione attraverso un cammino impegnativo tra statue a grandezza naturale. A Fatima, la Via Crucis all’aperto richiama l’importanza della preghiera e del sacrificio per la conversione del mondo. In entrambi i luoghi, il dolore non è mai fine a se stesso: ogni stazione diventa una tappa verso la vittoria della risurrezione.

È bello sottolineare anche la dimensione comunitaria di questa preghiera quando è vissuta insieme: il cammino condiviso rafforza la fede e offre consolazione reciproca. La Via Crucis, in questo modo, è molto più di una tradizione: è un cammino di speranza che insegna ai fedeli ad abbracciare il dolore con fiducia. Significa dire a Gesù: “Signore io non capisco perché sto vivendo questo. Non capisco perché la nostra famiglia è arrivata a questo punto. Non capisco perché non troviamo vie d’uscite. Se puoi cambia. Tu puoi cambiare tutto se è la tua volontà. La tua volontà è il vero bene per la mia vita”.

Se c’è una cosa che ci insegna la Via Crucis è proprio la fiducia. Una fede che nel buio continua a risplendere e a guidarci anche quando umanamente pensiamo che non ci siano vie d’uscita. Alle famiglie, alle coppie non abbiamo paura di presentare e offrire questa misura alta dell’amore che ci ricorda che la santità è accogliere quello che la vita ci riserva anche quando quella vita e quelle persone non le abbiamo scelte. Noi forse avremmo scelto un padre migliore, una madre migliore, figli migliori, avremmo scelto la salute invece della malattia, avremmo scelto di avere un lavoro piuttosto che un altro, un ordine religioso piuttosto che un altro…

La Via Crucis, la via della croce, la via dell’amore ci ricorda che questa vita imperfetta è la nostra strada della santità. È saper restare nelle nostre sofferenze e – anche a volte inutilmente – nella sofferenza degli altri, nella vita degli altri, nelle vie crucis delle persone che ci stanno accanto. Forse inutilmente ma l’amore vero è sempre inutile, cioè, è sempre gratuito, è sempre gratis, è sempre uno spreco agli occhi del mondo. Come cristiani dobbiamo imparare forse di nuovo questo spreco, questa gratuità, questo amare inutilmente, amare senza avere la pretesa di risolvere la vita delle persone. E reimparare quella parola che Maria pronuncia all’inizio della storia della salvezza: il nostro eccomi, il nostro esserci. Senza fuggire, senza far finta di non vedere. Con il cuore oltre la notte.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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