RELAZIONI E VITA DI COPPIA

Quattro ostacoli all’“amore per sempre”. Il primo? La paura della solitudine

Il primo passo per trovare un “amore per sempre” è sapere di meritarlo e che esiste. Il secondo è fare scelte che ci aiutino a costruirlo e custodirlo. Paura della solitudine, disistima di sé, autodifesa, mancanza di una meta: ecco quattro ostacoli che potrebbero farci sperimentare continuamente degli “amori in affitto”. 

San Giovanni Paolo II ha investito tante energie, prima come sacerdote, poi come vescovo e infine come papa, per mostrare la bellezza dell’amore sponsale, con le sue qualità essenziali: libertà, esclusività, totalità, fecondità

Ogni volta che togliamo una di queste caratteristiche, stiamo menomando un potenziale amore, ritrovandoci a sperimentare un suo surrogato.

Approfondendo la Teologia del corpo, ho individuato quattro ostacoli all’amore autentico (che ha come caratteristiche: libertà, esclusività, totalità, fecondità).

  1. Paura della solitudine

A volte ci si accontenta di relazioni superficiali perché si pensa che stare con qualcuno sia sempre meglio che stare soli, cioè senza una relazione. Si teme il vuoto, ancora più del pericolo di riempirlo in modo disordinato, con cose che non ci faranno bene. Si può passare da una relazione all’altra perché non si “resiste” nella condizione da single. Di fatto, però, nella “solitudine” possiamo concederci il lusso di conoscerci, di sapere chi siamo, cosa cerchiamo, che relazione vogliamo. Inoltre, possiamo darci il tempo di conoscere l’altro prima di vincolarci. 

  1. Disistima di sé, poca consapevolezza del proprio valore

Se non so quanto valgo, non metto paletti. Passo sopra ad ogni mancanza di rispetto e posso voler tenere legata a me una persona anche accettando – o dicendo – bugie. Tipico di chi non si ama è elemosinare affetto e fare di tutto per non perdere quella relazione, anche a costo di perdere sé stessi. Come afferma la sessuologa e consulente famigliare Nicoletta Musso Oreglia: chi si ama si dona, chi non si ama si svende. Amarsi non significa cadere nella superbia e nella vanagloria… Significa riconoscere la nostra immensa dignità. Se mi amo, non accetterò di essere “la seconda scelta”, l’amante del fine settimana, il contentino quando l’altro ha voglia di sesso. 

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  1. Autodifesa 

Quando entriamo in una relazione che non tiene conto del nostro valore e che non ha come premessa l’idea che ciascuno merita un “amore per sempre”, viviamo costantemente nella paura e assumiamo l’atteggiamento dell’autodifesa. Sappiamo che l’altro può lasciarci in qualsiasi momento e per qualunque ragione e così stiamo attenti ad ogni mossa che fai. Ci guardiamo bene dal condividere (e allora i conti saranno sempre rigorosamente separati, non faremo mai scelte davvero vincolanti, ognuno si intesta la propria casa e poi, magari, si va in affitto in una terza ecc.). La mancanza di comunione (che contraddice la natura dell’amore!) è la logica conseguenza di come la storia è stata impostata dall’inizio. Se siamo in una relazione così, il nostro problema non è come tenerci stretta quella persona senza vincolarci mai davvero, ma chiederci perché abbiamo smesso di credere che potessimo aspirare ad un amore vero

  1. Mancanza di una meta, di un orizzonte

A volte le persone iniziano una frequentazione senza sapere perché. Nel libro di Jason e Crystalina Evert “Come trovare l’anima gemella senza perdere la propria anima” (Ares), i due coniugi, parlando alle ragazze, affermano che l’unica ragione per cui si dovrebbe uscire con qualcuno è quella di cercare uno sposo. In altre parole, la frequentazione, se si cerca un “amore per sempre” dovrebbe avere una finalità: conoscersi veramente per comprendere se può esserci un futuro insieme. Uscire per fare sesso, ad esempio, o perché tutti hanno un ragazzo, una ragazza, non è la migliore premessa per un amore per sempre. 

Una nota per nulla a margine

Perché la “Teologia del corpo” ci aiuta a uscire da questi quattro circoli viziosi? Perché ci mostra che la nostra solitudine esistenziale la colma solo Dio, l’altro non è un idolo che riempie in modo disordinato il mio vuoto (quindi risponde alla paura del punto 1), che il nostro corpo e la nostra affettività hanno una dignità immensa, Gesù si è incarnato! (risponde al problema del punto 2), che il peccato ci ha ferito, ma la relazione tra uomo e donna è stata redenta (guarisce chi si trova nel punto 3), che la meta esiste: è quella di amarsi per diventare santi insieme, nel matrimonio (ci salva dal punto 4). 




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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