SETTIMANA SANTA
“C’è qualcuno peggio di me”: la finta consolazione che ci fa scegliere Barabba

Ludwig Schongauer, Christ before Pilate, The Metropolitan Museum of Art - New York
Perché tra un uomo senza macchia, che ci parla di amore e compie miracoli, e un uomo che ha rubato e ucciso, si può preferire quest’ultimo, sapendo, inoltre, che potremmo essere le sue prossime vittime? La verità è che Gesù ci scomoda. Barabba, invece, non mette in discussione, non chiede a nessuno di cambiare. E noi, da che parte vogliamo stare?
Oggi vorrei soffermarmi su un episodio della Passione di Cristo: la liberazione di Barabba, un uomo ingiusto che avrebbe potuto compiere nuovi reati, al posto di Gesù, che non aveva fatto del male a nessuno, anzi, aveva compiuto solo opere buone.
Perché tra un uomo che ci parla di amore e compie miracoli, che ci invita a una fede più profonda e vera, e un uomo che ha rubato e ucciso, si può preferire quest’ultimo, sapendo, inoltre, che potremmo essere le sue prossime vittime?
La verità è che… la verità può fare paura.
Ai farisei Gesù faceva paura, non solo perché sottraeva seguaci e dunque toglieva loro potere, ma anche perché chiedeva di guardarsi dentro, di cambiare, di piangere i propri peccati e lasciare che il cuore fosse modellato da Dio.
Per convertirsi, dovevano perdere il controllo sulla loro vita, dovevano smettere di credersi perfetti e porsi alla sequela del vero Maestro.
Barabba, invece, sebbene fosse oggettivamente pericoloso, non li metteva in discussione, non chiedeva a nessuno di cambiare.
Se ci pensiamo bene, sapere che, in giro, c’è qualcuno apparentemente “peggio di noi” può essere consolante; può diventare un vero e proprio alibi per sentirci a posto e non cambiare nulla in noi.
Gesù, invece, ci scomoda, ci chiede di metterci in cammino. E come fa a mettersi in cammino chi crede o vuole credere di essere già arrivato?
Gesù può essere visto come un nemico, perché mette di fronte alla tenebra da cui siamo abitati. Accoglierlo significava riconoscere quel male, rinunciare al fascino del peccato, liberarsi dallo spirito del mondo.
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Eppure, è possibile cambiare vita, oggi come ai tempi in cui Gesù camminava tra i suoi.
Per fare un esempio vicino a noi, di una persona che ha vissuto nello spirito del mondo, dimenticando di essere nata per la luce, ma poi è stata riscattata, vi riporto brevemente la storia dell’irlandese Suor Clare Crockett (1982 – 2016).
Da attrice immersa “nel peccato mortale” – come affermava lei stessa nelle testimonianze – non solo si è convertita, ma è diventata sposa di Cristo. La sua conversione è iniziata proprio durante una Settimana Santa, in Spagna (nel 2000). Capitata in maniera provvidenziale in una processione del Venerdì Santo, ha baciato la croce (solo perché lo facevano tutti) e in quel momento ha percepito di essere amata immensamente da Dio e di dover ricambiare quell’amore donando la sua vita.
Se l’illuminazione può arrivare in un lampo, passare dall’egoismo all’amore, poi, non si fa in un giorno e implica anche soffrire. Suor Clare questo lo diceva con una sincerità e una lucidità fuori dal comune, quando raccontava il suo travagliato percorso. La vita cristiana richiede un continuo lavoro su sé stessi.
Per questa Pasqua, però, invece di cercare “complici” o alibi per restare nel peccato e darci giustificazioni, cerchiamo la verità e la bellezza per la quale Dio ci ha creati. Ci aspetta una vita impegnativa, certo, ma anche meravigliosa; una vita autentica, che, se continuiamo a scegliere Barabba, sicuramente non avremo.
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