DONNE DEL GOLGOTA
“Donne del Golgota”: chi può consolarmi, se ho perso un figlio?

Christ Bearing the Cross (particolare), The Metropolitan Museum of Art - New York
Possiamo immaginare che, mentre il Figlio espiava per noi, Maria cantava per lui o recitava dei salmi. Di sicuro, lo accarezzava con gli occhi, pur non potendolo toccare. Restava in piedi, anche se avrebbe voluto morire al suo posto. Lo guardava in volto, cercando di trattenere le lacrime per non farlo soffrire ancora di più… Maria, una di noi nel dolore, ma anche testimone della resurrezione!
Oggi, giorno del Venerdì Santo, vogliamo guardare la morte di Gesù dagli occhi di Maria.
Cosa avrà provato? Cosa avrà detto e fatto, mentre il figlio amato era in agonia?
Il dolore più grande
Possiamo immaginare che, mentre Cristo espiava per noi, Maria, cercava in tutti i modi di consolarlo. Probabilmente, cantava per lui o recitava dei salmi. Di sicuro, lo accarezzava con gli occhi, pur non potendolo toccare. Restava in piedi, anche se avrebbe voluto morire al suo posto. Lo guardava in volto, cercando di trattenere le lacrime per non farlo soffrire ancora di più. Non scappava, non si muoveva di un millimetro, anche se quella visione le dava ribrezzo. Rifiutava la realtà, quasi a negarla, ma era lì, perché quel figlio aveva bisogno di lei.
Dio è diventato uno di noi al punto che, al momento della morte, ha avuto bisogno degli occhi amorevoli di sua madre.
Sembra di vederla, Maria, sfinita dai singhiozzi; sembra di vederla perché la riconosciamo in tutte le donne della storia che hanno dovuto passare per lo stesso dramma.
Oggi, allora, nel giorno del Venerdì Santo, pensiamo anche a tutte loro. Chi meglio di una mamma che ha perso un figlio può immedesimarsi in Maria?
Ogni volta che questo accade, in ogni tempo e in ogni luogo, in ogni cultura, a prescindere dalla religione e dallo stato sociale, il cuore si lacera, trafitto da una spada invisibile. Non esiste neppure un termine per descrivere una madre che ha perso un figlio. Lo ha portato in grembo: non può concepire la fine di una vita che lei stesso ha dato e gli stessi vocaboli umani non sono sufficienti per parlarne.
“Donne del Golgota”, ma anche della Resurrezione!
Nella Bibbia, questo dolore viene descritto con espressioni forti e suggestive. Se il figlio è il frutto delle viscere, che genera commozione nella partoriente, dal testo sacro emerge che la sua morte è invece uno dei patimenti peggiori che si possano provare in assoluto. È come morire, restando in vita.
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Spesso, non si cerca neppure consolazione, non la si vuole: “Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata…” (Matteo 2:13-18).
L’ultima cosa che possiamo dare a quel figlio – strappato in modo innaturale – sembra essere il nostro dolore. Ci aggrappiamo a quel dolore, come se fosse l’unico appiglio che ci tiene ancora legati.
Una donna che ha perso sua figlia in un incidente stradale, appena diciottenne, parla di sé stessa e delle mamme che si trovano nella sua situazione come delle “Donne del Golgota”, perché costrette a sostare ai piedi della croce, impotenti.
Oggi, Venerdì Santo, è il giorno della prova, del lutto. È il giorno dell’ingiustizia, dell’incomprensibile. È il giorno delle tenebre e del pianto.
A tutte queste donne, però, non manchi di preparare il cuore per la resurrezione. Maria, infatti, quel Figlio dilaniato, lo ha poi riavuto VIVO, nella gloria della resurrezione.
Aprire il cuore alla grazia per vedere i propri figli vivi… in modo nuovo
C’è un passo del Vangelo che sembra stato scritto appositamente per tutte coloro che, chiuse nel proprio comprensibile lutto, non ripongono speranza nell’azione di Cristo.
“Quando [Gesù] fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». (Luca, 7, 12-16)
Forse, se abbiamo perso un figlio, penseremo che questo brano non abbia nulla da dirci: la donna del Vangelo ha riavuto il suo bambino, mentre noi? Perché per noi non è così?
Eppure, tante donne, aprendosi allo Spirito Santo, hanno visto e continuano a vedere, con gli occhi della fede, i propri figli risorti, restituiti a loro in modo nuovo, già qui, nel tempo presente! E oggi testimoniano che nessuno le può consolare, se non Colui che è più grande della morte stessa.
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