Le ultime parole di un padre: grazie Papa Francesco per averci guidato fin qui

Foto: European Union
In questa Pasqua 2025, la voce del Santo Padre ha risuonato come un’eco dolce e ferma, rivolta a un’umanità ferita, alla Chiesa, alla città e al mondo. L’ultimo messaggio Urbi et Orbi di questo pontificato – pronunziato con una voce più fragile, ma con una luce negli occhi che nessuna fatica ha potuto spegnere – è stato un testamento spirituale. Non un addio, ma un affidamento. Non una chiusura, ma una consegna.
“Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita. La Pasqua è la festa della vita!”. Nelle ultime parole di chi sta per morire si racchiude spesso l’essenziale. È in quel momento che tutto si concentra: l’amore per la verità, il desiderio di pace, il perdono, la speranza. Così anche il nostro Papa ha condensato in poche battute il cuore del suo pontificato. Dodici anni di cammino con il popolo di Dio, tra le contraddizioni della storia, sono giunti a un vertice spirituale nel segno della fiducia in Cristo, il Vivente.
Quest’anno la Pasqua ha avuto un significato ancora più forte, più universale. Per la prima volta dopo decenni, cattolici e ortodossi hanno celebrato insieme la Risurrezione del Signore. Una coincidenza non solo di calendario, ma di Spirito. Un segno di comunione possibile, di futuro da costruire. E proprio nella luce della Pasqua il Papa ha pronunciato il suo ultimo Urbi et Orbi, come se volesse affidarci tutti al Signore risorto, ponte tra le Chiese, vincolo di unità, speranza dei popoli. Un ultimo atto di amore.
Siamo nel cuore del Giubileo 2025, e la Pasqua rappresenta il suo vertice, la sua vetta. Se il Giubileo è un tempo di grazia, riconciliazione e liberazione, la Pasqua ne è il compimento, la sorgente. È la certezza che tutto può rinascere, che la misericordia è più forte del peccato, che l’amore è più forte della morte. “In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri”. Il Papa ci ha portati fin qui, ci ha indicato la porta della speranza: ora tocca a noi attraversarla.
Ci sentiamo oggi tristi, inevitabilmente. Ma non siamo disperati. La tristezza cristiana non è mai senza speranza. È la nostalgia di chi ama, non lo sconforto di chi ha perso tutto. Sappiamo che la vita non finisce qui, che l’amore non muore. Crediamo, come ci ha insegnato il Santo Padre fino all’ultimo, che l’eternità non è una fuga ma una pienezza. E che la morte, per il cristiano, è un passaggio.
Nel silenzio che segue le sue ultime parole, la Chiesa prega. Prega per lui, accompagna il suo passaggio, ma già prega per colui che verrà. Per il nostro prossimo Papa, perché sia pastore secondo il cuore di Dio. Perché sappia ascoltare, guidare, servire, amare.
E se oggi ci sentiamo un po’ disorientati – come figli che hanno salutato un padre – non siamo soli. Non lo siamo mai stati. La Chiesa non è mai abbandonata, perché al timone c’è Cristo. Sempre. È Lui il Buon Pastore, è Lui la roccia, è Lui che sostiene anche quando tutto vacilla.
Questo momento storico ci provoca. Ci chiama alla fede adulta, alla responsabilità, all’unità. Non a rifugiarci nel rimpianto, ma a custodire e far fruttare l’eredità spirituale che ci è stata consegnata. Come Maria ai piedi della Croce, anche noi oggi viviamo la tensione tra il dolore e la speranza. Ma come lei, anche noi sappiamo che l’alba della risurrezione è certa. Cristo vive. E questo basta. E da questa certezza può nascere tutto.
“Cari fratelli e sorelle, nella Pasqua del Signore, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello, ma il Signore ora vive per sempre (cfr Sequenza pasquale) e ci infonde la certezza che anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte. Affidiamoci a Lui che solo può far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5)! Buona Pasqua a tutti!”. Buona Pasqua a te, Papa Francesco.
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento