Quando Papa Francesco diceva ai fidanzati: “Senza vino, non c’è festa”

Papa Francesco

(Foto: giulio napolitano - Shutterstock.com)

Nell’album di foto del nostro matrimonio ce n’è una, grande, con le fedi nuziali, mie e di mio marito, appoggiate e legate sopra ad un cuscinetto con la firma: “Franciscus”. Quel cuscinetto ce lo aveva donato proprio il Papa nel 2014. Avevamo partecipato all’udienza di San Valentino. Il Pontefice ci consegnò la “misericordina” e ci donò le tre parole per la salute della famiglia: permesso, grazie, scusa.

La notizia della morte del Papa mi raggiunge in un sereno Lunedì dell’Angelo, mentre i miei figli sono in bici con il padre e io cerco di fare mente locale sul lavoro che mi aspetta per la settimana che viene. Avevo previsto di pubblicare un articolo sul messaggio di speranza che il Pontefice, provato e affaticato, aveva donato al mondo in occasione della Pasqua, quando leggo della sua morte in una chat su whatsapp. 

La paura di essere incappata nell’ennesima fake news c’è. Quindi inizio a cercare conferme, che non tardano ad arrivare. Stavolta, il Papa è morto davvero

Recito un Eterno riposo, grata per il dono della sua vita, e inizio a domandarmi cosa mi abbia lasciato, nei suoi dodici anni di pontificato.

Quando è stato eletto, avevo da pochissimo iniziato la relazione con l’uomo che oggi è mio marito. Nell’album di foto del nostro matrimonio ce n’è una, grande, delle fedi nuziali, appoggiate e legate sopra ad un cuscinetto con la firma: “Franciscus”. Quel cuscinetto ce lo aveva donato proprio il Papa, nel 2014, quando (anche se non avevamo ancora una data fissata per le nozze) ci eravamo recati alla sua udienza di San Valentino, il 14 febbraio, rivolta ai fidanzati. 

I ricordi scorrono veloci. Il Papa argentino era stato eletto nemmeno un anno prima, nel marzo del 2013. 

Io e mio marito eravamo molto giovani, con tante speranze e attese per il futuro. Mi sembra di trovarmi lì, adesso, mentre ci distribuiscono questo cuscinetto insieme ad una scatola del tutto simile a quella di un “medicinale”, con la scritta “misericordina”. Erano regali del Papa, ci dissero, che voleva insegnarci, con dei segni tangibili, come senza misericordia nessuna relazione, tantopiù quella sponsale, può avere futuro. 

Riecheggiano, ora – mentre copiose scorrono le notizie – le parole che il Santo Padre ci rivolse quel giorno, col suo solito fare spontaneo: “Immaginate di finire la festa di nozze con il the”. Faceva riferimento al miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Ci disse che un matrimonio non può proseguire senza vino, ma il vino è molto più di una bevanda: è simbolo di gioia, di festa. E Gesù viene proprio a ridonare la gioia, quando l’abbiamo finita.  

Leggi anche: Le ultime parole di un padre: grazie Papa Francesco per averci guidato fin qui

In quell’occasione, gli rivolsero alcune domande. Gli chiesero come può una coppia stare insieme tutta la vita.

Lui ebbe occasione di rispondere: “Oggi, tante persone hanno paura di fare scelte definitive. Un ragazzo diceva al suo vescovo: ‘Io voglio diventare sacerdote, ma soltanto per dieci anni’. Aveva paura di una scelta definitiva. Ma è una paura generale, propria della nostra cultura. Fare scelte per tutta la vita sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: ‘stiamo insieme finché dura l’amore’, e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio”. 

La sua riflessione, però, si spostava su una questione a monte. “Ma cosa intendiamo per ‘amore’?  È solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa”. 

E la casa, diceva “si costruisce assieme, non da soli!”. Ci esortava: “Cari fidanzati, voi vi state preparando a crescere insieme, a costruire questa casa, per vivere insieme per sempre. Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio”. 

Quel giorno, il Papa ci consegnò le famose tre parole per mantenere in salute una famiglia: permesso, grazie, scusa.

E che fare se la gioia dell’amore sembra svanire? Il Papa ci domandò: “Ricordate il miracolo delle nozze di Cana? A un certo punto il vino viene a mancare e la festa sembra rovinata. Immaginate di finire la festa bevendo tè! No, non va! Senza vino non c’è festa! Su suggerimento di Maria, in quel momento Gesù si rivela per la prima volta e dà un segno: trasforma l’acqua in vino e, così facendo, salva la festa di nozze. Quanto accaduto a Cana duemila anni fa, capita in realtà in ogni festa nuziale. […] È la sua presenza che offre il vino buono, è Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente”. 

Mentre ci prepariamo per donare l’ultimo saluto al papa, vogliamo iniziare a metabolizzare la sua eredità. Oggi, ancora storditi e increduli, vogliamo scolpire in noi le sue parole, semplici e vere, le vogliamo condividere e tramandare ai fidanzati di ogni tempo. Vogliamo pregustare i frutti che esse ancora daranno, perché, come promesso da Gesù nel Vangelo, il bene che facciamo in vita resterà anche dopo di noi.

Così sarà certamente per questo papa chiamato al governo della Chiesa dalla “fine del mondo”.

Buon viaggio, Santo Padre.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.