Cosa diceva il Papa sul sacramento del matrimonio? Dalla Lettera che scrisse agli sposi

A poche ore dalla sua nascita in Cielo, vogliamo ricordare ciò che Papa Francesco scriveva nella “Lettera agli sposi” (2021) e ricordarlo per il suo grande impegno pastorale a favore della famiglia. Paragonava il sacramento del matrimonio alla presenza di Gesù su una barca instabile e diceva che, se lo lasciamo salire, quella barca saprà affrontare tutte le tempeste della vita.
“La vocazione al matrimonio è una chiamata a condurre una barca instabile – ma sicura per la realtà del sacramento – in un mare talvolta agitato. Quante volte, come gli apostoli, avreste voglia di dire, o, meglio, di gridare: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (Mc 4,38). Non dimentichiamo che, mediante il Sacramento del matrimonio, Gesù è presente su questa barca. Egli si preoccupa per voi, rimane con voi in ogni momento, nel dondolio della barca agitata dalle acque”.
Commentando questo passaggio della Lettera agli sposi, pubblicata in occasione dell’anno “Famiglia Amoris Laetitia” (2021), Antonio e Luisa De Rosa, autori del blog Matrimonio Cristiano, spiegavano come il Papa sapesse evidenziare “due aspetti costitutivi di ogni matrimonio in Gesù: la forza e la fragilità”. “La forza di Cristo che può salvarci da ogni situazione e la fragilità di noi sposi che spesso non ci sentiamo in grado di portare in salvo la nostra famiglia”. (Cfr. Una barca nella tempesta. Lettera di Papa Francesco agli sposi. | Matrimonio Cristiano).
E allora, quale atteggiamento dobbiamo avere nelle prove della vita che si abbattono su di noi e sul nostro matrimonio? Ecco il suggerimento, biblicamente fondato, del Papa: far salire Gesù sulla nostra barca.
“In un altro passo del Vangelo, in mezzo alle difficoltà, i discepoli vedono che Gesù si avvicina nel mezzo della tempesta e lo accolgono sulla barca; – proseguiva il papa nella sua lettera – così anche voi, quando la tempesta infuria, lasciate salire Gesù sulla barca, perché, quando «salì sulla barca con loro […] il vento cessò» (Mc 6,51). È importante che insieme teniate lo sguardo fisso su Gesù. Solo così avrete la pace, supererete i conflitti e troverete soluzioni a molti dei vostri problemi. Non perché questi scompariranno, ma perché potrete vederli in un’altra prospettiva”.
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Il Pontefice sapeva bene che in ogni matrimonio ci sono tante difficoltà da affrontare, incertezze, sofferenze, eppure affermava con sicurezza che tutte le tempeste possono essere affrontate insieme al Signore. Egli, nel giorno delle nozze, donandoci la sua stessa presenza nel Sacramento del matrimonio, si è coinvolto con noi, ha preso sul serio la nostra famiglia, è salito sulla nostra stessa barca, per condurla. Il Papa aveva una fede granitica in questo, unita a una grande sensibilità pastorale.
Il pregio del Papa era saper ricordare, con discrezione e con la saggezza di un padre, senza condannare o giudicare nessuno, che il matrimonio non si fa da soli, che l’impresa di una vita insieme nel tempo va affrontata con un alleato che si fa carico della debolezza, della miseria umana.
E, d’altronde, non possiamo arrenderci alla nostra miseria. Il Papa lo ha spiegato molto bene in diverse occasioni: il matrimonio non deve durare “negli anni”, ma “nell’amore”; e il sacramento del matrimonio è stato istituito a questo scopo. Sosteneva che due coniugi sono chiamati ad amarsi sempre di più, a crescere nella condivisione e nella pazienza, nella comunione, ma l’amore umano ha bisogno di essere sorretto da un amore più grande, quello di Dio. Papa Francesco lo spiegava ai fidanzati già nell’Udienza di San Valentino del 2014: gli sposi sono costantemente chiamati, nella loro vita matrimoniale, a chiedere per loro il vino buono, cioè la festa, la gioia, che solo il Signore può dare. E, d’altronde, lo testimoniava il Papa con la sua solita simpatia e una proverbiale schiettezza: Gesù, di quel vino, ne ha scorte infinte.
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