TRASLAZIONE PAPA FRANCESCO

Traslazione da Santa Marta a San Pietro: un ultimo e significativo pellegrinaggio

Foto: Frame del video https://www.youtube.com/watch?v=oVi2_QQ9XOw&t=2482s - Vatican News

È iniziata alle 9 di stamattina, mercoledì 23 aprile, la processione, accompagnata da migliaia di fedeli, per la traslazione della salma del Papa nella Basilica di San Pietro, dove, a partire dalle 11, sarà possibile per i fedeli rendere omaggio al Pontefice argentino. Un momento ricco di commozione e di gesti significativi.

“La speranza di Cristo risorto dai morti sia con tutti voi. È nella luce del Signore risorto che accompagniamo Francesco”: queste le parole del cardinale Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa romana Chiesa, con cui ha avuto inizio il rito della traslazione, che prevedeva il trasferimento della salma di Francesco nella basilica di San Pietro. La salma del Papa si trovava nella cappella di Santa Marta, fino a stamane.

In piazza san Pietro, ad accogliere il feretro, un clima di raccoglimento, fatto di silenzio e preghiera, interrotto solo da un fragoroso applauso al passaggio della bara aperta.

Solo domenica scorsa, giorno di Pasqua, Papa Francesco percorreva lo stesso tratto; attraversava la medesima Piazza sulla papamobile, con il volto affaticato e il corpo sempre più stanco.

Durante la benedizione Urbi et Orbi, affacciandosi, aveva pronunciato le ultime parole pubbliche, profetiche, se riascoltate oggi: “Fratelli e sorelle, buona Pasqua”.

In occasione della Pasqua, il Santo Padre aveva fatto leggere un’omelia da lui scritta, centrata sulla Resurrezione. Aveva voluto sottolineare che “i protagonisti dei racconti della Pasqua corrono tutti”, sottolineando che questo è l’atteggiamento interiore di chi si mette alla ricerca di Gesù. Ribadiva che Gesù è “risorto dalla morte” e perciò “non si trova più nel sepolcro. Bisogna cercarlo altrove”.

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Sono queste le parole che riaffiorano mentre il feretro è portato a spalla da Casa Santa Marta alla Basilica di san Pietro. Un ultimo pellegrinaggio mentre il coro canta il Salmo 50, la gente prega in silenzio, le guardie svizzere presidiano il cammino. Nel momento stesso in cui la bara attraversa la Porta Santa si intona il canto delle Litanie. Francesco entra accompagnato dai santi, entra nella comunione dei santi, invocati per l’ultimo passaggio. La bara viene posta ai piedi del Sacro Ciborio. Si proclama il Vangelo. Si prega per lui e il mondo intero e poi inizia la grande processione dei cardinali per un ultimo saluto. In un angolo una suora, suor Geneviève Jeanningros, piccola sorella di Gesù, in silenzio piange e prega.

È un momento commovente ma molto significativo. Sembra ancora di sentire il Papa mentre ci invita a non fermarci a questo momento, a non rinchiudere Gesù in una storia del passato: “Dobbiamo metterci in movimento, uscire per cercarlo: cercarlo nella vita, cercarlo nel volto dei fratelli, cercarlo nel quotidiano, cercarlo ovunque tranne che in quel sepolcro”.

La Pasqua diceva ancora, “ci spinge a correre come Maria di Magdala e come i discepoli; ci invita ad avere occhi capaci di ‘vedere oltre’, per scorgere Gesù, il Vivente, come il Dio che si rivela e anche oggi si fa presente, ci parla, ci precede, ci sorprende”. E infine: “non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici. Lasciamo che la sua Parola di vita e di verità illumini il nostro cammino”.

Queste ultime parole, che lette a distanza di pochi giorni sembravano già preannunciare la sua “corsa” tra le braccia del risorto, suonano come una consolazione per tutti quelli che oggi piangono il Pontefice e sono tentati di cercarlo tra i morti. Come Cristo, anche lui “non è qui”.

Grazie Papa Francesco.




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