
CORRISPONDENZA FAMILIARE
Un altro Papa, successore di Pietro
28 Aprile 2025

Un Papa termina il suo ministero, un altro Papa si affaccia all’orizzonte. La Chiesa continua il suo cammino nella storia, “fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, come scrive sant’Agostino. Cammina sulle orme di Cristo perché, non dobbiamo mai dimenticarlo, è Lui che guida con amore la sua Chiesa. “Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18): queste parole, nella versione latina, oggi sono scritte a caratteri cubitali alla base della cupola della basilica di San Pietro e ricordano qual è la missione e il ruolo che Gesù ha affidato al primo degli apostoli.
Gesù chiede a Pietro di essere… una pietra, la pietra che Dio ha posto a fondamento della sua casa. Una pietra importante ma… l’architetto dell’opera è Gesù, è lui il capomastro, è lui che segue i lavori con attenzione e dona a ciascuno il suo posto. Dopo aver precisato il ruolo di Pietro, il Vangelo sottolinea quello di Gesù: “Io edificherò la mia Chiesa”. Il pronome personale è quanto mai decisivo. Il Signore non consegna a Pietro il compito di edificare, non gli dona un potere arbitrario, al contrario, ribadisce che la responsabilità della costruzione resta affidata a Lui e non ha alcuna intenzione di cederla. Gesù coinvolge Pietro, ha bisogno di lui, ha bisogno che Pietro sia una pietra; ed ha bisogno della disponibilità di tutti gli altri discepoli, ciascuno nel posto che gli viene affidato ma… Lui resta a Capo della Chiesa. Lui e nessun altro.
Il prossimo conclave non si prepara ad eleggere il successore di Francesco ma il Successore di Pietro. Lo ha detto mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano. Parole sante e nient’affatto scontate, specie nel contesto di una rilettura mediatica che presenta il pontificato di Francesco non come una tappa della bimillenaria storia della Chiesa ma come una sorta di pietra miliare, come se fosse un nuovo inizio.
Francesco ha servito la Chiesa, ha detto parole e ha compiuto gesti commoventi e significativi, ha scritto luminose pagine di Vangelo. Lo ha fatto in obbedienza a Dio per quel tanto che ha potuto umanamente comprendere. Ha agito con coscienza e responsabilità: la coscienza di un umile credente che si lascia interrogare dalla Parola di Dio; e la responsabilità di un Pastore che ha il compito di guidare il popolo di Dio. Francesco ha fatto la sua parte in tutta libertà, “con franchezza e senza impedimento” (At 28,31), secondo la formula che san Luca usa per descrivere il ministero che Paolo ha esercitato a Roma.
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Il prossimo Papa deve avere la stessa libertà. Non è chiamato a continuare l’opera iniziata da Francesco ma quella di Cristo e, in obbedienza a Lui, a compiere quelle scelte che, a suo personale giudizio, sono più conformi al Vangelo e più utili per continuare nell’oggi la missione che il Risorto ha affidato agli apostoli. In primo luogo quella di proclamare con piena convinzione, come ha fatto Pietro dinanzi al Sinedrio, che Gesù Cristo è la speranza dell’umanità perché “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12).
Francesco lascia una preziosa e pesante eredità. E tuttavia, misurare le scelte del prossimo Papa con quelle del suo immediato predecessore significa soffocare sul nascere la libertà dello Spirito e ingabbiare in schemi prefissati la personalità di colui che Dio chiama a guidare la sua Chiesa. Significa anche dimenticare che l’opera di un Papa si misura essenzialmente con il Vangelo. Un Vangelo libero da condizionamenti sempre più pervasivi di una certa cultura che amplifica alcune pagine e censura altre. Non un Vangelo taglia e cuci, secondo una modalità sempre più diffusa, ma un Vangelo letto nella sua totalità e nel solco di quella storia che da duemila anni ha fatto della Chiesa un essenziale punto di riferimento per l’umanità.
Che gli altri guardino la Chiesa come una semplice organizzazione, soggetta alle logiche umane, a partire da quella del potere, mi sembra normale, anche se poco rispettosa della specifica identità della compagine ecclesiale. Basterebbe un po’ di onestà intellettuale per riconoscere che la storia della Chiesa è infinitamente diversa da tutte le altre realtà. Ma tant’è! Quel che mi sembra strano, per non dire autolesionistico, è vedere anche i battezzati, laici e clero, parlare della Chiesa dimenticando che, prima di essere fatta di uomini fragili e peccatori è fatta da Dio ed è costantemente generata e plasmata dallo Spirito Santo. Gli errori umani, anche quelli più gravi, non possono e non devono soffocare questa verità fondamentale.
È vero, tante volte impediamo allo Spirito di illuminare la coscienza ma… Lui sa come parlare al cuore e come raddrizzare i sentieri che gli uomini di Chiesa, anche quelli che hanno responsabilità, per ignoranza, superficialità o complicità con il male, hanno storpiato. Siamo certi che in questo momento così importante Dio è all’opera, è più che mai all’opera. Per questo il popolo credente accompagna questo tempo con una più incessante preghiera.
Qualche anno fa, parlando ai bambini, che gli chiedevano come si diventa Papa, Francesco ha risposto così: “quello che viene eletto, forse non è il più intelligente, forse non è il più furbo, forse non è il più sbrigativo per fare le cose, ma è quello che Dio vuole per quel momento della Chiesa” (19 febbraio 2017). È Dio che sceglie il Papa. E il Papa scelto da Dio deve preoccuparsi di stare dinanzi a Lui per fare sempre e solo quello che Lui vuole. La Chiesa ha bisogno di un altro Papa capace di ridire con parole nuove l’unico Vangelo che da duemila anni accompagna il cammino dell’umanità.
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