TEMI DI BIOETICA

Suicidio medicalmente assistito. Ne parliamo con Giulia Bovassi

La bioeticista, Giulia Bovassi, intervenuta durante un’Audizione in Senato (11 novembre 2024), all’interno della Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza Sociale e nell’ambito dell’esame dei disegni di legge nn. 65, 104, 124, 570 e 1083, ha condiviso le sue riflessioni circa le disposizioni in materia di morte medicalmente assistita.

Nel suo discorso in Senato, la dott.ssa Giulia Bovassi, riferendosi ai Ddl nn. 65, 104, 124, 570 che “rappresentano il tentativo di istituire un ‘diritto al morire’ (darsi la morte, suicidio assistito; chiedere di essere soppressi, eutanasia) inteso come diritto soggettivo” spiega che in queste proposte manca il “riferimento al diritto primo”, che “antecede e suppone quelli menzionati”, ovvero “il diritto alla vita da cui deriva la possibilità di esercizio della propria libertà e il godimento di tutti gli altri diritti”. Fa allora notare che “la stessa sentenza 242/2019, oltre ad auspicare e non obbligare un intervento del legislatore, non manca di asserirne la priorità in una gerarchia di valori morali a riferimento quando afferma: «dall’art. 2 Cost. – non diversamente che dall’art. 2 CEDU – discende il dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo: non quello – diametralmente opposto – di riconoscere all’individuo la possibilità di ottenere dallo Stato o da terzi un aiuto a morire. Che dal diritto alla vita, garantito dall’art. 2 CEDU, non possa derivare il diritto di rinunciare a vivere, e dunque un vero e proprio diritto a morire, è stato, del resto, da tempo affermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, proprio in relazione alla tematica dell’aiuto al suicidio». Allo stesso modo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Pretty c. Regno Unito del 29 aprile 2002”. 

Chiarito che lo Stato è chiamato a tutelare il diritto alla vita dei suoi cittadini, la Bovassi parla del tema “Qualità della vita e inviolabilità, indisponibilità e irrinunciabilità del bene vita”, affermando che “il diritto alla vita presuppone e precede quello all’autodeterminazione e si caratterizza come inviolabile, indisponibile e irrinunciabile”. Secondo la sua riflessione “ciò definisce anche il valore della dignità intrinseca di ogni appartenente alla specie umana come fatto di natura che tutti siamo chiamati a riconoscere: la dignità non è un valore attribuibile da parte di terzi sulla base di criteri qualitativi della vita non clinici ma soggettivi o fondati su una visione socio-culturale di ‘benessere’, che generano una separazione tra vite degne e non degne di essere vissute perché tale separazione riguarda la persona la cui vita appartiene. Generano un principio discriminatorio contrario al principio di uguaglianza”. Spiega inoltre che “La letteratura in materia di fine vita, puntualmente, pone la riflessione sull’affermarsi di un approccio economicista nel quale l’interesse per e dello Stato giunge a determinare il valore-vita della persona malata, in una sproporzione valoriale del primo secondo e indebita equiparazione tra bene materiale e bene indisponibile”. 

Per Bovassi, “la dignità non si conferisce e non si elimina. Questo assunto a fondamento universale non può mancare in nessuna iniziativa legislativa che intenda legiferare in materia di fine vita e non può lasciare indifferente qualsivoglia dibattito di natura bioetica o biogiuridica”.

In un terzo punto “Libertà e autodeterminazione” la bioeticista spiega “Il valore della libertà e dell’autodeterminazione”, “con riferimento particolare a quella della persona malata”, e mostra i problemi che si verificano quando “in una prospettiva etica soggettivistica”, si inverte l’ordine morale e “si intende l’affermazione della propria libertà come un assoluto, dimenticando che l’individuo che agisce liberamente è un essere in relazione. Questa relazione ricorda che la natura della libertà non può mai slegarsi dalla responsabilità, neppure verso sé stessi, che è la dimensione dei doveri. Karl Jaspers insegna che «l’autentica libertà è conscia dei suoi limiti»”. Potremmo allora chiederci: esiste un limite all’autodeterminazione? “Sì, – risponde Bovassi – è nel bene vita, che è bene della persona quindi necessariamente del suo corpo, nella dignità umana che può non essere rispettata neanche quando vi è consenso”. 

Un altro punto che affronta la dott.ssa nella sua udienza riguarda la mentalità eutanasica e il suo impatto sociale, con conseguente “Slippery Slope”.

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Il pericolo che la mentalità eutanasica trasformi fin nelle fondamenta una società è molto più che un’ipotesi, è – stando ai dati di cui la dott.ssa dispone – già evidenza scientifica. Spiega infatti che “è un rischio fondato sull’evidenza dell’esperienza internazionale di quei Paesi nei quali simili pratiche sono in essere già, per alcuni, da decenni (Canada, Paesi Bassi, Belgio, Olanda) dove la legalizzazione è nata guardando a singole eccezioni, casi circoscritti per poi scivolare rapidamente nel “pendio scivoloso” (Slippery Slope) che vede, oltre al noto protocollo di Groningen (eutanasia neonati gravemente malati) ed eutanasia su minori (dovrebbe far riflette sul senso dell’autodeterminazione!) pazienti sani soppressi perché “si sentivano un peso” (Canada di 10.000 persone il 36% nel 2021) o si “sentivano abbandonati” (17% Population and Development Review”, 2023). Crescono i casi di morti assistite di malati oncologici (nel 2021 62,8% in Belgio – X Rapporto al Parlamento della Commissione Federale di Controllo e Valutazione dell’Eutanasia) e psichiatrici (in Belgio include disturbi della personalità, stress post-traumatico, schizofrenia, autismo, depressione per un tot. di 24 persone nel 2021)”. 

Non manca, poi, all’appello l’Olanda, dove “un Report annuale del 2023 dei Comitati Regionali di Revisione dell’Eutanasia segnala 33 casi di ‘doppia eutanasia’ ovvero coppie che hanno chiesto simultaneamente e ottenuto eutanasia. In Olanda colpisce il caso, riportato nei Report sopramenzionati, di un uomo di 60 anni diagnosticato morbo Alzheimer, il quale dopo pochi mesi ha richiesto eutanasia con sintomi quali «memoria deteriorata, irascibilità e maldestro». Non voleva vivere in una RSA, quindi ha proceduto in fretta con la richiesta”. 

Spesso, spiega la Bovassi “la teoria del pendio scivoloso viene teoria ridicolizzata o ignorata. Dobbiamo essere onesti intellettualmente: se hanno valore le esperienze portate a favore della causa, allora non si dovrebbe chiudere gli occhi davanti alle ragioni per cui migliaia di pazienti o non-pazienti hanno deciso di sopprimere la propria vita a seguito della legalizzazione”. 

Quanto affermato finora non significa non prendere seriamente a cuore le sofferenze di quelle persone che hanno paura di vivere nella sofferenza. Per Bovassi si può però offrire un’alternativa al suicidio assistito: “Spostare il baricentro verso la cura”. Ella auspica che si diffondano maggiormente le cure palliative, che fanno parte di quell’ars curandi. Questo è il linguaggio proprio dell’umanità.

La Dott.ssa Giulia Bovassi si occupa da anni di queste tematiche, viene invitata in Italia e fuori dal contesto nazionale per intervenire in convegni inerenti alla sua specializzazione di bioetica. È docente di “European Human Rights System” presso la Faculdade Internacional Cidade Viva (Brasile) e docente presso la Facoltà di Bioetica dell’Universidad Anáhuac (Messico), è anche cultore della materia in Filosofia del Diritto presso l’Università Europea di Roma (UER).




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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