Il mondo di Maria: la vocazione della donna nel tempo presente

Secondo incontro al Santuario Santa Maria dei Bagni – Diocesi di Nocera-Sarno, 5 maggio 2025
Nel cuore dei tradizionali festeggiamenti in onore della Vergine Maria, il Santuario Santa Maria dei Bagni della diocesi di Nocera-Sarno ha ospitato il 5 maggio 2025, il secondo incontro del ciclo triennale dedicato alla riflessione sulla figura e sul ruolo della donna nel mondo contemporaneo. Un evento intenso, partecipato, che ha saputo coniugare teologia, esperienza e testimonianza, offrendo strumenti preziosi per leggere le sfide del nostro tempo con gli occhi della fede.
A dare il benvenuto è stata la Prof.ssa Annunziata D’Antuono, moderatrice dell’incontro, che ha introdotto le due ospiti: la Prof.ssa Assunta Scialdone, teologa e docente, e Giovanna Abbagnara, giornalista e scrittrice, entrambe profondamente impegnate nel campo della famiglia e della formazione cristiana. Nelle sue parole iniziali, la D’Antuono ha tracciato con lucidità la crisi della famiglia odierna, sottolineando come essa sia diventata “il terreno di scontro ideologico per eccellenza”, perché proprio nella famiglia si struttura l’identità umana, sociale e spirituale di ciascuno. La famiglia, ha ricordato, è il “luogo del senso”, da cui si parte per imparare a vivere e ad amare nel mondo.

La Prof.ssa Scialdone ha condotto i presenti in una riflessione di grande spessore sul tema della sponsalità nella vita di Maria, intesa come chiave di lettura dell’identità femminile. Ha ricordato che nella famiglia di Nazareth convivono i due stati di vita: quello verginale e quello matrimoniale, entrambi forme autentiche di risposta vocazionale all’amore. Citando la Lumen Gentium, ha ribadito che “tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità, ciascuno secondo il proprio stato e condizione”.
Particolarmente toccante il passaggio in cui ha spiegato che la sponsalità è la vocazione al dono reciproco di sé, che si esprime anche attraverso il corpo, nella sua mascolinità e femminilità. Questa dimensione sponsale – radicata nella creazione e ferita dal peccato – può essere riscattata nella luce della redenzione, come ci mostra Maria, che vive la sua maternità e la sua unione con Giuseppe come un’offerta d’amore totale a Dio e all’umanità.
Il riferimento a figure come Santa Teresa d’Avila, Santa Teresa di Lisieux e Santa Zélie Martin ha reso evidente che la sponsalità è una via accessibile a ogni donna che viva la propria vocazione con cuore puro, che sia essa vergine, madre, moglie, consacrata. Maria, ha concluso, è il modello per eccellenza, la donna del dono, capace di accogliere e servire con amore fedele, silenzioso, quotidiano.
L’intervento di Giovanna Abbagnara, direttore responsabile della rivista Punto Famiglia, ha completato la riflessione con un taglio esperienziale e profetico. Ha parlato della vocazione familiare non come ideale astratto, ma come sfida concreta per i genitori di oggi. “La prima forma di educazione dei figli – ha affermato – non sono le parole ma l’amore, e in particolare l’amore tra i genitori. Quando un bambino sperimenta di essere il frutto di un amore duraturo, che sa sacrificarsi e mettere al centro il bene, cresce più sereno”.

Abbagnara che ha da poco pubblicato il suo ultimo libro Cercasi genitori. Appunti sull’educazione per mamme e papà credenti e credibili ha evidenziato quanto sia fondamentale che i genitori si prendano tempo per sé come coppia, perché l’educazione alla stabilità relazionale non si trasmette con i discorsi, ma con l’esempio. “Darsi tempo come coppia – ha detto – non è una distrazione dalla cura dei figli, ma il miglior investimento per la loro felicità futura”.
Un monito forte, quello lanciato da Abbagnara, a riappropriarci del ruolo educativo come adulti credibili, per evitare che la società si abitui all’orrore della dissoluzione delle relazioni. “Se non ricostruiamo l’amore coniugale e la famiglia come luogo di giustizia e tenerezza, la ferita sarà incalcolabile”.
A chiudere l’incontro, le parole vibranti di Don Domenico Cinque, rettore del Santuario, che ha saputo raccogliere il senso profondo della serata: “Maria ci mostra cosa significa appartenere: appartenere a Dio, appartenere a una famiglia, appartenere a una comunità. In un mondo che spesso confonde libertà con solitudine, la Vergine ci insegna che la vera libertà nasce dall’amore che lega, che dona senso e che apre alla vita. Le riflessioni ascoltate questa sera ci invitano a guardare con più fede al nostro essere uomini e donne chiamati alla relazione, alla cura, alla santità”. Con il suo stile paterno e profondo, Don Domenico ha ricordato come il Santuario sia non solo luogo di preghiera, ma anche fucina di pensiero cristiano e di formazione per laici e famiglie.

La serata si è conclusa con un forte invito a guardare a Maria non solo con devozione, ma anche con spirito di imitazione, affinché il suo sguardo e il suo cuore diventino anche i nostri, capaci di leggere la realtà con fede, misericordia e coraggio. In un mondo in cui la donna spesso si trova a dover difendere il proprio valore e la propria vocazione, il richiamo a Maria come sposa e madre diventa segno profetico, capace di generare nuove vie per la costruzione di relazioni autentiche e di una società più giusta e umana.
Il terzo incontro di questo cammino triennale si preannuncia già come un ulteriore passo nella riscoperta della bellezza dell’identità cristiana, alla luce di quella Donna per eccellenza che continua a indicare la via verso il cuore stesso di Dio.
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