LE PAROLE DEI PAPI
Le prime parole dei papi. Da Giovanni XXIII a Francesco

Foto: Files from the Patriarchate of Venezia (Venice), Public domain, via Wikimedia Commons Tânia Rêgo/ABr, CC BY 3.0 BR, via Wikimedia Commons
Fumata nera nel pomeriggio di mercoledì 7 maggio: non abbiamo ancora il successore di Pietro. È un momento storico intenso. Oggi, col cuore ancora in attesa, mentre ci prepariamo all’annuncio “Habemus papam”, vogliamo ricordare le prime parole dei papi più recenti, pronunciate nel momento in cui si sono presentati al mondo.
Era il 28 ottobre 1958, quando, per la prima volta, si presentava con il nome di Giovanni XXIII il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia. Sarà ricordato come “il Papa buono”. Appena eletto disse: “Il mio cuore è pieno di commozione”. Fu il papa del Concilio Vaticano II.
Si fece amare dal popolo per la sua vicinanza. Mostrò, lungo il suo pontificato, una grande tenerezza. Famosa la frase che disse rivolgendosi ai genitori, quando chiese di accarezzare i loro bambini per lui.
Dopo Giovanni XIII, la Chiesa ebbe alla sua guida Paolo VI, che, affacciandosi per la prima volta il 21 giugno 1963, si espresse in questi termini: “Ci presentiamo a voi con il cuore pieno di trepidazione”, e parlò di sé come di “un umile e fedele servitore della Chiesa universale”. Giovanni Battista Montini rivelò un’indole più riservata rispetto al papa precedente, ma il suo papato lascerà un segno indelebile nella Chiesa, rivelandosi per molti aspetti profetico. Spettò a lui il compito di portare a compimento il Concilio Vaticano II. Si espresse in modo fermo e paterno su tematiche inerenti alla difesa della vita e alla vita coniugale.
Giovanni Paolo I, eletto il 26 agosto, sarà ricordato come il “Papa del sorriso”. Le sue prime parole, all’inizio di un pontificato che sarebbe durato solo 33 giorni, furono: “Mi sono trovato nella fossa dei leoni”, riferendosi alla responsabilità che stava assumendo. Il popolo lo sentì subito vicino e fu profondamente rattristato dalla sua prematura scomparsa.
A succedergli fu Karol Woytila, che prese il nome di Giovanni Paolo II. Ebbe uno dei pontificati più lunghi della storia. Le sue prime, famosissime, parole furono: “Siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano… lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima. Non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corrigerete”. Era il 16 ottobre 1978. Fu molto amato, soprattutto dai giovani. Inaugurò per la Chiesa la stagione dei papi missionari. Lo ricordiamo per l’immenso lavoro catechetico della Teologia del Corpo e per la cura pastorale dei fidanzati e degli sposi.
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Il 19 aprile 2005 fu la volta di Benedetto XVI, stretto collaboratore di Giovanni Paolo II, che, presentandosi al soglio petrino, disse di essere “un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. Tedesco e dal carattere mite, Joseph Ratzinger, teologo e prefetto della Dottrina della Fede, mostrò subito la sua semplicità di cuore, dicendo: “Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere”.
L’eredità, soprattutto dal punto di vista comunicativo, del suo predecessore non fu semplice da sostenere, ma la profondità del pensiero di Ratzinger, la lucidità di analisi che dimostrò, la capacità di annunciare un Dio personale che si può incontrare realmente in Cristo, segneranno un prima e un dopo Ratzinger. La sua opera “Gesù di Nazareth”, considerata un capolavoro, ha ridato freschezza alla teologia cristiana inaugurando una nuova era per il cattolicesimo.
Rimarranno indelebili, ma soprattutto ci commuovono – ora che la ferità per la perdita è ancora fresca – le parole di Francesco, il 13 marzo del 2013. Jorge Mario Bergoglio, argentino ma figlio di due italiani emigrati, diventò il primo pontefice latino-americano e gesuita. Mostrò subito la sua vicinanza con il popolo chiedendo di pregare per lui.
Ecco il suo primo discorso: “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui… Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”.
Concluse il suo discorso – qui non riportato interamente – con parole estremamente familiari: “Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!
Francesco attuerà uno stile comunicativo semplice, immediato, inizierà a viaggiare fin da subito e ad uscire da molti schemi rigidi perpetrati nel tempo, alleggerendo la Chiesa da tante formalità. Si batterà per la difesa di ogni vita e mostrerà che la Chiesa può essere “povera e per i poveri”.
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