Non è una favola, la maternità. Non lo è mai stata. Non ci sono figli che arrivano con le istruzioni, né cuori di madre che non siano passati attraverso lacrime, paure, notti in bianco, silenzi duri come muri. Eppure, nonostante tutto questo – o forse proprio per questo – essere madre resta una delle esperienze più vere, forti, umane, spirituali, incarnate che una donna possa vivere. L’11 maggio è la festa della mamma. Ma se vogliamo festeggiarla davvero, facciamolo spogliandola della retorica zuccherosa che la svuota. Niente frasi fatte. Niente immagini di figli perfetti e mamme in posa. La maternità non è uno scatto da incorniciare, è un cammino da consumare.
Pensiamo alle sante madri della Chiesa: Monica, che ha pianto per anni per suo figlio Agostino, inseguendolo con la forza dell’amore e della preghiera fin dentro le sue ribellioni. Pensiamo a Zelia Guerin Martin, madre di santa Teresa di Gesù Bambino, che ha perso quattro figli e ha continuato ad amare, a generare, a sperare. Pensiamo a Gianna Beretta Molla, che ha detto “sì” alla vita non con slancio eroico da copertina, ma con coscienza lucida, serena, sapendo bene che l’amore è fatto anche di rinunce e di offerte silenziose. Nessuna di loro ha avuto figli “facili”, “belli”, “giusti”. E tutte loro hanno testimoniato la santità di un amore che non ha bisogno di essere perfetto per essere pieno.
La maternità – che sia biologica, adottiva, affidataria, spirituale – non è definita dalla genetica ma dall’accoglienza. È una forma alta dell’essere donna. È apertura alla vita, anche quando la vita ti scompiglia, ti contraddice, ti mette alla prova. Non si è madre solo perché si partorisce, ma perché si custodisce, si accompagna, si dona. Anche quando fa male. Anche quando si è sole.
E sì, i figli fanno arrabbiare. Fanno soffrire, preoccupare, sfinire. Ma nulla di tutto questo toglie bellezza alla maternità. Anzi, la rende vera. La purifica da ogni idealismo. E ci ricorda che non c’è vocazione più grande per una donna che imparare ad amare con le mani impolverate dalla realtà, e con il cuore spalancato come una casa abitata.
Lo aveva ricordato con forza profetica san Giovanni Paolo II, il 10 maggio 1981, solo tre giorni prima dell’attentato che lo avrebbe ferito: “Affinché questi esseri umani più piccoli, più deboli, più indifesi abbiano la vita… a questo serviamo e serviremo in unione col Buon Pastore, perché questa è una causa santa.” Difendere la vita – anche quella non ancora nata – significa servire l’uomo, servire la coscienza, servire la verità. E la maternità autentica è tutta qui: nel custodire la vita e la verità, insieme. Anche quando costa. Soprattutto quando costa.
Per questo oggi il mio pensiero va a tutte le donne che hanno detto “sì” alla vita in tutte le sue forme. Alle madri giovani e a quelle stanche. A chi ha perso un figlio e continua ad amare. A chi attende ancora di diventarlo. A chi lo è stata per scelta, per vocazione, per sorpresa. A chi ha aperto la porta a figli non suoi, ma che lo sono diventati per amore. E vorrei dire a ciascuna: non lasciarti rubare la gioia e la dignità della tua maternità da un mondo che ti misura solo in efficienza o successo. La tua forza è nel generare, accogliere, curare, educare, anche quando non si vede. Perché essere madre non è avere tutto sotto controllo, ma scegliere ogni giorno di esserci. E questo – oggi più che mai – è il miracolo più grande.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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