Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

13 Maggio 2025

La fede e la matematica

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 10,22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Il commento

Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente” (10,24): la domanda sembra più che legittima, manifesta il desiderio di conoscere la verità, in realtà è l’espressione più plateale dell’incredulità. Quello che Gesù ha già detto e fatto non è sufficiente. Chiedere a Gesù di essere più chiaro, serve solo a giustificare se stessi. Nella vita c’è spazio per le domande ma c’è anche il tempo in cui spetta a noi rispondere. Come l’amore, non può restare avvolto nel fascino dei sentimenti ma deve tradursi in un patto di piena e totale condivisione, così pure la fede.

Blaise Pascal (1623-1662) era un matematico, uno che sapeva usare la ragione. Ed era anche un credente che ha vissuto una straordinaria esperienza di fede. L’interiore certezza della fede non gli ha impedito di continuare a pensare Dio con la sua ragione. Da buon matematico diceva che la fede è la cosa più ragionevole che l’uomo possa fare: “Preferirei sbagliarmi credendo in un Dio che non esiste, piuttosto che sbagliarmi non credendo in un Dio che esiste. Perché? Se non c’è nulla, dopo, ovviamente non lo saprò mai, sprofonderò nell’annichilimento eterno; ma, se c’è qualcosa, se c’è qualcuno, dovrò rendere conto del mio rifiuto È matematico, se non c’è nulla non avrò comunque sciupato la mia vita perché avrò creduto in un Dio che mi chiama ad amare e servire il prossimo, ma, se c’è qualcuno, allora dovrò rendere conto”. Un ragionamento che non fa una piega. Non si arriva a Dio attraverso i ragionamenti ma, in un tempo come il nostro, è necessario ricordare che la fede non è un sentimento privo di ragione ma una scelta che implica anche la ragione. Prima o poi dovremo tutti presentarci all’esame e rispondere alle domande e alle attese di Dio. Meglio se iniziamo a farlo oggi. Abbiamo ricevuto tutto ciò che era necessario per aprirci alla fede, ora sta a noi rispondere con libertà di cuore. Possiamo accogliere o rifiutare, in ogni caso dobbiamo scegliere e farlo con matura consapevolezza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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