MATERNITÀ
La Festa della Mamma per le donne dopo un aborto spontaneo

Il cuore di tuo figlio smette di battere e, per un attimo, si ferma anche il tuo. Se questo è facile da comprendere quando a morire è un bambino già nato o un ragazzo, il problema delle donne che subiscono un aborto spontaneo è che il loro lutto – tecnicamente “lutto perinatale” – non è riconosciuto dalla società. Se conoscete una mamma spezzata da questo dolore, piangete con lei.
La scorsa domenica abbiamo festeggiato la Festa della Mamma e il mio primo pensiero è andato alle “mamme spezzate” da un dolore che, però, la società non riconosce. Mi riferisco a quelle donne che hanno subito uno o più aborti spontanei.
Di recente, la cronaca ci ha consegnato una notizia davvero dolorosa: una mamma ha avuto un arresto cardiaco dopo aver saputo che il bimbo nel suo grembo, al settimo mese, era deceduto. Dopo aver ricevuto la notizia dai medici si sarebbe sentita male e, qualche ora più tardi, sarebbe morta. Non è chiaro se i due decessi siano collegati, ma ciò che è certo è che, quando perdi un figlio, qualcosa si rompe dentro.
Il suo cuore smette di battere e, per un attimo, si ferma anche il tuo. Se questo è facile da comprendere quando a morire è un bambino già nato o un ragazzo, il problema delle donne che subiscono un aborto è che il loro lutto – si chiama tecnicamente “lutto perinatale” – non è particolarmente riconosciuto dalla società, complice il fatto che un essere umano “in grembo” è, agli occhi di molti, “un po’ meno figlio”. Non è così, tuttavia, per la donna che subisce l’aborto: lei che era diventata un tutt’uno con il piccolo o la piccola che le abitava dentro.
Un feto viene spesso definito un grumo di cellule non senziente; mentre un bambino è una persona, che gode dei nostri stessi diritti.
Questo approccio verso la vita nel grembo porta molte donne a non sentirsi comprese nel loro dolore quando la vita si interrompe dentro di loro. Possono percepire che, per il mondo esterno, quel figlio non era ancora nessuno e quindi il loro dolore non è poi così giustificato.
C’è chi asserisce persino che, finché il nascituro non è registrato in un pezzo di carta, non vi è proprio un figlio.
Leggi anche: “Avevo molta fiducia nei genitori”: la famiglia di Papa Leone
Tutto questo può fare davvero male alle mamme rimaste “orfane” di un figlio mai nato, che si sentono liquidate con frasi di circostanza quali: “puoi sempre riprovarci”.
Che ne sanno, quelli che parlano così, che il sangue della mamma si era mescolato con quello del figlio, che i loro cuori battevano nello stesso momento, che i loro corpi – due corpi distinti, eppure vincolati – si trovavano uno nell’altro?
Che ne sanno di quella volta che ha sentito i primi movimenti o il singhiozzo, che si accorgeva di quando dormiva e quando si svegliava, che poteva sentirlo scalciare, quando una voce amica lo salutava?
Di tutti i dolori che si possono provare nella vita, forse perdere un figlio è il più grande, incomprensibile e doloroso. C’è qualcosa, però, che lo acuisce ancora di più: vedere che il mondo intorno lo ignora.
A tutte le mamme che hanno passato questo, che si sono sentite sminuite nel loro lutto, che hanno avuto a che fare con un persone insensibili nell’ambito sanitario, che sono state trascurate da parenti o amici… datevi il diritto di piangere e di gridare al mondo che dentro di voi c’era un figlio, niente di meno di questo.
E a tutti quelli che hanno accanto una donna con un simile peso… piangete insieme a lei.
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento