CENTENARIO SANTA TERESA
Prendere Gesù dalla parte del cuore: il consiglio di Santa Teresa di Lisieux

Oggi, 17 maggio, ricorre il centenario della canonizzazione di Santa Teresa di Lisieux. “Per conto mio, trovo la perfezione molto facile a praticarsi, – scriveva alla sorella – perché ho compreso che non c’è da fare che una cosa: prendere Gesù dalla parte del cuore”. La santa ci aiuta a non cadere nell’abitudine: la fede è l’incontro con un cuore vivo che ci ama.
Proprio nel 2025, l’anno santo del Giubileo dedicato alla speranza, ricorre il centenario della canonizzazione di Santa Teresa di Lisieux. Precisamente oggi, il 17 maggio, sono cento anni che la Chiesa l’ha annoverata nella schiera degli intercessori in Cielo, la venera, la prega, la propone come esempio di fede autentica.
Per ricordarla, vogliamo menzionare uno tra i suoi tanti meravigliosi scritti. Prendiamo la Lettera 171, scritta alla sorella Leonia (monaca visitandina), in cui la esortava a “prendere Gesù dalla parte del cuore”.
Spiega, infatti, che Dio ci ama e che è disposto a perdonarci ogni volta che ci buttiamo tra le sue braccia. Ecco le parole che usa:
“…T’assicuro che il buon Dio è assai migliore di quanto credi. Si contenta di uno sguardo, di un sospiro d’amore. Per conto mio, trovo la perfezione molto facile a praticarsi, perché ho compreso che non c’è da fare che una cosa: prendere Gesù dalla parte del cuore. Osserva un bambino che ha recato dispiacere alla mamma facendo le bizze e disobbedendo. Se va a rifugiarsi in un cantuccio tutto imbronciato e strilla per la paura d’essere castigato, sta’ pur tranquilla che la mamma non gli perdonerà la sua mancanza. Se, invece, corre da lei, le butta al collo le sue braccine sorridendo e dicendo: “Abbracciami, mamma, non lo farò più”, ti pare che la mamma non lo stringa subito al suo cuore con tenerezza, dimenticando tutto ciò che ha fatto? Naturalmente, lei sa che il suo caro piccino farà lo stesso alla prima occasione, ma questo non conta nulla. Se egli la prenderà dalla parte del cuore, eviterà sempre il castigo…”
Teresa ha ben chiaro che Dio è, primariamente Amore… Si commuove davanti a noi, creature fragili e imperfette, quando ricorriamo a Lui riconoscendo il desiderio della sua intimità, del suo abbraccio.
Interessante che Teresa paragoni Dio ad una mamma, non ad una madre permissiva, bensì ad una madre severa, quando è giusto, perché Dio non può accettare il peccato. Il suo cuore, però, è più grande del peccato stesso. Non smettiamo di essere peccatori, Teresa lo fa capire chiaramente, ma è molto diverso essere peccatori che si lasciano amare.
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È bello, leggendo questa lettera, pensare che Santa Teresa, oltre cento anni prima, abbia anticipato i contenuti principali dell’ultima enciclica lasciata da papa Francesco: “Dilexit nos”, incentrata proprio sul cuore di Cristo.
Tutta l’enciclica meriterebbe di essere letta e approfondita: scorgeremo, facendolo, una sintonia perfetta tra questa santa, nata un secolo e mezzo fa (nel 1873) e le parole dell’ultimo pontefice che la Chiesa ha avuto, prima dell’elezione di Leone XIV.
Al n° 60, Francesco afferma che Dio ci ama anche con un “cuore umano”:
“Il Figlio eterno di Dio, che mi trascende senza limiti, ha voluto amarmi anche con un cuore umano. I suoi sentimenti umani diventano sacramento di un amore infinito e definitivo. Il suo cuore non è dunque un simbolo fisico che esprime soltanto una realtà spirituale o separata dalla materia. Lo sguardo rivolto al Cuore del Signore contempla una realtà fisica, la sua carne umana, e questa rende possibile che Cristo abbia emozioni e sentimenti umani, come noi, benché pienamente trasformati dal suo amore divino. La devozione deve raggiungere l’amore infinito della persona del Figlio di Dio, ma dobbiamo affermare che esso è inseparabile dal suo amore umano, e a tale scopo ci aiuta l’immagine del suo cuore di carne”.
Esiste un grande rischio, anche per noi cristiani cattolici: è quello di vedere Dio come qualcosa di astratto, come un concetto, dimenticando che Egli è una Persona e ci ama con un cuore vivo, un cuore di carne. I santi, come Teresa hanno il merito di rimportarci all’essenziale. Dio non è un’idea, è un cuore che ama. E ognuno può fare esperienza di questa delizia.
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