STRISCIA DI GAZA

Gaza. Per le nazioni Unite, Israele usa la fame come arma

Le condizioni di Gaza sono sempre più disperate, le persone muoiono a centinaia ogni giorno, sotto la furia dei raid israeliani o per fame. Un assedio che non è più solo militare, ma umanitario. A causa della disperazione crescente, anche le pochissime panetterie – ultima speranza per trovare un pezzo di pane – sono state letteralmente prese d’assalto in questi giorni.

Netanyahu inizia a sentire – anche se ancora molto morbide – le pressioni dei leader occidentali, che gli chiedono di moderare la sua offensiva. La risposta del Capo di Stato israeliano: “Siete dalla parte di Hamas e dalla parte sbagliata della storia”. 

Di fatto, però, a fare le spese più gravi del conflitto, finora, sono state vittime innocenti. Si calcola che in un anno e mezzo siano stati 15.000 solo i bambini uccisi, senza contare l’ecatombe di civili tra donne e anziani. Un dato impressionante, ancor più se si pensa che gli attacchi di Israele contro i palestinesi possono essere annoverati tra le prime cause di morte infantile nel mondo nel 2025. 

La guerra contro il terrorismo si sta palesemente trasformando in un genocidio, mentre le reazioni dei potenti sono ancora troppo deboli. 

Proprio nelle ultime ore è stata colpita una scuola, creando vittime e panico generale. E proprio nelle ultime ore, sta facendo il giro del web la storia di una mamma che ha perso, in un attimo, nove figli su dieci.

La pace sembra ancora lontana e le condizioni di tutta la Striscia di Gaza sono sempre più disperate: si muore sotto la furia dei raid israeliani o per fame. Un assedio che non è più solo militare, ma umanitario. 

A causa della disperazione crescente, anche le pochissime panetterie – ultima speranza per trovare un pezzo di pane – sono state letteralmente prese d’assalto in questi giorni. 

Leggi anche: Gaza sarà occupata. La storia si ripete, cambiano solo luoghi e nomi

Giovedì scorso, riferisce la BBC, molte di esse sono state costrette a chiudere per la calca eccessiva senza alcuna misura di sicurezza. Una madre ha raccontato ai volontari di Project HOPE che il suo bambino piange disperato da giorni, perché lei non riesce più a produrre latte: “Il mio seno è vuoto”, come il suo stomaco. Alcune donne svengono per la fame nei centri medici. Philippe Lazzarini, direttore dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), ha commentato che in questa situazione nessuno dovrebbe stupirsi se i camion vengono saccheggiati: “I gazawi sono stati ridotti alla fame e privati dell’acqua e dei medicinali per più di undici settimane”. Il cibo stesso è diventato motivo di lotte e furti, tra gli stessi cittadini affamati. 

Secondo Guterres, Segretario delle Nazioni Unite “Israele usa la fame come arma di guerra”, acconsentendo a “un cucchiaino d’aiuto, quando servirebbe un’alluvione di assistenza”. Solo 115 camion hanno effettivamente distribuito i rifornimenti nei giorni scorsi, ma il nord della Striscia resta completamente senza forniture. 

Di fronte a questo dramma e alle torture inflitte al popolo palestinese con il pretesto della lotta contro Hamas – che pure usa la violenza come unico linguaggio – riecheggiano forti e chiare le parole di Gesù, che oggi soffre nelle vite innocenti martoriate di Gaza: “Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere” (Mt 25,42).




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