CREDERE NEI GIOVANI

“Dopo la Cresima non mi vedrete più in Chiesa”, poi diventa l’animatrice più amata

preghiera

Mi sono ritrovata a fare l’animatrice in un centro estivo. Era da tanto che non lo facevo e, uscendo di casa, mi son detta: “Ho così tanto lavoro: perché perdo tempo così?”. La titubanza è durata durante l’accoglienza dei bambini: gli animatori erano tanti, se la sarebbero cavata anche se non fossi venuta. Poi, tra gli adolescenti minorenni che prestavano servizio, ho rivisto lei… E ho capito perché mi trovavo lì.

Silvia mi aveva visto arrivare, ma si è subito nascosta dietro al suo cellulare. All’inizio era imbarazzata e mi evitava. Però, al mio saluto si è sciolta. 

In quel momento me la sono ricordata mentre, a catechismo, aveva detto con strafottenza: “Non mi rivedrete più, dopo la Cresima!”. E invece era stata la più attenta durante i racconti sulle serve di Dio Marianna Boccolini e Sr Clare Crockett

Sono qui costretta da mia madre”, mi aveva detto. Poi, però, mi aveva fatto le domande più acute. “Si vede che sei una bella persona, una ragazza sensibile e profonda – le avevo detto alla fine – non avere paura di questo lato di te!”. 

Un’altra volta, l’avevo incontrata ad una festa in parrocchia, sempre perché obbligata dalla madre. Si era estraniata, in un angolo, col suo smartphone, finché non mi ero seduta vicino a lei, a mio rischio e pericolo. Sapevo che avrebbe potuto allontanarmi. E invece avevamo parlato a lungo, io e lei sole, seppure immerse nel frastuono della festa. Mi aveva detto che si sentiva oppressa, confusa, insicura; che non sapeva quali talenti avesse. Era stata bocciata, aveva paura di non saper fare nulla. Non si era mai permessa di ascoltarsi, troppo presa dal ribellarsi alle aspettative dei genitori. Allora le avevo chiesto: “Cosa ti piace davvero? In cosa sei davvero brava?”

Ci aveva pensato a lungo, senza rispondere. Avevamo persino cambiato argomento. 

Poi, d’un tratto, mi aveva detto: “Riguardo a prima, ho capito in cosa sono brava: con i bambini. Mi piace giocare con loro, aiutarli, mi fanno tenerezza… mi piace fare la baby-sitter”.

Le avevo detto: “E allora coltiva questo aspetto di te, che è bellissimo! Cerca occasioni per coltivare questo talento…”

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E ora eccola lì, a fare l’animatrice in parrocchia. Lei che sembrava superficiale, scontrosa e poco incline al rispetto, ora era a capo di un gruppetto di piccoli e aveva preso sul serio il suo compito. 

Per tutta la giornata ho potuto vedere con quanta naturalezza ascoltava i bambini dopo un litigio, come prendeva sulle gambe i più timidi, la capacità di portare pace dopo uno scontro. Quindici anni, un volto pulito e un po’ di ingenuità; un cellulare che, di tanto in tanto, la chiamava dalla tasca, però si metteva al servizio di altri, così com’era. “Si vede che sei portata, devi lavorare con i bambini da grande!”, le abbiamo detto tutti.

E io mi sono commossa ripensando alla nostra chiacchierata in quel freddo pomeriggio di gennaio.

C’era chi la dava già per persa, allora: “Non ci si ragiona, è irriverente, pensa solo a sé stessa, non ascolta”. Il fatto è che, per ascoltare, i giovani, prima devono essere ascoltati. Per guardare gli adulti, devono prima essere guardati da loro.

Ieri, al centro estivo, in un momento di ricreazione, mi ha aggiornata sulla sua vita. Mi ha fatto capire che non trova pace con i ragazzi, che cambia spesso fidanzato, l’ultimo lo ha lasciato perché lui vuole fare sesso, ma lei ha paura e poi non si fida, guarda sempre le altre. 

“Ci farei tutto con lui, mi piace troppo, ma…”

“Ma vuoi di più! – Le ho detto – Dimmelo tu: che amore desideri?”. 

E lei: “Non lo so”.

“Ce l’hai scritto nel cuore, non c’è bisogno che te lo dica io. Sono sicura che non vuoi essere usata”.

Mi ascoltava, in silenzio. 

“Se un ragazzo vuole fare l’amore con te deve prima darti la vita…”

Non capivo se le faceva piacere o meno, che entrassi così a gamba tesa. “Scusa, non voglio essere invadente…”. 

No, non sei invadente, sono io che mi sono confidata con te…

E ha continuato a raccontarmi, ad aprirmi il cuore. Allora ho capito perché sono andata in quel centro estivo.  

Mentre me ne andavo, dopo una bellissima mattinata, ho pensato che noi laici cristiani siamo missionari in borghese. Abbiamo la grazia di essere nei posti più ordinari del mondo e di poter portare Cristo nel quotidiano, anche nella panchina di un campo sportivo, con la borraccia in mano, mentre dei bambini rumorosi giocano a pallone.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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