Matrimonio, sacramento del corpo. Ve lo dicono nei corsi prematrimoniali?

“I due saranno una sola carne”, dice Gesù. Perché sì, diventeranno anche una sola casa, una sola cosa, una sola anima, ma il “quid”, ovvero quel qualcosa che è proprio del matrimonio e che non riguarda altre relazioni o altre unioni (almeno nel piano di Dio) è proprio il linguaggio e l’esercizio della sessualità ai fini della comunione tra i coniugi e della generazione della vita. Sappiamo annunciare questo nei corsi prematrimoniali?

Quando Gesù parla del matrimonio utilizza l’espressione “una caro”: una sola carne indivisibile. Era libero, il Signore, di utilizzare qualsiasi altra parola.

Poteva parlare della coppia come una “nuova casa”, ma anche due studenti fuori sede vivono sotto lo stesso tetto; avrebbe potuto parlare di una “sola anima”, ma anche due amici possono essere così intimi, così uniti in un intento comune, da sentirsi una sola anima.

Avrebbe potuto dire, nostro Signore, che i due sarebbero diventati una “sola cosa”, come lo sono la pianta col frutto, lo scoglio con il mare, ma nemmeno questo avrebbe permesso di cogliere la specificità dell’unione sponsale.

Il fondamento teologico e antropologico del matrimonio cristiano è l’una caro

“I due saranno una sola carne”. Perché sì, diventeranno anche una sola casa, una sola cosa, una sola anima, ma il “quid” – ovvero quel qualcosa che è proprio del matrimonio e che non riguarda altre relazioni o altre unioni (almeno nel piano di Dio) – è proprio il linguaggio e l’esercizio della sessualità ai fini della comunione e della generazione della vita. Il matrimonio è il sacramento del corpo.

Questa premessa, alla base della Teologia del corpo, quanto ha raggiunto le nostre parrocchie? Purtroppo, molto poco. La sessualità non è ancora considerata il fulcro del matrimonio, viene trattata non come fondamento teologico e antropologico del legame coniugale (come “ciò che fa di due una nuova famiglia”), bensì come un argomento tra tanti. In un elenco di dieci temi, uno è dedicato alla sessualità… ma come? Come uno degli aspetti di una relazione, appunto, con come “lo specifico” del matrimonio.

Cosa comporta questa impostazione? Che non riusciamo a comprendere come tutto (tutto!) ciò che si costruisce o si demolisce in un matrimonio è connesso a come si vive il fulcro del matrimonio stesso, ovvero l’intimità

Due sposi che vivono bene la loro intimità testimoniano pienezza anche senza parlare

Fateci caso: la luce, la radiosità, la testimonianza di vita vera, la gioia, la pienezza, la solidità che una coppia trasmette al mondo è direttamente proporzionale alla consapevolezza che riguarda la cura della propria vita intima.

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Le coppie che nella mia formazione verso il matrimonio cristiano sono state segno di speranza, che mi hanno motivato a cercare un amore autentico, che mi hanno spinto a cercare di più quando il mondo mi tirava in basso, sono le stesse coppie che mi hanno parlato di castità (intesa come dono di sé), che mi hanno annunciato la bellezza dei metodi naturali per distanziare le nascite (come è riduttivo sentirne parlare in termini di “contraccezione naturale”! Non è uno tra i tanti metodi contraccettivi, ha proprio una filosofia di fondo radicalmente diversa); sono le coppie che hanno preso sul serio il primo annuncio di Cristo sul matrimonio: diventare una sola carne vincendo sempre più l’egoismo e la chiusura nelle proprie insicurezze.

La sessualità è ferita, ma Dio l’ha redenta

Se non saniamo le ferite nella nostra sessualità, se non vinciamo l’ego in una sfera così essenziale (e la concupiscenza riguarda tutti); se non parliamo di salvezza e di redenzione dell’atto sessuale, perché ci disturba l’idea del peccato (che è “scegliere il male”: ci piaccia o meno, scegliamo male un sacco di volte), non potremo vivere un’intimità libera e liberante. Come faremo, allora, ad annunciarla?

Saremo con un piede in Cristo e un piede nel mondo; saremo cristiani poco credibili.

Non si tratta di affermare che la sessualità è l’aspetto predominante in una coppia (tanti potrebbero dire che lo è il dialogo, la tenerezza, il rispetto). Si tratta di renderci conto che da come impostiamo la nostra affettività, da come ci approcciamo al corpo, dipende in gran parte tutto il resto. Se abbiamo rapporti sessuali in maniera disordinata, se non siamo liberi dalla mentalità pornografica (che ha raggiunto anche tanti sposi) se non ci accogliamo, se non rispettiamo la differenza, insomma, se non viviamo bene la sessualità, è impossibile comunicare amore in tutti gli altri aspetti della relazione. Ed è vero anche il contrario: se ci rispettiamo, se vogliamo un amore puro, questo lo manifesteremo nella carne. Vita ordinaria e intimità fisica, per gli sposi, sono due facce inseparabili della stessa relazione. Separarle ci allontana dall’annuncio del Vangelo.

Nei nostri corsi prematrimoniali, care coppie formatrici, cerchiamo di prendere sul serio l’annuncio di Cristo. Proviamo a mettere a fondamento ciò che Lui mette a fondamento… Solo se si sperimenta l’unità coniugale in maniera profonda, solo se il dono che facciamo di noi stessi al coniugi nella vita e il dono dei corpi corrispondono, solo se abbiamo capito che l’“una caro” non è un aspetto tra i tanti ma il linguaggio che l’amore di Dio parla attraverso i corpi degli sposi, saremo come coppie luce del mondo e sale della terra.   




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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