1 Luglio 2025

Il Rosario nelle mani delle madri ucraine

Dobbiamo imparare a cogliere i gesti piccoli. Ad avere uno sguardo profondo sulla realtà. A leggere ed ascoltare la realtà al di là delle parole. Al termine dell’incontro nella Basilica Vaticana con i quattromila fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina giunti in pellegrinaggio giubilare a Roma il 28 giugno scorso, Papa Leone XIV ha scelto di fermarsi per incontrare quattro donne. Quattro madri. Sono madri di giovani soldati uccisi nella guerra in Ucraina. Non sono eroine né figure pubbliche. Sono madri come tante, ma sulle loro spalle portano un peso che le ha cambiate per sempre: il dolore di un figlio strappato dalla violenza, la ferita muta della guerra.

Ho visto il piccolo video che immortala questo momento. Il Papa ha ascoltato. Le ha guardate: tutte erano commosse, qualcuna stringeva tra le mani la foto del figlio. Il Papa ha preso le loro mani. A ciascuna ha donato un Rosario. Un gesto antico, un oggetto semplice: grani che scorrono tra le dita, come a cercare un senso nel dolore, come a sussurrare una preghiera quando non si hanno più parole. Quelle donne, tra le lacrime, hanno ricevuto più di un dono materiale. Hanno ricevuto la vicinanza del Successore di Pietro, la carezza della Chiesa, la benedizione di Dio.

La guerra continua a lacerare l’Europa orientale, a mietere vite giovani, a produrre orfani, vedove, madri inconsolabili. Di fronte a questo orrore, il Pontefice non ha portato discorsi, né analisi politiche. Ha portato il silenzio orante, il dolore condiviso, la fede. Ha portato Maria. Perché è proprio a Maria che quelle madri possono guardare. Anche lei ha visto il Figlio innocente morire, anche lei ha vissuto l’ingiustizia e il sangue. Eppure, ha continuato a credere, ad amare, a sperare. Così, nella preghiera del Rosario, queste madri possono trovare un cammino. Non una risposta, forse, ma una Presenza.

È questo che Leone XIV ha voluto dire, senza parole. Che la Chiesa non dimentica. Che la sofferenza ha un volto, che le lacrime hanno un valore. E che anche in mezzo alla guerra, nel cuore stesso dell’odio, può ancora nascere la compassione. A chi guarda superficialmente, potrà sembrare un gesto piccolo. Ma noi cristiani sappiamo bene che è nei piccoli gesti che si manifesta la grandezza del Vangelo. E che la preghiera di una madre, stretta al Rosario, può muovere il Cielo. Anche in mezzo alla guerra.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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