Ci sono date più importante di altre e alcune rivestono nel tempo un significato speciale. Il 4 luglio è una di queste. È il giorno in cui la Chiesa non piange la morte di Pier Giorgio Frassati, ma celebra il suo “dies natalis”, il suo giorno di nascita… al Cielo, esattamente 100 anni fa e all’ombra della notizia della sua prossima canonizzazione.
Sembra un paradosso, ma è il linguaggio dei santi. La morte, per chi ha vissuto amando, è solo una porta, un passaggio. E per chi ha vissuto con Cristo, è l’inizio della Vita vera. Pier Giorgio morì a 24 anni. E questo dice qualcosa di scandaloso per una mentalità che misura la riuscita in base alla durata, ai titoli, ai traguardi. Ma i santi, si sa, non portano l’orologio del mondo. Pier Giorgio non ha aggiunto anni alla vita, ha aggiunto vita agli anni come dice sempre don Silvio Longobardi sollecitando i suoi figli nella fede. Un’intensità che lascia senza fiato. Una corsa verso le vette, come il suo motto preferito: Verso l’alto!
Non c’è tempo da perdere. Questa è forse l’unica verità davvero urgente oggi. Vivere santamente non è un’opzione per anime speciali, è l’unico modo sensato per abitare il tempo che ci è dato. Pier Giorgio aveva ventiquattro anni, e li ha riempiti di tutto: amicizie, politica, montagna, preghiera, carità nascosta, amore per i poveri, Messa quotidiana. La sua non è stata una giovinezza sprecata in compromessi, ma una scalata radicale verso i carismi più alti come esorta san Paolo. Ha rifiutato la mediocrità senza rumore, scegliendo il Vangelo come carta d’identità. Come lui, anche Santa Teresina di Gesù Bambino morì a 24 anni. Anche lei ha consumato tutto, bruciando d’amore.
La loro età, che ci appare così breve, ci interroga: quanto tempo sprechiamo aspettando il momento giusto per vivere davvero? Il momento giusto è adesso. Pier Giorgio morì dopo alcuni giorni di silenzio e sofferenza, consumato da una poliomielite fulminante. La famiglia, colta di sorpresa, si aspettava un funerale composto, riservato. E invece fu un corteo silenzioso e immenso. Dai vicoli di Torino sbucarono volti mai visti: poveri, operai, studenti, persone segnate dalla sua generosità nascosta. Una folla. Uno stupore.
Fu in quel momento che la verità della sua vita venne alla luce. Non contavano più i discorsi, né gli onori o le amicizie altolocate. Contava quell’esistenza offerta, cucita di gesti d’amore. La morte segna sempre uno spartiacque ma per i santi, è anche una firma luminosa posta in calce a un’esistenza che ha detto “sì”. E quella firma rimane. Ecco ciò che conta davvero.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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