TESTIMONI
Pier Giorgio Frassati (a breve San…) e la felicità che nessuno ti racconta

Secondo un recente rapporto firmato Censis, il 49,4% degli italiani tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato di aver sofferto di ansia o depressione a causa dell’esperienza pandemica. Nel 2025 il 70% degli under 30 ha sperimentato almeno un periodo di disagio psicologico. Niente di nuovo, verrebbe da dire. Lo sappiamo. Lo vediamo. Si ha tutto ma non si riesce a fare a meno di sentirsi vuoti. Libertà, comfort, opportunità… eppure c’è una fame che non si spegne, una stanchezza cronica dell’anima. Sorrisi forzati sui social, ma dentro l’apatia, la pressione, la paura di sbagliare tutto. E allora si va in terapia, si prende tempo, si cambia università, città, relazione. Ma il vuoto resta. E se il problema fosse un altro? Se stessimo cercando la felicità dove non possiamo trovarla?
Pier Giorgio Frassati oggi farebbe notizia solo per una cosa: perché non era triste. E dire che di motivi per esserlo ne aveva. La sua storia è piena di motivi per esserlo. Una famiglia benestante ma emotivamente disfunzionale: un padre freddo e distante, una madre che non lo capiva. Un amore bellissimo ma osteggiato: Laura, l’amica del cuore, che non ha mai saputo quello che provava. Una morte improvvisa, a soli 24 anni, per una poliomielite fulminante presa – guarda un po’ – servendo i poveri. Eppure chi lo incontrava lo descriveva come “un’esplosione di gioia”. Scherzava, rideva, organizzava gite, trascinava gli amici in montagna, studiava, serviva i poveri. Faceva sul serio con la vita, ma senza mai perdere la leggerezza. Non era uno che si accontentava. Era uno che viveva.
Nel nostro libro Pier Giorgio Frassati. Fino alle vette, lo raccontiamo bene: la sua gioia non era frutto semplicemente di un carattere solare. Era una scelta. Una scelta precisa, quotidiana, ostinata: mettere Dio al centro. Lasciarsi amare, perdonare, invadere. E restituire quell’amore servendo i poveri, ridendo con gli amici, scalando le montagne, studiando con passione. Tutto. Senza compartimenti stagni.
Non era un santo triste. Era un santo vivo.
Chi ti ha detto che la santità è noiosa? Chi ti ha fatto credere che Dio ti voglia spento, rassegnato, grigio? Pier Giorgio era puro, casto, povero… e felice. Perché aveva capito che la vera gioia è dire di sì alla verità, al bene, alla fatica del dono.

Scopri il testo: Pier Giorgio Frassati. Fino alle vette
In una lettera inviata alla sorella Luciana il 14 febbraio 1925, un paio di mesi prima della sua morte. scriveva: «La tristezza deve essere bandita dalle anime nutrite dalla fede». Non perché fosse insensibile, ma perché aveva un orizzonte più grande. La gioia era per lui un manifesto, la sua era una scelta spirituale di resistenza alla “malattia” della tristezza.
Forse oggi, in mezzo a tante diagnosi e percorsi di cura (necessari, per carità), dovremmo avere anche il coraggio di dire che c’è una tristezza spirituale, una malinconia che nasce da una vita che non sa più dove va. E allora ci serve un modello. Uno che ci faccia vedere che non è vero che la fede toglie la felicità. Anzi, la accende. La fa esplodere.
Pier Giorgio non è un eroe da ammirare. È un fratello da imitare. E forse la vera terapia comincia proprio da qui: alzare lo sguardo, smettere di vivacchiare e iniziare a salire. Fino alle vette, appunto.
Anche se fa fatica. Anche se fa paura. Perché in vetta si respira meglio. E si capisce che la gioia vera… non è un’emozione. È una direzione.Acquista qui il libro: Pier Giorgio Frassati. Fino alle vette

Scopri il testo: Pier Giorgio Frassati. Fino alle vette
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