MATRIMONIO E INTIMITÀ

“Mia moglie”: il gruppo social che sviliva le donne e l’amore coniugale

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Ultimamente, ha fatto molto discutere il gruppo social con oltre trentamila iscritti chiamato “Mia moglie”, dove degli uomini mostravano, condividevano e commentavano – illegalmente, senza consenso – foto delle parti intime delle proprie mogli. La pagina è stata definitivamente rimossa, ma le ferite procurate a migliaia di donne – e di matrimoni – restano.

L’episodio è di una grettezza che fa stringere il cuore, un campanello d’allarme per tutta la nostra società. Mentre ci scandalizziamo, però, non possiamo eludere alcune domande.

Quando si cresce a pane e pornografia

Chi, cosa, ha nutrito questi mariti quando stavano diventando uomini? Quale educazione affettiva hanno avuto dalla famiglia, dalla Chiesa, dalla scuola, dai media, dal mondo dello spettacolo quando erano adolescenti e poi giovani adulti? Con molta probabilità, sono cresciuti a pane e pornografia.

Anche perché, allo stato attuale, la pornografia non va quasi più cercata: è lei che cerca noi. Si trova ovunque. La mentalità pornografia pervade la nostra cultura. L’oggettificazione della donna è ancora lo standard per vendere prodotti. La musica è piena di messaggi sessisti e i social ci abituano al fatto che una donna vale quanto stimola.

Non si tratta di giustificare un fatto di gravità inaudita, perché con “Mia moglie” si è davvero toccato il fondo. Si tratta di andare alla radice e di capire che certi comportamenti inaccettabili sono la punta dell’iceberg.

Educare la nostra umanità

La concupiscenza – insita in noi – ci tenta a sfruttare l’altro, a vederlo come un oggetto da manipolare, usare, esibire. Eppure, è possibile educare la nostra umanità. Di fronte a queste notizie, possiamo domandarci: cosa stiamo insegnando, oggi, ai nostri ragazzi?

“L’importante è essere consenzienti”, dicono: ma è davvero sufficiente questo per educare al rispetto e all’amore? O serve proprio un cambio di rotta, un paradigma nuovo, che ci aiuti a riscoprire la sacralità di ogni persona, di ogni corpo e dell’interiorità che custodisce?

Non esiste vero amore senza regole. Intimità faccia rima con responsabilità.

Leggi anche: Coppia e intimità. Gli dai il tuo corpo, ma ha meritato il dono del tuo cuore?

Se per strada passiamo col rosso, rischiamo di provocare un incidente. Se operiamo chirurgicamente qualcuno senza aver studiato medicina, probabilmente faremo grossi danni. In ogni cosa, soprattutto nelle più importanti, abbiamo bisogno di disciplina. Non significa pretendere la perfezione, ma fare le cose con senno, con senso di responsabilità.

Basta mercificazione del corpo, ma basta a tutti i livelli (non solo quando è reato)

Tutto ciò che si fa e che si accetta genera cultura. Se continuiamo ad ammettere che il corpo può essere venduto e sfruttato, non possiamo pretendere che gli uomini di domani rispetteranno le donne più degli uomini di oggi. Il nostro parlare sia “sì sì” e “no no”. Il male è male. Non scendiamo a compromessi. Difendiamo la sessualità da ogni attacco, da ogni deturpazione. Cerchiamo di darle significato, riconosciamo la sua bellezza nella capacità di generare appartenenza, vita e comunione.

Il corpo non va usato, ma rispettato. Merita la cura di un gioiello, non di essere trattato come immondizia.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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