SPOSI FEDELI

Sposi fedeli dopo il divorzio? La testimonianza di Ettore Leandri

Ettore Leandri ci racconta la sua scelta di restare uno sposo fedele anche dopo il divorzio voluto dalla moglie. È presidente della “Fraternità Sposi per sempre”. Con lui ripercorriamo tutta la storia, la maturazione di questi anni, l’aiuto trovato nella fede. “Quando mi sono separato a 37 anni, su decisione di mia moglie, mi è crollato il mondo addosso”, racconta. Ecco, però, cosa ha fatto per lui la grazia di Dio. Segue la prima parte dell’intervista. 

Prima di tutto, grazie, Ettore, per la tua disponibilità. Che cos’è l’associazione “Fraternità Sposi per sempre”, come è nato e qual è lo scopo?

L’associazione “Fraternità Sposi per sempre” rappresenta l’approdo spirituale di un gruppo di persone separate, fedeli al matrimonio – sacramento, che da diversi anni condividono un percorso di formazione e approfondimento teologico sotto la guida di Mons. Renzo Bonetti, che intravide da subito la “novità” di un vero e proprio cammino spirituale, che non mutava l’originale vocazione sacramentale, battesimale e nuziale, ma che richiedeva una diversa attenzione, teologica e pastorale. È nata nel 2012 su iniziativa di alcune persone e don Renzo per condividere un percorso specifico per i separati fedeli e orientato all’approfondimento del Sacramento, alla crescita personale/spirituale e alla testimonianza. In poche parole, si cammina insieme in questa condizione che nella maggior parte dei casi porta le persone a vivere isolati e in solitudine, anche nelle parrocchie e nelle comunità (per questo il nome di Fraternità). È stata riconosciuta dalla Chiesa a tempo indeterminato. Vengono fatti 5 incontri nazionali all’anno presso la Domus Familiae di Verona dove vive don Renzo insieme alla comunità dei legionari di Cristo, più il Convegno Nazionale nel mese di agosto in luoghi idonei. Inoltre, sono nate 8 fraternità locali sparse in Italia per condividere il cammino con le persone geograficamente più vicine.

Come ti sei avvicinato a questa realtà? 

Quando mi sono separato a 37 anni, su decisione di mia moglie, mi è crollato il mondo addosso, non credevo sarebbe mai successo a noi, alla coppia modello, a noi cattolici praticanti (cioè della domenica) che dicevamo sempre: “Noi parliamo, noi ci vogliamo bene, i problemi li affronteremo insieme e non ci lasceremo mai”. 

È stato un periodo davvero brutto: non dormivo la notte, mi facevo tante domande sul “perché tutto questo” e mi sembrava impossibile che la persona con la quale avevo condiviso tutto di me, avesse preso questa strada, senza motivi apparentemente validi. 

Tramite delle amiche, sono venuto in contatto con la Fraternità Sposi per Sempre, ho cominciato a frequentarli, scoprendo così quanto poco avevo capito del matrimonio cristiano! Già quando sono andato la prima volta, pensavo di trovare solo donne anziane che piangevano e invece ho trovato tanti uomini della mia età che vivevano nella pace, nonostante la condizione di croce.

Leggi anche: La parità uomo-donna esiste nel matrimonio?

Divorzio subito, quali sofferenze si passano e come si affrontano cristianamente?

Una volta dovevano passare 7 anni dalla separazione per ottenere il divorzio, oggi 6 mesi dalla separazione consensuale, un tempo troppo breve per capire qualcosa sulle motivazioni del fallimento, anche per chi vuole frequentare altre persone (si corre il rischio, infatti, di collezionare diversi errori).

Come ho scritto sopra, la sofferenza è davvero grande, è una tragedia superiore ad un lutto perché, quando viene a mancare una persona, sai che comunque è la vita, quando invece la persona che ami diventa un tuo nemico, è davvero difficile da accettare (in ogni caso sei comunque corresponsabile, anche se in piccola percentuale). Mi sono trovato senza casa, con figlie piccole che soffrivano e che potevo vedere solo quando era stato deciso: mi chiedevo cosa avessi fatto di male o sbagliato, perché Dio mi toglieva tutto quello che ritenevo più importante, la mia famiglia. All’inizio le figlie mi hanno “salvato”, perché ho dovuto cercare di alleviare il loro disagio, come ad esempio il terrore di essere abbandonate, trascorrendo con loro meno tempo di prima, ma di qualità e mettendo in un secondo piano il terremoto che vivevo dentro.

Conosco diverse persone che hanno tentato il suicidio o ci hanno pensato, in effetti quando passi le notti in bianco qualche pensiero strano ti viene.

Quando ho capito che era il momento di smettere di lamentarsi e di farsi domande senza risposta, ma di cercare di far uscire il bene anche da una cosa brutta come la separazione, c’è stata la svolta: su consiglio di un assistente spirituale, nonostante il mio scetticismo, ho iniziato ad andare a messa tutte le mattine, prima di andare al lavoro e a recitare il rosario quotidiano. Così, fidandomi completamente di Dio, pian piano le cose sono migliorate e anche gli aspetti che mi davano da pensare, come quello sessuale, hanno preso la giusta direzione: pensavo che la castità completa fosse impossibile per un uomo e invece devo testimoniare, a distanza di 12 anni che è possibile senza sforzi eccessivi, lo considero un miracolo.

Fallimento umano e grazia del sacramento: cosa succede nella vita degli sposi fedeli?

Con Dio nessun matrimonio fallisce, perché Lui è il primo separato fedele, che rimane con noi anche quando lo tradiamo: si entra in chiesa per sposarci in due e si esce in tre; è importante avere la consapevolezza che dobbiamo sempre attingere dall’alto e che il matrimonio non è nato solo per la coppia, ma per il servizio agli altri, per realizzare la famiglia grande dei figli di Dio. 

I separati fedeli non sono single, sono sposi al 100%, ovviamente da soli e senza la reciprocità, ma non viene meno la missione degli sposi e la Grazia del Sacramento che forse può trovare un terreno particolarmente adatto su cui agire.

Mi sono accorto che quello che ho fatto e che faccio non è merito mio, perché io non ne sarei capace, è Dio che opera attraverso di me, mi sono solo fidato e affidato a Lui. 

Ho visto miracoli nella mia vita e ho provato la vicinanza di Gesù in tanti momenti, ho imparato ad amare mia moglie in maniera diversa, completamente svincolata dal possesso e da qualsiasi ritorno che possa avere, anche di soddisfazione sessuale. Indubbiamente non è facile, perché ogni giorno è diverso: ci sono alti e bassi, è un cammino che finirà nel mio ultimo respiro, ma è davvero gratificante cercare di amare di un amore totalmente gratuito che non si aspetta niente, quello che Dio ha per noi, sempre, indifferentemente da come rispondiamo alla sua chiamata.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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ULTIMI COMMENTI

1 risposta su “Sposi fedeli dopo il divorzio? La testimonianza di Ettore Leandri”

Grazie. Aspetto la seconda parte dell’intervista. Sono molte le persone che vivono questa situazione. Rimanere fedeli salva la psiche e l’anima e fa un gran bene ai figli.

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