Novena con Santa Teresa di Lisieux: morire d’Amore. Ottavo giorno
Si può credere nel Cielo quando l’anima è avvolta dalle tenebre del nulla? Mentre la tubercolosi le consuma il corpo, un male ancora più terribile assale l’anima di Teresa. Proprio a lei, che aveva sempre sentito il Cielo come una realtà dolce e vicina, Dio permette di sprofondare in una notte fittissima. Oggi ci sediamo con lei alla “tavola dei peccatori”, per condividere il suo dolore e ammirare la sua fede nuda.
È la Pasqua del 1896. Mentre la Chiesa canta la vittoria della Luce, l’anima di Teresa “viene invasa dalle tenebre più fitte”. Il pensiero del Paradiso non le dà più gioia, ma diventa “un motivo di lotta e di tormento”. Sente risuonare dentro di sé le voci beffarde dei non credenti, un coro gelido che le sussurra che la sua speranza è solo un’illusione, un sogno destinato a scontrarsi contro il muro della non-esistenza:
Tu sogni la luce, una patria impregnata dai più soavi profumi, sogni il possesso eterno del Creatore di tutte queste meraviglie… vai avanti, rallegrati della morte che ti darà non ciò che speri, ma una notte ancora più profonda, la notte del nulla. (Ms C 6v)
È una prova che la strazia, un’agonia dello spirito che si unisce a quella del corpo. Ma in questa tenebra, Teresa non si dispera. In un lampo di luce divina, comprende il senso di quella sofferenza: è una missione. Gesù la sta chiamando a condividere il deserto di chi non crede, a soffrire con loro e per loro. E lei accetta, scegliendo di rimanere seduta a quella tavola desolata per amore.
La notte della fede di Teresa è di un’attualità sconvolgente. Non si tratta dell’assenza di Dio, ma della Sua presenza in un modo nuovo, spogliato di ogni consolazione. È la prova che purifica la fede, costringendola a passare da un “fede-sentimento”, basata sulle emozioni e sulle dolcezze spirituali, a una “fede-decisione”, nuda, essenziale, aggrappata alla sola volontà di amare. È il momento della verità in cui l’anima si chiede: amo Dio per i suoi doni, o amo il Dio dei doni?
Questa prova ci parla dei nostri deserti, dei silenzi di Dio, dei momenti in cui la speranza vacilla. La “piccola via” si rivela qui nella sua essenza più pura. È proprio questa fede, ridotta a un puro atto di fiducia nell’oscurità, che prepara Teresa al suo ultimo atto: morire d’amore. È come se, per potersi offrire totalmente, dovesse prima essere completamente svuotata di sé, persino della gioia di credere. La sua vita si conclude non come quella di un eroe che vanta le proprie opere, ma come quella di una “piccola anima” che, purificata nel crogiolo del dubbio, ha imparato la lezione più importante: tutto è grazia. A chi le fa notare la bellezza della sua anima pronta per il Cielo, risponde con la semplicità disarmante di chi ha attraversato il nulla e ha trovato solo Dio:
Quale bellezza?… Io non vedo per niente la mia bellezza, io vedo soltanto le grazie che ho ricevuto dal buon Dio. (UC, 9 agosto)
Al termine della vita, ciò che conta non è la lista dei nostri successi, ma la capacità di riconoscere che abbiamo ricevuto tutto. Teresa ci insegna l’umiltà più profonda: quella di chi, anche dopo una vita di fedeltà, si presenta a Dio “a mani vuote”, fiducioso di ricevere tutto dalla Sua Misericordia. La santità non consiste nel non avere difetti, ma nel lasciarsi amare da Dio, anche quando non lo sentiamo. Chiediamo a Santa Teresa la grazia di rimanere fedeli nella prova, di non alzarci dalla “tavola dell’amarezza” quando Dio ci chiama a sedervi, certi che proprio in quella condivisione del dolore si compie la salvezza e si impara a dire, con verità: “Non vedo la mia bellezza, ma solo le grazie che ho ricevuto”.
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).












ULTIMI COMMENTI
Non capisco tanto cosa tu voglia indicare con vista a 90 gradi dell’uomo e a 360 della donna… come anche…
Grazie! Don Silvio, esprimi la bellezza della conuglialità, quale dono meraviglioso di Amore, ma indicando sentieri di amore coniugale, nel…
sarebbe interessante aggiungere una valutazione sul comportamento dell'attuale governo