Ho scelto di lanciare, attraverso Punto Famiglia, l’hashtag #DaiUnNomeAlTuoBambinoMaiNato per una ragione semplice e profonda: dare un nome significa riconoscere. Significa affermare che non si tratta di un’idea, di un ricordo sfocato o di un’ombra, ma di una persona. Dare un nome a chi non abbiamo mai potuto stringere tra le braccia è riconoscere la dignità che appartiene a ogni essere umano fin dal concepimento. Spesso, quando si perde un figlio nel grembo, il dolore resta muto. Non ci sono foto, non ci sono ricordi tangibili, eppure resta un vuoto che niente può colmare. Dare un nome a quel bambino è un modo per dire al mondo: “Tu sei esistito. Sei parte della nostra storia. La tua vita, anche se breve agli occhi umani, ha avuto senso e valore”.

Il lutto perinatale è una ferita profonda e, purtroppo, ancora poco riconosciuta. È un dolore spesso silenzioso, perché manca un rito collettivo, manca uno spazio di elaborazione condivisa. Si tratta di una perdita che molti tendono a minimizzare, con frasi di circostanza che non colmano ma aumentano la solitudine: “Eravate solo all’inizio”, “Ne arriveranno altri”. Eppure, chi vive questa esperienza sa bene che non si perde “un futuro possibile”, ma una vita concreta, anche se breve. Per questo, dare un nome diventa un gesto d’amore ed è anche terapeutico: permette di riconoscere quella presenza, di non relegarla nell’oblio, di accoglierla nel cuore della propria famiglia.

Questo appello nasce anche dalla mia esperienza personale. Ho perso due figli nel grembo materno. Non passa giorno senza che io pensi a loro. Sono ferite che non guariscono mai del tutto, ma che si trasformano in presenza silenziosa, in custodia discreta. Io credo che quei due figli ci proteggano, che veglino su di noi tre rimasti qui sulla terra.

Lanciare questo hashtag è dunque un invito, ma anche una carezza. È dire a tutte le mamme e i papà che hanno vissuto la stessa esperienza che non sono soli. Dare un nome è un modo per custodire la memoria, per trasformare il dolore in amore, per ridare voce a chi non l’ha mai avuta. È anche un modo per rendere visibile un lutto che la società spesso non sa come accogliere, anzi, addirittura è spesso invocato come una conquista. Ma noi sappiamo che ogni vita è unica, irripetibile, degna di essere amata e ricordata. Anche quando nessuno l’ha mai vista.

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