BRICIOLE DI VANGELO

3 Ottobre 2025

Privilegio e responsabilità

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 10,13-16
 
In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

Il commento

Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato” (10,16). Queste parole fanno parte del discorso missionario e dunque si riferiscono a quanti s’impegnano ad annunciare il Vangelo. I discepoli devono avere la consapevolezza di parlare in nome di Dio, la loro voce è l’eco dell’eterna Parola. Al profeta Geremia, che fa notare la sua giovinezza e la mancanza di esperienza, il Signore dice: “Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca” (Ger 1,9). Parlare con l’autorità di Dio è il più grande privilegio che un essere umano possa ricevere. Dio non si limita a mandare, resta con noi, accompagna e sostiene il cammino degli annunciatori. Tutto questo però non li esonera dal fallimento, anzi il fatto di essere ambasciatori dell’Altissimo li espone non solo al rifiuto ma anche al disprezzo. È questa l’amara confidenza che Dio consegna al profeta Zaccaria: “hanno rifiutato di ascoltarmi, mi hanno voltato le spalle, hanno indurito gli orecchi per non sentire” (Zc 7,11). Gesù avverte i discepoli che non sempre troveranno accoglienza, anzi tante volte riceveranno offese e umiliazioni, come testimonia l’apostolo Paolo: “siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi” (1Cor 4,13).

La coscienza di essere ambasciatori di Dio deve suscitare una legittima fierezza ma deve anche generare una più grande responsabilità. L’accoglienza o il rifiuto del Vangelo non dipende solo dagli altri ma anche da noi: chi parla e agisce in nome di Dio deve farlo in modo da favorire la più cordiale recezione. È questa la preoccupazione di Paolo che scrive alla comunità di Corinto: “Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio” (1Cor 10,32). E aggiunge la sua personale testimonianza: “come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza” (1Cor 10,33). Chiediamo la grazia di essere annunciatori non soltanto con le parole ma anche con la vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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