Movimento per la Vita
50 anni dopo, il popolo del sì alla vita rilancia il suo impegno da Loreto e Jesi
Nel 1975, il sevo di Dio Carlo Casini (del quale il 1° ottobre è stato pubblicato l’Editto per l’inizio della sua causa di beatificazione) insieme ad un piccolo gruppo coraggioso di amici per la vita scelsero di tendere una mano alle donne sole davanti a una gravidanza difficile fondando il primo Centro di Aiuto alla Vita in Italia. «Accesero una lampada nel buio» ha detto la presidente Marina Casini. Oggi quella lampada alimenta una rete di oltre 350 Cav e Case di accoglienza. «Il riconoscimento della dignità infinita di ogni persona nasce dal riconoscimento della dignità del bambino non ancora nato – ha aggiunto Casini – e genera una cultura nuova che riguarda tutti».
Storie e volti della speranza
Le giornate di Loreto e Jesi sono state costellate da testimonianze concrete. Don Aldo Buonaiuto ha rievocato l’amico e maestro don Oreste Benzi, capace di risposte immediate alle madri in difficoltà: «Non prometteva mai sulla carta, ma con la creatività della carità assicurava sostegno reale». Un filo rosso che percorre i decenni: cinquant’anni di “cuori pieni d’amore e braccia di speranza”, come ha detto una volontaria, ricordando la prima madre accolta e il primo bambino nato grazie al sostegno del Movimento.

Una prospettiva europea e globale
La voce di Tonio Borg, presidente della Federazione One of Us, ha richiamato il valore dell’unità tra i movimenti europei: «Non siamo contro l’aborto perché lo dice la Chiesa, ma perché è un male in sé. Non basta dire “ognuno scelga”: la libertà è reale solo quando il sostegno è reale. La maternità è un valore, non un problema».
Dagli Stati Uniti è arrivata la testimonianza di Jor-El Godsey, presidente di Heartbeat International, la più grande rete mondiale di centri pro-life: «Insieme siamo migliori. La missione è accompagnare, formare e incoraggiare chi ogni giorno si prende cura delle donne e dei bambini in difficoltà».

Educare e consegnare la vita
Don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio CEI per la Pastorale della salute, ha toccato un nodo cruciale: «Consegnare significa offrire un pacchetto valoriale perché la libertà si esercita da adulti. La comunità deve esserci, tanto più nei momenti di fragilità e disabilità».
Due i progetti presentati: la formazione degli operatori sanitari sul parto in anonimato e l’attivazione di nuove “ruote degli esposti”, sicure e monitorate 24 ore su 24, in collaborazione con NAS e Confartigianato. «Gesti di fiducia e di concretezza – ha detto Angelelli – che restituiscono dignità a madri e figli».
Non solo accogliere: costruire futuro
Dal Cav Mangiagalli di Milano arriva il progetto “18+”, che accompagna le madri in percorsi di reinserimento lavorativo, in collaborazione con aziende e realtà locali. «Non basta accogliere la vita nascente – spiegano – occorre offrire un futuro stabile».
E la comunicazione diventa parte integrante dell’impegno. «Quando scriviamo o parliamo di vita non facciamo battaglie ideologiche: il nostro stile deve essere diverso. Non serve una narrazione che giudica o chiude, ma un racconto che accompagna, che apre strade, che tiene insieme verità e misericordia» ha sottolineato Francesco Ognibene, caporedattore di Avvenire, invitando a uno stile capace di suscitare domande più che dare risposte. «Così come nei colloqui con le mamme, anche nella comunicazione servono silenzio, ascolto, tempo, pazienza e tenerezza». Ognibene ha indicato un metodo: «Ci sono tre parole che non possono mai mancare: libertà, perché accompagniamo le persone a scoprire se scelgono davvero con libertà; carità, perché non basta accogliere ma bisogna prendersi cura fino in fondo; speranza, perché ogni storia, anche la più dolorosa, può aprire uno spiraglio di luce. Su questi temi sappiamo di dover affrontare una campagna oscurantista, quella “meschinità intellettuale” di cui parlava Pier Giorgio Liverani. Ma la risposta non è la polemica: è l’onestà, l’intelligenza e uno stile di verità che non tradisce mai la Vita».

Un premio che parla di impegno
A Jesi, durante la terza edizione del Premio giornalistico Pirovano-Liverani, il riconoscimento è andato a don Aldo Buonaiuto, voce instancabile degli ultimi e dei non nati. «Grazie – ha detto ricevendo il premio – una parola spesso dimenticata che deve tornare al centro della nostra missione sociale ed ecclesiale».

Una consegna da Loreto
Nel messaggio inviato a firma del cardinale Pietro Parolin, Papa Leone XIV ha espresso «vivo apprezzamento per la coraggiosa opera svolta in questi decenni» e ha auspicato «rinnovata attenzione al mistero dell’esistenza umana». Dalle pietre della Santa Casa, il Movimento per la Vita riceve una consegna chiara: continuare a credere che il sì alla vita resta il segno più eloquente della speranza.

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Non capisco tanto cosa tu voglia indicare con vista a 90 gradi dell’uomo e a 360 della donna… come anche…
Grazie! Don Silvio, esprimi la bellezza della conuglialità, quale dono meraviglioso di Amore, ma indicando sentieri di amore coniugale, nel…
sarebbe interessante aggiungere una valutazione sul comportamento dell'attuale governo