CORRISPONDENZA FAMILIARE
Nobili ideali o calcolata propaganda? Dalla parte della pace…
6 Ottobre 2025
Se non altro sono animati da nobili ideali, combattono a mani nude contro l’iniquità di un potere che ingiustamente opprime un popolo indifeso. Forse è così, forse la stragrande maggioranza di quella marea umana che invade la piazza è davvero sospinta dal desiderio di promuovere la pace. Lo fanno con ingenuità e ostinazione. E tuttavia, non posso tacere dubbi e perplessità. E spero che sia concesso in un mondo dove la polarizzazione sembra cancellare a priori ogni pensiero critico.
Faccio notare anzitutto che l’indignazione morale nasce dall’informazione mediatica, senza offesa per nessuno: è la fotocopia dell’indignazione mediatica. Ovvio che sia così, diranno molti. In fondo i mezzi di informazione hanno il compito di essere sentinelle dell’umanità e spazi di libertà. È vero ma… nel mondo vi sono, purtroppo, molte altre guerre di cui nessuno parla, conflitti non meno sanguinosi. Nessuno s’indigna e nessuno scende in piazza. E vi sono molti regimi che soffocano la libertà dei cittadini e nessuno protesta.
In Iran, ad esempio, da anni il potere esercita una durissima repressione, certificata e testimoniata da tante personalità, tra cui due donne che hanno ricevuto il Nobel per la Pace: Shirin Ebadi (2003) e Narges Mohammadi (2023), quest’ultima da anni detenuta nel famigerato carcere di Evin. Un regime che usa la violenza per intimidire ogni protesta e soffoca nel sangue ogni opposizione civile. Un regime che ha incarcerato giovani donne colpevoli di non indossare il velo. C’è stato un periodo in cui i media hanno acceso i riflettori su questa parte del mondo, ho visto qualche timida protesta… poi niente. Nessuno raccoglie le voci critiche, nessuno indaga, nessuna Flottilla…
Da anni vado in Burkina Faso, un Paese che, oltre all’endemica povertà sociale, deve affrontare la presenza del terrorismo fondamentalista islamico che nel corso degli ultimi dieci anni è diventato sempre più aggressivo e di fatto occupa intere regioni del Paese. Una situazione esplosiva che ha fatto del Burkina il Paese più colpito dal terrorismo, almeno 2mila morti solo nel 2024. Oltre alle migliaia di vittime, la violenza dei diversi gruppi jihadisti ha costretto una larga parte della popolazione a lasciare il proprio villaggio per cercare rifugio in altre zone del Paese, considerate più sicure. Sono almeno due milioni i profughi interni. Due milioni di persone che hanno perso il poco che avevano e devono cercare di ricostruire la vita e dare ai figli un futuro dignitoso. Di tutto questo nessuno parla. Per loro nessuna mobilitazione generale.
Leggi anche: La pace esige anzitutto che si difenda la vita
E che dire della Flottilla? Lascio la parola a chi vive sul campo, più di tanti altri commentatori, la terribile situazione:
“Avrei evitato un confronto così diretto, soprattutto pensando alla gente di Gaza” perché “non porta nulla alla gente di Gaza, ecco non cambia la situazione a Gaza decisamente”.
Sono parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca cattolico di Gerusalemme. Una voce che non ha mancato di denunciare l’assedio di Gaza e la situazione disastrosa in cui da troppo tempo vive quella popolazione, ma anche carica di quel realismo che appartiene alla fede. Una voce che si sottrae ai diktat ideologici dell’una e dell’altra parte perché ha scelto di stare dalla parte della gente.
Se l’iniziativa della Flottila era nata per portare aiuti umanitari, come è stato ricordato fino alla noia, perché hanno rifiutato la mediazione offerta dalla Chiesa Cattolica? Evidentemente la finalità umanitaria non era in cima ai pensieri o comunque era subordinata ad altri obiettivi di natura politica. Di fatto, come ha fatto notare Pizzaballa, per molte settimane l’attenzione mediatica è stata più concentrata sulle sorti della Flottilla che su quello che realmente accadeva a Gaza, più decisa nel denunciare il male che nel promuovere vie che concretamente favoriscono la pace e la giustizia.
E forse non è un caso, se proprio in quei giorni di fine settembre, mentre tutta l’attenzione mediatica era rivolta alle imbarcazioni, nel silenzio dei grandi mezzi di informazione, Mons. Baturi, segretario generale della CEI, durante una visita in Terra Santa annunciava l’apertura di un ospedale a Gaza per affrontare la grave emergenza sanitaria. La politica della Chiesa è quella del Vangelo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare…”. Cose concrete che rispondono ai bisogni reali della gente. La Chiesa non cerca visibilità ma s’impegna a dare visibilità ai poveri, a quelli che non hanno voce e sono privati dei beni essenziali.
È questo amore per i poveri che spinge tanti volontari a impegnare le migliori energie per promuovere la dignità della vita a partire dal concepimento. Il popolo della vita si è ritrovato ad Ancona in questi giorni per ripercorrere un cammino lungo 50 anni in cui la cultura della vita si è tradotta in impegni concreti a favore delle mamme e dei loro bambini. Nel messaggio di saluto, inviato al Movimento per la Vita, a nome della Chiesa italiana, il cardinale Zuppi ha ricordato che
“abbiamo davvero un urgente bisogno di una rinnovata cultura di pace che si fonda sull’amore per la vita, per ogni vita umana”. E ha ribadito che “la Chiesa, fedele al Vangelo di Cristo, aiuta una rinnovata passione per la vita che difende dal suo inizio alla fine” perché, ha continuato, “la pace e la vita camminano insieme. Come può scoppiare la pace se la vita dell’uomo non è rispettata e accolta?”.
Ricerca della pace e accoglienza della vita camminano insieme. Più che un dato di fatto, mi pare una provocazione che il porporato consegna a tutti, in primis a quei cattolici oggi troppo tiepidi nel difendere il diritto alla vita.
A parole tutti vogliono la pace, nei fatti gli interessi di parte finiscono per avere il sopravvento, inquinano o impediscono sul nascere ogni processo di pace. Demonizzare il nemico serve solo ad allontanare la pace. Tutti vogliono la pace ma nessuno dei contendenti è disposto a fare un passo indietro e riconoscere i propri errori. Tutti vogliono la pace ma alcuni usano la pace come volano per accrescere la propria visibilità politica.
“Mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’intera umanità”: è questo il grido che il 4 ottobre 1965 Paolo VI consegnava all’assemblea delle Nazioni Unite. Sono passati sessant’anni e abbiamo l’impressione che quelle parole sono rimaste nel vento delle buone intenzioni. Di fatto, in quasi tutti i conflitti che insanguinano la terra, l’ONU non appare capace di intervenire con quell’autorità morale che compete alla sua natura di organismo sovranazionale e al suo naturale ruolo di mediazione. E tuttavia, malgrado questi limiti macroscopici, dobbiamo rinnovare l’impegno per costruire un mondo in cui il dialogo previene i confitti, la giustizia prepara la pace e il diritto garantisce e custodisce una pacifica convivenza tra le Nazioni. Non è utopia ma una via ancora possibile. L’unica degna dell’uomo.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).


1 risposta su “Nobili ideali o calcolata propaganda? Dalla parte della pace…”
sarebbe interessante aggiungere una valutazione sul comportamento dell’attuale governo