Uscendo da Castel Gandolfo ieri sera Papa Leone XIV ha risposto con poche parole alla domanda di un giornalista che gli chiedeva un’anteprima sul contenuto della sua prossima Esortazione in uscita il 9 ottobre: “È il messaggio del Vangelo. Quello che un Papa può dire e annunciare deve sempre avere le radici nel Vangelo. È quello che cerchiamo di fare”. Una risposta disarmante nella sua semplicità, ma forse proprio per questo capace di dire molto più di quanto ci si potesse attendere.
In tempi in cui ogni parola pontificia viene letta come segnale politico, sociologico o strategico, Leone XIV riporta tutto all’essenziale: il Vangelo, la buona notizia di Cristo, che sola fonda e giustifica ogni parola della Chiesa. Parole che ricordano la lezione dei grandi Padri. Sant’Agostino, commentando il Vangelo di Giovanni, scriveva che “non si può parlare di Cristo se non a partire da Cristo stesso”. In altre parole: ogni parola che non attinge alla Parola si svuota, perde forza, si dissolve nel rumore.
Anche Joseph Ratzinger, il teologo che divenne Benedetto XVI, non si è mai stancato di ripetere che la fede non nasce da un’idea, ma da un incontro. Nelle sue pagine sul fondamento cristologico del magistero si avverte la stessa convinzione: il compito del Papa non è aggiungere qualcosa al Vangelo, ma custodirlo, lasciarlo risuonare con freschezza sempre nuova. “Il Papa – scriveva Ratzinger – non è il protagonista della Chiesa, ma il servitore dell’obbedienza alla Parola”.
Questa risposta così semplice e profonda mi è sembrata un piccolo manifesto di pontificato, forse il più limpido che si potesse immaginare: non annunciare altro che Cristo, e Cristo crocifisso e risorto. Sarà interessante leggere, il 9 ottobre, le parole dell’Esortazione e certamente tanto pane buono e profumato verrà consegnato per nutrire la Chiesa ma in un certo senso – come spesso accade con chi parla con il linguaggio dell’essenziale – Papa Leone XIV ci ha già detto tutto: radicarsi nel Vangelo, e nient’altro. Il resto verrà da sé, come frutto di quella Parola che sola può rinnovare la Chiesa e il mondo.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).



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Non capisco tanto cosa tu voglia indicare con vista a 90 gradi dell’uomo e a 360 della donna… come anche…
Grazie! Don Silvio, esprimi la bellezza della conuglialità, quale dono meraviglioso di Amore, ma indicando sentieri di amore coniugale, nel…
sarebbe interessante aggiungere una valutazione sul comportamento dell'attuale governo