Nell’aula dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sono risuonate parole limpide che gettano una luce specialmente su quella frangia culturale che vuole presentare la maternità surrogata come una scelta d’amore. Il 10 ottobre, a New York, la relatrice speciale Reem Alsalem, giordana, ha presentato il Rapporto sulla violenza contro le donne e le ragazze dedicato alla maternità surrogata. Ventitré pagine che, con la sobrietà dei fatti e la forza del diritto, affermano un principio che dovrebbe essere ovvio e universale: la pratica dell’utero in affitto è sempre una violazione della dignità di donne e bambini. “Senza eccezioni” – precisa Alsalem – “perché la libertà non è mai autentica quando si fonda su diseguaglianze di potere e di denaro”.
Il Rapporto parla di una pratica “sfruttatrice e disumana”, con dinamiche assimilabili alla tratta di esseri umani, che genera “gravi rischi fisici e psicologici” per le madri surrogate — spesso donne in condizioni di povertà o vulnerabilità — e “profondi traumi identitari” nei bambini separati alla nascita. Per la prima volta, l’ONU supera la distinzione artificiosa tra surrogazione “commerciale” e “solidale”: anche quando si presenta come gesto di generosità, resta, nelle parole della relatrice, “una rinuncia forzata al legame materno, che non può mai essere considerata un atto libero o naturale”. Da qui l’appello a un Trattato internazionale vincolante che vieti la maternità surrogata in tutte le sue forme, con sanzioni per committenti, cliniche e agenzie che ne traggono profitto.
Nel corso del side event “Surrogacy as a form of violence against women and girls: need for global action” dell’8 ottobre, il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha espresso con forza la posizione italiana e il senso profondo di questa battaglia. Ha ringraziato la relatrice Alsalem per il coraggio e la competenza dimostrate, ribadendo che l’utero in affitto è “una pratica intrinsecamente legata allo sfruttamento e alla violenza”, che provoca “danni fisici e psicologici alle donne e profondi traumi identitari ai bambini”.
Roccella ha ricordato che la separazione del neonato dalla madre biologica “non è un atto tecnico di un contratto, ma la rottura del più intimo legame umano, un trauma che ferisce la dignità della donna e del bambino”. E ha citato l’esperienza italiana: dalla legge 40 del 2004 alla più recente legge 169 del 2024, l’Italia ha posto un argine concreto a questa forma di sfruttamento, vietandola e rendendola perseguibile anche quando commessa all’estero da cittadini italiani. «Ridurre il corpo della donna a un’incubatrice per altri — ha detto la ministra — è in conflitto con la dignità umana. Nessuna condizione economica o motivazione affettiva può giustificare questa violenza». E ha aggiunto: «Un figlio è sempre un dono, mai il risultato di un contratto commerciale», citando le parole di Papa Francesco.
Il Rapporto Alsalem e la voce dell’Italia si incontrano, dunque, in una comune visione della persona: la convinzione che nessun desiderio, per quanto comprensibile, possa prevalere sul diritto di ogni bambino ad avere una madre, e di ogni donna a non essere mai trattata come mezzo per altri. L’ONU, grazie anche a questa coraggiosa presa di posizione, chiede una risposta globale. Come ha scritto Reem Alsalem, «la dignità non si affitta, non si compra, non si delega». È da questa verità che può ripartire un nuovo umanesimo, fondato sulla libertà autentica e sulla custodia dei più vulnerabili, cioè, sia le donne che i loro figli. Le donne che, per bisogno o pressione, vengono coinvolte in questi contratti; e i bambini, che rischiano di essere ridotti a oggetti di desiderio adulto, privati del diritto originario a conoscere e crescere con la madre che li ha portati in grembo.
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Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Non capisco tanto cosa tu voglia indicare con vista a 90 gradi dell’uomo e a 360 della donna… come anche…
Grazie! Don Silvio, esprimi la bellezza della conuglialità, quale dono meraviglioso di Amore, ma indicando sentieri di amore coniugale, nel…
sarebbe interessante aggiungere una valutazione sul comportamento dell'attuale governo