Prima Comunione

Come accompagnare un figlio a vivere la Prima Eucaristia?

Prima Comunione

di Giovanna Abbagnara

Basta solo il catechismo per preparare un figlio al primo incontro con Gesù Eucaristia? Dalla penna di Giovanna Abbagnara e Giovanna Pauciulo, un libro stupendo rivolto ai genitori dei bambini che camminano verso la Prima Comunione.

Il tempo di preparazione alla Prima Eucaristia può diventare un vero e proprio cammino di conversione, un’occasione per scoprire la bellezza di questo sacramento e gustare in modo nuovo la celebrazione eucaristica. È un cammino che purifica e rinnova, dona la grazia di mettere Cristo al centro della propria vita e di ritrovarsi come famiglia più uniti attorno alla mensa del Signore. 

È un cammino che si fa insieme con la propria famiglia, chiesa domestica, e con gli altri fanciulli della stessa parrocchia e della stessa comunità, un cammino in cui i bambini imparano a mettersi in ascolto della Parola, s’impegnano a vivere la comunione fraterna (a cominciare proprio da coloro che fanno lo stesso cammino) e a fare esperienza di carità, soprattutto a favore dei più deboli.

Leggi anche: Viviamo la Prima Eucaristia in famiglia!

Il nostro ruolo è assolutamente indispensabile, solo i genitori possono aiutare i figli a scoprire il Vangelo come vita e non come una dottrina, come un’esperienza e non come un insieme di pratiche religiose. E solo i genitori possono aiutarli a tradurre il Vangelo nella vita, a capire cioè quali scelte bisogna fare e quali comportamenti occorre evitare. Per fare questo dobbiamo raccontare la nostra esperienza, dobbiamo dire come il Signore è entrato nella nostra vita, dobbiamo narrare il nostro primo incontro con Gesù Eucaristia e di tutte le altre scelte fatte nel suo Nome. Dobbiamo parlare di Gesù come di una Persona straordinaria. La comunicazione di fede da parte dei genitori deve essere la più concreta possibile. Ciò che conta, ciò che assolutamente non deve mancare, è la scelta di fede: il fanciullo deve avere la consapevolezza e il desiderio di diventare come Gesù, il cammino deve accendere in lui la volontà di vivere come Gesù. Vangelo ed Eucaristia sono i due tesori che un figlio deve portare con sé e dentro di sé, sono quelle certezze che, se opportunamente coltivate, daranno alla sua vita un respiro di eternità.

Certi che la famiglia è chiesa domestica, piccola comunità nella quale Dio opera e mediante la quale passa l’annuncio del Vangelo, indite un anno eucaristico familiare, che corrisponde all’anno in cui i bambini ricevono la Prima Eucaristia. L’anno eucaristico deve essere accompagnato da un’intensa preghiera, accanto ad una particolare attenzione per la lettura e la meditazione della Parola; la famiglia si impegna a partecipare più spesso alla celebrazione eucaristica e a cercare dei momenti di preghiera familiare, perché pregare insieme ai propri figli diventa testimonianza viva della fedeltà e dell’amore verso Dio.

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Io e Giovanna Pauciulo abbiamo scritto un testo rivolto ai genitori dei bambini che si preparano a celebrare il primo incontro con Gesù. Questo libro è nato dall’esperienza del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus, al quale apparteniamo insieme ai nostri sposi e che ci ha educate al protagonismo coniugale e familiare. Questo sussidio nasce dunque da una reale esperienza ecclesiale che noi per prime abbiamo sperimentato insieme ai nostri figli.

Attraverso sei tappe, il testo invita a vivere questo speciale anno eucaristico. Dopo ogni catechesi è è previsto un tempo per la verifica di coppia con una lettera che sintetizza i contenuti della catechesi, un brano tratto dall’Esortazione post sinodale Amoris laetitia di papa Francesco e alcune domande per il dialogo coniugale. Il testo propone anche un laboratorio da fare a casa, insieme ai figli. Piccole liturgie, momenti di preghiera e di attività in cui vi sperimenterete catechisti dei vostri figli. Infine è sempre suggerito un impegno da vivere come famiglia. Nel giorno in cui Filippo, il primogenito dei Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi riceveva la Prima Comunione a poco più di sei anni e mezzo, la madre così scriveva in una lettera indirizzata al figlio:

“O mio Dio, salva quest’anima da impurità; fa’ che non sia mai profanata, col contatto del mondo; fa’ che resti sempre così come in questo giorno, come sino a questo giorno mio Dio… Piuttosto riprenditelo prima che ti tradisca… […] Era una preghiera suggerita al momento? No figlio mio. È la preghiera sorta dal mio cuore nel giorno della tua nascita e che ripeterò per te finché vivrò”.

Una madre preoccupata che il figlio salvasse la sua anima anche a costo della vita. Una madre certamente con un orizzonte di realizzazione dei propri figli un po’ diverso dal nostro.

Guardiamo a Nazareth. Avviciniamoci con discrezione alla porta della casa di Giuseppe, il falegname, per chiedere ospitalità e domandare solo di poter sostare per contemplare la loro quotidianità, carpire gli sguardi che si rivolgevano Giuseppe e Maria quando Gesù neonato si abbandonava placido tra le braccia della madre, quando ha iniziato a balbettare e poi ha imparato a muovere i primi passi sorretto dalla mano forte di Giuseppe o quando tornava a casa con le gote in fiamme dai giochi in cortile con gli altri bambini e Maria gli avrà asciugato il sudore per paura che il suo fanciullo potesse ammalarsi. Chiediamo di poterli vedere mentre seduti a tavola ringraziano il Padre per quel cibo guadagnato con la fatica quotidiana, o a sera stringersi intorno al focolare per ascoltare Giuseppe raccontare le meraviglie del Signore per il suo popolo, Israele.

Nel suo mirabile disegno, Dio Padre nel momento in ci ha chiamati al matrimonio non solo ci ha ricolmati della sua benedizione ma ha offerto a noi un modello cui guardare, ha donato una famiglia da invocare, una famiglia da imitare. In quegli anni trascorsi tra le mura della sua casa, cosa ha vissuto Gesù? Ha imparato sicuramente il linguaggio dell’amore, della cura, dell’attenzione, della tenerezza. Ha imparato a osservare la legge, ad essere obbediente, “stava loro sottomesso”. Ha acquisito un linguaggio proprio osservando i campi, il contadino che semina, la messe che biondeggia, la donna che impasta la farina, il pastore che ha perso la pecora, il padre con i suoi due figli. Dove Gesù ha osservato tutte queste cose, oggetto della sua evangelizzazione, se non a Nazareth? E dove ha imparato a chiamare Padre, il Dio celeste se non attraverso la fede umile e semplice di Maria e Giuseppe? Gli sposi sono chiamati a guardare al mistero di Nazareth e a ricalcare i passi di questi santi genitori. È questa la cornice ideale in cui si colloca l’ esperienza di accompagnare vostro figlio alla Prima Eucarestia, anche con tutti i nostri limiti e le oggettive difficoltà sappiamo di non essere soli nel cammino.

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