1 Dicembre 2016

1 Dicembre 2016

Ogni mattina

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21.24-27)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Il commento

Non chiunque mi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (7,21). Le parole di Gesù sono un chiaro ammonimento, invitano a intrecciare coerentemente la preghiera che ogni giorno rivolgiamo a Dio e le scelte che danno forma alla vita. Il Signore conosce la nostra debolezza e non pretende che ci sia un’assoluta coincidenza ma chiede una più grande fedeltà che si esprime nell’impegno, serio e quotidiano, di accorciare la distanza tra la Parola proclamata e quella vissuta. Gesù non condanna la fragilità ma l’ipocrisia di colui che dice e non fa. Papa Francesco la definisce la “schizofrenia esistenziale”, a suo parere è una “malattia gravissima” (22 dicembre 2014). La fede può diventare una maschera. È vero, la Parola che proclamiamo e ci impegniamo a vivere supera di gran lunga ogni umana capacità. Gesù offre un ideale così alto da apparire irraggiungibile. Questa coscienza, tuttavia, non deve generare una placida rassegnazione ma una maggiore vigilanza e una verifica più puntuale e onesta. Possiamo e dobbiamo riconoscere di essere ancora lontani dall’ideale evangelico senza per questo rassegnarci a restare lontani. Non dobbiamo aver paura dei limiti ma riconoscerli con assoluta sincerità, come scriveva David Maria Turoldo: “E non fuggo per nascondere / dietro gli alberi / la mia nudità: / orgoglioso d’essere / questo nulla / da te amato” (Un chiostro, in O sensi miei …, 516). La nostra grandezza non si trova nelle opere che siamo capaci di realizzare ma è tutta racchiusa nell’amore che Dio dona senza misura. Ogni volta che si inginocchiamo per chiedere perdono, riceviamo la grazia che ci rialza e ci rimette in cammino. E ogni volta ricominciamo con un entusiasmo ancora più grande.

Signore Gesù, sei Tu la roccia della vita. Il tuo amore è più forte di ogni nostra debolezza. Ti preghiamo, riempi il cuore di Te e donaci di riprendere ogni giorno il nostro cammino con il desiderio di fare il bene, tutto il bene possibile.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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