CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Il tuo bambino, è un angelo del cielo

7 Novembre 2016

Angelo

In questi giorni di novembre in cui meditiamo il mistero della morte, vogliamo ricordare anche i bambini morti nel grembo materno, prima ancora di vedere la luce. Nel blog di oggi, don Silvio ci consegna un intimo colloquio con una madre di questi figli in cielo.

Buongiorno don Silvio,

sono Loredana della Fraternità di Monterotondo con Giovanni e Agnese Coppola. Come va? Spero tutto bene. Volevo chiederti una cortesia se è possibile. Domani è un anno che il nostro piccolo Beniamino, il bimbo che ho perso a poche settimane di gravidanza, è salito al cielo. Volevo chiederti se potevi, durante la Messa di domani, aggiungerlo nelle intenzioni di preghiera, te ne saremmo davvero grati.

Intanto la nuova vita che il Signore ci sta donando sta benissimo e ne siamo felicissimi. Ci siamo sempre sentiti accompagnati dalla preghiera di tutti voi fratelli e in particolare abbiamo sentito la presenza di Maria, la nostra mamma celeste che sempre ci sostiene. Ti abbracciamo tutti e preghiamo sempre per te e per tutto quello che fai. Buona giornata e grazie ancora.

Loredana

Cara Loredana,

accolgo ben volentieri questo invito alla preghiera ma non dimenticare che il tuo piccolo Beniamino è un angelo che non ha bisogno delle nostre preghiere, chi vive in Paradiso, nella luce di Dio, non ha bisogno delle preghiere, al contrario è lui che prega per tutti noi. Come tu sai, nella vita di santa Zelia ci sono tante pagine di dolore, ma nessuna eguaglia quella di aver perso quattro figli in tenera età. Ti consiglio di leggere una commovente lettera che Zelia scrive alla cognata Céline che ha visto morire un suo bambino poco dopo la nascita. La nostra Santa racconta la sua esperienza ma, con quella fede che ha illuminato tutta la sua vita, annuncia anche la gioia di poter contare sull’intercessione dei figli che hanno già raggiunto il Cielo. Leggi questo brano:
“È soprattutto alla morte del primo che ho sentito più vivamente la felicità di avere un bambino in Cielo. Perché il buon Dio mi ha mostrato in una maniera sensibile che gradiva il mio sacrificio. Ho ottenuto, per l’intercessione di quell’angioletto, una grazia straordinaria. La mia piccola Elena, che più tardi è andata a raggiungerlo, da sei mesi era afflitta da una malattia all’orecchie e questo male andava sempre più aggravandosi. Avevo consultato parecchi medici e altre persone che, si diceva, se ne intendevano molto bene, ma non si riusciva a nulla. Si era arrivata al punto che la bambina doveva portare una benda, ma il pus, che esalava un odore insopportabile, attraversava i pannolini in meno di due ore; infine, la povera piccina non udiva più dalla parte dove aveva il male. Un giorno, ritornando dall’averla condotta da medico che non mi aveva detto nulla di buono, vedendo l’impotenza di tutti, mi venne l’ispirazione di rivolgermi al mio piccolo Giuseppe che era morto da cinque settimane. Prendo dunque la bambina e le faccio recitare un preghiera al suo fratellino. L’indomani mattina l’orecchio era perfettamente guarito, la secrezione purulenta si era arrestata di colpo e la piccini non ne ha risentito mai più. Ho ottenuto anche parecchie altre grazie, ma meno notevoli di quella” (LF 72, 17 ottobre 1871).
Sono davvero contento delle belle notizie che mi dai sulla gravidanza. Vivi questo tempo come una grazia, medita sul grande mistero della vita. Nella nostra piccola cappella, a Lisieux, abbiamo uno di quei ceri che tu hai disegnato. È impossibile perciò non ricordarti ogni volta che ci mettiamo in preghiera. Uniti in Colui che fa nuove tutte le cose. 

Don Silvio




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