CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Abbiamo attraversato come famiglia la Porta Santa in questo anno giubilare

14 Novembre 2016

Giubileo della Misericordia

(Foto sfondo: © YanLev - Shutterstock.com)

Il racconto di una famiglia che vive il Giubileo della misericordia è al centro del blog di quest’oggi. Don Silvio invita a non sciupare la grazia ricevuta durante quest’anno ma ad accogliere la sfida del Vangelo che continua a impregnare tutti i giorni del nostro faticoso vivere.

Caro don Silvio,

finalmente anche la nostra famiglia ha vissuto il giubileo della misericordia. L’avverbio di tempo è d’obbligo perché seppur solo in cinque non è stato facile far coincidere le disponibilità di tutti, alla fine è prevalsa la regola della rinuncia o dell’offerta per il Signore. Sabato scorso il Club Napoli concedeva uno sconto speciale per andare allo stadio, una grande tentazione per padre e figlio, Federica ha saputo che il prossimo fine settimana sarebbe stata coinvolta per il ritiro spirituale e quindi non voleva  rinunciare all’uscita serale anche di questo sabato, solo io e la piccola in realtà eravamo totalmente libere… ma in fondo è proprio così, non possiamo sempre accomodare tutto, è necessario esprimere una precisa volontà, cioè decidersi per Dio, il motto della Santa Famiglia Martin e cioè “Dio è il primo servito” vale proprio nel quotidiano. accompagnati da questa parola abbiamo cominciato il nostro pellegrinaggio verso il Santuario di Pompei per attraversare la Porta Santa ed esprimere la nostra decisa volontà di passare per Gesù, l’unica via, l’unico Bene.

Ripercorrendo l’anno della misericordia devo riconoscere che i buoni propositi  con i quali abbiamo cominciato l’anno – cercare la riconciliazione sacramentale più spesso, custodire un clima di accoglienza reciproca, usare toni affettuosi anche quando ci si rimprovera qualcosa, aiutarci l’un l’altro a rispondere agli appelli di Dio, fare della mondanità il luogo di Dio – sono in parte stati raggiunti ma siamo passati per vicende a tratti disperate. Antonio ha vissuto la Pasqua senza confessarsi, la relazione padre – figlio in alcuni tratti è diventata asprissima, ai limiti di telefono azzurro in certi momenti, la testardaggine e l’arroganza dei nostri figli in alcune loro illegittime richieste ci ha provati come genitori, il cenacolo sposi sul tema del perdono ha rappresentato una tappa di scontro per la relazione coniugale a causa della diversità ad accogliere e a rispondere alle sollecitazioni di Dio e soprattutto a causa della fatica accumulata di attendere i tempi,  a volte la lentezza e la svogliatezza, la poca determinazione dell’altro, …

Per ciascuno di questi momenti abbiamo sperimentato la grazia della misericordia, decisamente ci siamo accorti che l’anno di grazia vissuto dall’intero popolo di Dio ci ha raggiunti e coinvolti. L’insistenza sulla misericordia – realizzato con la ricerca della riconciliazione sacramentale più spesso, della preghiera serale della compieta in cui abbiamo valorizzato l’esame di coscienza, soprattutto cercata e vissuta in quei giorni in cui si sono verificati episodi di scontro e/o liti, violenze verbali e rifiuto affettivo, e  a volte imposta a quelli (genitori o figli di turno) che proprio volevano continuare a mantenere le proprie ragioni  – ci ha permesso di scoprire un modo nuovo di accoglierci, di cercarci e di rispettarci.

Per prepararci alla riconciliazione sacramentale abbiamo vissuto la riconciliazione familiare. Abbiamo ricordato tutti i fatti dell’anno, ci siamo perdonati a vicenda, e abbiamo pregato insieme il Santo Rosario chiedendo alla Vergine Maria di accogliere i nostri passi, di donarci lo stesso ardore profetico e sapiente del Beato Bartolo Longo. Abbiamo vissuto tutto ciò davanti alle sue spoglie mortali. La location è stata provvidenziale perché era già stata celebrata l’ultima messa e abbiamo sostato lì per confrontarci con la reale chiamata a diventare santi, anche per la piccolina è stato molto buono perché ha trascorso molto del tempo della preghiera del Santo rosario  a guardare quest’uomo nel vetro sotto l’altare.

Ci siamo poi diretti al confessionale e a dire il vero abbiamo fatto a gara per vedere chi dovesse entrare per primo … poi un’altra gara per stabilire chi restava di più con il sacerdote… qui ho vinto io! Non perché avevo più peccati da portare ma perché sono entrata per ultima e il sacerdote si è un po’ incuriosito, ha capito che eravamo una famiglia  e mi ha trattenuta oltre la riconciliazione.

Poi dunque rivestiti della veste bianca ci siamo diretti per il passaggio attraverso la Porta Santa. Che bella esperienza segnare i nostri figli in ricordo del battesimo! E infine l’incontro eucaristico, la nuova e rinnovata alleanza, e l’offerta, composta dai risparmi di ognuno,  lasciata per partecipare all’opera di misericordia del Santuario.

Durante l’agape che è seguita a casa intorno al tavolo imbandito abbiamo condiviso l’esperienza vissuta e posso condividerti che il giubileo della misericordia ci ha lasciato tutti più buoni, tutti più certi che l’ultima parola su ogni vicenda, su ogni legame non è mai la divisione, il risentimento, l’apatia, la depressione, ma piuttosto la possibilità di riprendere il cammino, di ricominciare e di avere la possibilità comunque di fare la corsa da gigante, come definisce Santa Teresa la sua esperienza spirituale,  pur sperimentando le cadute e i fallimenti, le incomprensioni  e le miserie umane, secondo i tempie i modi stabiliti da Dio. Con affetto

Annalisa

Cara Annalisa,

ti ringrazio per questa bella e confidenziale comunicazione, nelle tue parole mi pare di vedere l’icona di quel cammino che ogni famiglia è chiamata a fare, un cammino che a tratti appare così faticoso da scoraggiare i più volenterosi. Abbiamo davvero bisogno di tutta la grazia di Dio per restare fedeli. Il Vangelo è una sfida continua che supera di gran lunga le nostre forze. Se non siamo ben radicati nella fede e se non restiamo aggrappati alla preghiera, se non invochiamo ogni giorno la grazia … è facile arrendersi ed è facile anche trovare buone scuse per dire che più di tanto non possiamo fare. Tu lo sai, Papa Francesco denuncia quella teologia e quella pastorale che presentano un’immagine troppo idealizzata del matrimonio e dimenticano la grazia.

Vivere il Giubileo della misericordia, come voi avete sperimentato di persona durante questo anno, prima di impegnarsi a fare questo o quello, ha significato prendere coscienza di quella fragilità che accompagna e purtroppo frena i buoni desideri. Abbiamo continuamente bisogno del perdono di Dio per essere nuovamente generati e così diventare testimoni di quel rinnovamento che parte dal cuore. Avete fatto bene ad andare come famiglia a Pompei. Genitori e figli si ritrovano uniti dinanzi a Dio, tutti figli dell’unico Padre, tutti bisognosi della misericordia. È una bella icona della comunione domestica. Il perdono, diceva Papa Francesco, è “l’essenza dell’amore”. E chi sperimenta il perdono di Dio, s’impegna a perdonare. Ed è proprio in famiglia che impariamo ad accoglierci nonostante tutte le mancanze.

L’anno della misericordia volge al termine e vi sono quelli che vogliono fare subito i conti e denunciano pochi pellegrini e pochi affari. Ma chi può misurare la grazia che Dio ha donato in questi mesi, chi può dire quante persone hanno ritrovato la via della fede o la via della pace? E quanti si sono nuovamente accostati, qualche volta dopo anni, al sacramento della riconciliazione. E quanti altri hanno trovato il coraggio di perdonare …

Grazie, ancora. Il Giubileo della misericordia è finito ma la sfida del Vangelo continua e impregna tutti i giorni del nostro faticoso vivere. Buon cammino.

Don Silvio




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