CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Cosa sta succedendo nella Chiesa? Quando la differenza diventa diffidenza…

21 Novembre 2016

Papa Francesco

Don Silvio nel blog di oggi risponde alle preoccupazioni di una sposa circa gli ultimi aspri contrasti che attraversano la vita ecclesiale. “Se vogliamo stare nell’obbedienza, dobbiamo prendere come un impegno serio quello di abbassare i toni. Tutti devono farlo”.

Cara Lucia,

hai proprio ragione, anch’io ho provato amarezza quando alcuni membri di spicco della Curia Romana hanno avanzato pesanti critiche a Radio Maria, lo hanno fatto in un modo che a me pare poco fraterno e per nulla riconoscente al bene che questa emittente compie ogni giorno, facendo entrare la Parola di Dio nelle case e nel cuore di tanta gente. Non a caso è la radio cattolica che ha un maggior numero di ascoltatori. Era possibile e forse anche doveroso criticare certe frasi ma bisognava farlo con maggiore carità pastorale. Non cito altri fatti che tu conosci bene e che danno un quadro un po’ triste, e forse anche allarmante, della vita ecclesiale in questo periodo.

Cosa sta succedendo? La tua domanda è più che legittima. Non ho una risposta precisa ma ti confido alcune riflessioni. Il confronto sui temi etici sensibili (in primis la questione dei divorziati e quella che riguarda l’omosessualità) presenta toni sempre più aspri e non di rado sfocia nella polemica gratuita. E tutto questo proprio nell’anno della misericordia che avrebbe dovuto suscitare e consolidare uno sguardo di benevolenza nei confronti del prossimo, uno stile di dialogo e di rispetto reciproco, un desiderio di comunione pur nella diversità di sensibilità. Perché dunque accentuare i toni fino allo scontro verbale? A chi serve trasformare la differenza in diffidenza?

Molti cristiani, e tu sei tra questi, guardano con legittima perplessità questo scenario ecclesiale segnato da una crescente conflittualità. Non è solo una mia impressione. Nel recentissimo Concistoro, nel quale ha creato 17 nuovi cardinali, Papa Francesco ha richiamato proprio questo aspetto e lo ha presentato come una piaga che sempre più mette radici e infetta il nostro modo di vivere e di pensare, tanto all’interno della società civile quanto della Chiesa. Ha detto tra l’altro: “Poco a poco le differenze si trasformano in sintomi di ostilità, minaccia e violenza”. Ed ha aggiunto: “Quante situazioni di precarietà e di sofferenza si seminano attraverso questa crescita di inimicizia tra i popoli, tra di noi! Sì, tra di noi, dentro le nostre comunità, i nostri presbiteri, le nostre riunioni. Il virus della polarizzazione e dell’inimicizia permea i nostri modi di pensare, di sentire e di agire” (Omelia, 19 novembre 2016).

A me pare un grido di allarme. Se vogliamo stare nell’obbedienza, dobbiamo prendere come un impegno serio quello di abbassare i toni. Tutti devono farlo. Tutti coloro che hanno a cuore la verità. La misericordia non può restare una bella parola né dobbiamo usarla come una pietra da lanciare contro gli altri, quelli che a nostro giudizio non sono abbastanza misericordiosi. Purtroppo c’è anche questo paradosso. Possiamo e dobbiamo manifestare le nostre idee e possiamo anche avanzare critiche senza per questo demonizzare gli altri. Nella Chiesa ci sono diverse sensibilità, ci sono sempre state. In fondo è questa anche una ricchezza. E tuttavia, se vogliamo conservare l’unità, che è un bene essenziale, dobbiamo assumere l’impegno di restare aggrappati alla dottrina che la Chiesa custodisce e annuncia, quella che ha trovato una sua indiscutibile espressione nei testi del Concilio Vaticano II e nelle pagine del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Lasciamo al Papa il compito di tracciare la strada e di interpretare la dottrina. È una sua precisa responsabilità. Se lui ritiene doveroso invitare la Chiesa ad esplorare con prudenza nuovi sentieri, come appare chiaramente nel caso dei divorziati risposati, perché non accogliere questo invito? Chi ha delle legittime perplessità ha tutto il dovere di manifestarle ma sempre con rispetto e fiducia.

Mai come oggi abbiamo bisogno di famiglie che s’impegnano a testimoniare la gioia dell’unità e seminano nella comunità ecclesiale il virus benefico della comunione. Abbiamo bisogno di famiglie capaci di accompagnare e sostenere altre famiglie. I problemi sono una sfida. E noi sappiamo di poterla affrontare non perché ci sentiamo capaci e forti ma perché sappiamo di essere al servizio di Dio. Coraggio, allora. Non vedere solo le ombre, ricorda che nella Chiesa c’è tanto bene e tanti che operano il bene con una generosità davvero straordinaria. Invece di aggiungere altre parole, preghiamo e invitiamo a pregare. Ti abbraccio.

Don Silvio

 




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1 risposta su “Cosa sta succedendo nella Chiesa? Quando la differenza diventa diffidenza…”

positivo. condivido. sarebbe utile esporre e discutere l’argomento : approfondire l’aspetto pastorale e le implicazioni psicologiche, riguardanti non solo la coppia ma soprattutto i figli, in seguito al rifiuto dei sacramenti. Le suddette implicazioni psicologiche non venivano considerate nelle deduzioni dogmaticamente logiche della dottrina sacramentale. oggi la teologia pastorale è doverosamente attenta ad esse e doverosamente riflette sulle conseguenze che il rifiuto produce nella coscienza e nela psicologia dei figli. I genitori, sposati o risposati o non sposati, per i figli sono sempre papà e mamma secondo l’ordine naturale delle cose e nel disegno di Dio. Il Signore Gesù che cosa si attende a partire dalla nascita di un figlio comunque i genitori siano coniugati?

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